In un’intervista rilasciata a “La Stampa”, l’altoatesino ha parlato del suo atteggiamento in campo, delle sue passioni e delle sue paure e degli obiettivi per il prosieguo della stagione

Jannik Sinner è uscito sconfitto dalla sfida con Alexander Zverev nei quarti di finale del Rolex Monte-Carlo Masters. In un’intervista rilasciata a “La Stampa“, il numero 12 del mondo ha parlato della sua settimana nel Principato, con un occhio di riguardo ai prossimi tornei. Un’occasione anche per farsi conoscere meglio: le sue passioni, le sue paure e i suoi obiettivi.

Sento la tensione, come tutti. La paura no. Quella mi capitava di provarla, un pochino, quando mi buttavo giù dalla montagna con gli sci, in discesa libera, nel tennis no. Soprattutto mai nei punti decisivi. Per me è lì che esce il vero carattere di un giocatore. A me viene naturale tirare forte quando c’è il punto che conta. Anche se a volte dovrei imparare a metterci più rotazione. Mi fanno paura cose che magari sembreranno banali: insetti, ragni e film horror. Mi fa paura quello che non posso, anzi che non possiamo controllare. Quando sono stato per la Coppa Davis in Slovacchia ho pensato che non eravamo poi lontani dai bombardamenti. Io sto bene, sono un ragazzo sereno, ma a volte mi chiedo dopo la pandemia e questa guerra tremenda che cosa ci aspetta… Vorrei dare una mano, ma non è facile” – ha dichiarato.

Sulla vita a Monte-Carlo: “Nel mio palazzo ci sono anche Musetti e Bolelli, Berrettini sta in un altra zona, ma non ci incontriamo spesso. Anche perché di giorno mi alleno e la sera voglio staccare e starmene da solo. Un po’ di Netflix o Fornite per rilassarmi e chattare con gli amici. Per conquistare una ragazza che cucinerei cose semplici, ma fatte bene. Non sono un grande chef, però se faccio una pasta con il pomodoro, la pummarola e il soffritto li faccio io. Mi riesce bene anche il pollo fritto, o con le patate cucinato al forno“.

Dopo Monte-Carlo mi aspetto una stagione breve, ma intensa. Sono partito meglio dell’anno scorso, quando a Monte-Carlo battei Ramos e mi fermai al secondo turno con Djokovic. Stavolta ho perso nei quarti contro il numero 3 del mondo, Zverev e anche Rublev lo devi battere. Insomma non è stato un tabellone facile. Mi servirà anche per mettere su un po’ di muscoli, che non fanno male. Sull’erba ho giocato pochissimo, sono curioso anch’io di vedere come la gestisco. A Parigi ho già fatto quarti e ottavi, perdendo sempre da Nadal. È una superficie su cui ho più esperienza, quindi preferisco il Roland Garros. Poi non vedo l’ora di giocare a Roma, anche se manca quasi un mese. Finalmente davanti ad un pubblico al completo. È la cosa che mi piace di più in assoluto. Giocare in casa ti mette un po’ più di pressione, è vero. Dall’altra parte, però, quando urlano il tuo nome è una sensazione fantastica. E il pubblico può davvero tirarti su e farti vincere una partita quando sei in crisi“.

Sui miglioramenti dal punto di vista tecnico, Sinner ha parlato del servizio: “È il colpo su cui devo lavorare, lo so. Ora servo già un po’ più forte, è bastato intervenire su qualche piccolo dettaglio, contro Carreno Busta a Miami ad esempio ho fatto 15 ace, e non mi era mai capitato. Ma ci sono altre cose, ad esempio il tocco di palla, lo slice di rovescio o le smorzate. Devi allenarle, non puoi giocarle solo in partita, anche se non saranno mai il mio punto forte“.

Sulla competizione con gli altri giocatori: “Con i coetanei c’è più competizione, è normale. È bello avere tanti giocatori nuovi, con tanti stili diversi. Dai grandi possiamo invece imparare ancora tanto solo guardando quello che fanno. Alcaraz? Potrebbe arrivare anche qualcun altro. O magari sarà una rivalità a tre o a quattro. Non si può dire, è troppo presto“.

Simone mi dice sempre di giocare con il 100 per cento di quello che ho. Sto provando a farlo in ogni partita, a cavarmela anche se non sono al massimo fisicamente o non è giornata. Se non ti funziona il servizio, puoi sempre provare con il diritto, il rovescio, la volée“.