La vittoria di Jannik Sinner su Lorenzo Sonego rimanda a una riflessione sul modo di tradurre in rendimento il potenziale individuale

Tanto per dire che se la TECNICA è la costruzione dei mezzi, la TATTICA riguarda l’uso che se ne fa mentre l’AGONISMO non può che esserne l’esaltazione. La fusione di questi tre aspetti va sotto la definizione di CONOSCENZA del GIOCO. Quanto più questa dote è sviluppata tanto più alto è il valore del soggetto.

Tutto questo preambolo per capire l’ambito in cui si sta muovendo Jannik Sinner individuando da cosa origina lo stacco evidente tra lui e il reso degli italiani, sui quali, non a caso, vanta dieci positivi in altrettanti scontri diretti.

L’altoatesino sta maturando la visione del gioco tipica dei top 10: fare la cosa giusta, dal punto giusto al momento giusto. Qualcosa che sembra scontato ma così non è. Sta di fatto che il n. 6 del mondo non è soltanto un ottimo colpitore ma ha sempre sulle corde soluzioni e contromisure adatte alla circostanza, siano esse in di difesa, di tenuta o di offesa. Sa cogliere la differenza tra un lob e un passante, tra una smorzata o una chiusura veloce. Sa scegliere tra una risposta aggressiva o un’altra di contenimento, sa optare tra un servizio da spingere e un altro da controllare. Tutto alla luce del fatto che i punti si contano ma soprattutto si pesano. Jannik sa bene che fare un punto sullo zero zero è un conto, farlo su una palla break è un altro.

Il nostro portabandiera è in quella fase in cui qualità tecniche, fisiche e mentali devono incanalarsi in percorso unico di crescita, un ultimo miglio che si richiama alla CONSAPEVOLEZZA più che alla bellezza del gioco. In caso contrario rimangono elementi fini a se stessi avulsi dal rendimento vero e proprio.