Ivano, padre di Jessica e Tatiana Pieri, anticipa una proposta che renderà nota nei prossimi giorni: “In base a quando ripartiranno i tornei internazionali, un circuito tra i più forti giocatori italiani darebbe lustro al movimento e permetterebbe ai migliori di restare in allenamento”.

La proposta e gli allenamenti ai tempi del virus

Il tennis è un affare di famiglia in casa Pieri. Ivano, padre e allenatore delle figlie, non nasconde le difficoltà del professionismo, legate in particolar modo ad un allenatore disposto a girare il mondo: “Ci vuole passione – rivela -, io non posso muovermi con loro perché ho altre due ‘bimbe’ più piccole oltre alla gestione del Circolo di Lucca”. Jessica, classe 1997 con un best ranking fissato alla posizione 205, e Tatiana che con due anni meno è entrata da poco in top-500: il percorso di crescita oggi continua in giardino, tra allenamenti perlopiù fisici e qualche scambio al volo con la racchetta. Ivano pensa già al futuro prossimo e ci anticipa una proposta che renderà nota nei prossimi giorni, essendo fiduciario della provincia toscana con vari contatti federali.

In cosa consiste questa proposta?

“Io farei un circuito nazionale con tutti i professionisti più forti dal momento in cui i circoli in Italia riapriranno. Io penso possa accadere attorno a maggio-giugno. Si sfiderebbero i primi 32 giocatori al maschile e le prime 32 giocatrici al femminile, si decide un montepremi e si torna com’era una volta. Poi ci sarà il Masters con i migliori giocatori, come Berrettini, Travaglia, Fognini. Lo farei fino a fine anno, con delle somme importanti diventa ovviamente più accattivante. Ha anche una funzione di allenamento, oltre ad essere un grande business a livello mediatico. Diventerebbe un campionato nazionale continuo, si farebbe anche una bella promozione per il tennis, chi non andrebbe a vedere un torneo del genere? Manterrebbe vivo il movimento e aumenterebbe il lustro. Se dovesse iniziare a luglio, l’idea sarebbe quella di fare due tornei al mese fino ad ottobre. Poi tutto questo dovrà andare in base a quando ripartirà il circuito professionistico”.

Recentemente la cancellazione di Wimbledon. Che sensazioni hai sulla ripresa?

“Penso che se hanno stoppato Wimbledon, se ne riparlerà agli Us Open. Ma anche negli Stati Uniti la situazione si sta incasinando con il virus. Nel tennis, essendo uno sport globale, se non stanno bene tutti non si gioca. Credo si possa arrivare ad autunno con la ripresa definitiva, è una cosa grossa”.

Ora come stai gestendo lo stop con Jessica e Tatiana?

“Fino a lunedì ci stavamo allenando. Chiaramente con tutte le paure e le accortezze del caso, anche se noi eravamo nella lista della federazione (un elenco che permetteva ad alcuni giocatori italiani di allenarsi prima della nuova nota del decreto, ndr). Abbiamo la fortuna di stare bene, io ho molti amici di Bergamo, Brescia..lì la situazione è molto difficile. Lo spirito non era quello di sempre, nonostante a Lucca sia tutto molto più tranquillo rispetto al nord. Poi ci hanno fermato definitivamente. Siamo in un appartamento, ma abbiamo un grande spazio in giardino dove Jessica e Tatiana possono fare tutti i giorni atletica. Organizziamo qualche seduta con la racchetta, cerchiamo di portarci avanti fisicamente. Ma ripeto, la fortuna vera è quella di stare bene”.

Allenare le figlie, vantaggi e svantaggi. Su Paolini: “Merita la top-100”

Il ritorno di Jessica e Tatiana al momento dello stop totale. Dov’erano in quel momento?

“È stata un’odissea. Entrambe dovevano andare in Brasile. Feci qualche chiamata e mi rassicurarono sulla situazione in Sud America. Lasciai la decisione alle mie figlie, che spinsero per partire. Quindi partirono da Bologna, facendo tappa a Madrid. Ad un certo mi chiamano, erano impauritissime. Avevano fatto un atterraggio bruttissimo in Spagna. Ma soprattutto erano spaventate per la situazione attorno a loro”.

Le ha convinte a tornare?

“Sì, ho preso io in mano la decisione. ‘Vi fermate a dormire a Madrid e domattina tornate in Italia”, ho detto. Pensa che se fossero arrivate a San Paolo non avrebbero nemmeno giocato: dopo il primo turno hanno sospeso tutto. Alcune sono rimaste in Brasile per un’altra settimana, non le facevano più tornare. Una tennista svizzera per esempio è andata in Colombia, dove aveva dei parenti”.

Gli aspetti da limare per Jessica e Tatiana.

“Stiamo cercando di fare un miglioramento fisico. Questo periodo ci può aiutare, stanno mangiando tanto e spero si veda una crescita muscolare. Tutte e due arrivano a malapena a 50 kg. Stiamo lavorando su quello. Tecnicamente invece ci stiamo concentrando su varie cose in base a quello che mi dicono loro o da cosa vedo io. La cosa più complicata è trovare un coach che giri con loro”.

Fabio Colangelo ha seguito Jessica per una buona parte di 2019.

“La collaborazione è durata una decina di tornei, poi Fabio è dovuto tornare a Torino e chiaramente di più non si poteva fare. In Fabio avevo trovato una persona per bene, che piaceva ad entrambe. Ma giustamente anche lui ha famiglia, non può stare via per 25 settimane all’anno. Loro sono sempre state seguite da me, ma la problematica è muovermi. Sono direttore della scuola tennis qui a Lucca, ho anche due bambine piccole. Ho sempre cercato un allenatore che girasse il mondo con loro”.

I vantaggi (e gli svantaggi) di allenare le proprie figlie.

Me li sono creati. Quando abbiamo iniziato questo progetto c’era un enorme differenza tra le due. In quarta liceo Jessica ha deciso di fare sul serio, mentre Tatiana era più piccola e più scarsa. C’è stato un periodo di adattamento, ho cercato di ‘dare’ un po’ di più a Tatiana rispetto a Jessica. La fortuna è che è un gruppo inscindibile, ho sempre la situazione sotto controllo. Lo svantaggio? Che devono andare in giro da sole. Finché non arrivi a questo livello non te ne accorgi. Il problema più grosso è che non ci sono coach che vogliono girare. Per l’aspetto economico, ma anche per la passione. Io economicamente sono una persona normalissima, ma grazie agli aiuti federali non ho grossi problemi. La grande difficoltà che si trova in questo settore non è il fatto di trovare un coach bravo, ma trovarne uno che si metta in gioco. Non è facile. Infatti le giocatrici sono spesso con la famiglia ai tornei”.

Sul lavoro al Circolo Tennis Lucca.

“Diversi colleghi mi chiedono come è strutturata la scuola. Io do una grande importanza al mini-tennis, da lì si parte secondo me. Da 25 anni che faccio questo lavoro ed è un aspetto che non ho mai trascurato. Inizio a vedere quali sono i talenti, i bambini migliori e me li porto a 10 anni all’agonistica. Se non sono bravi, vuol dire che non ho lavorato bene. A 13 anni li può far migliorare, ma poco di più. Cresco i ragazzini cercando di portarli all’attività professionistica. La mia politica è questa e nel corso degli anni ha pagato. A me interessa anche il discorso della classifica delle scuola tennis, noi siamo una delle prime d’Italia nella categoria ‘Standard School’. La Serie A1 femminile è invece il fiore all’occhiello del circolo. Ci abbiamo investito tanto nelle Finali di Lucca, purtroppo non le abbiamo raggiunte. Il Palatagliate sarebbe stato gremito. L’anno scorso avevamo anche Jasmine Paolini, oltre a Jessica e Tatiana, ma ci è andata male”.

A proposito di Paolini, sei rimasto sorpreso dalla sua crescita?

“Non sono rimasto stupito sinceramente. È sempre stata una ragazza con delle potenzialità, inizialmente inespresse. La tenacia, la grinta e l’aspetto fisico erano sin da piccola eccezionali. A tennis ha sempre giocato bene: di dritto è devastante, mentre di rovescio può migliorare ma rimane un buon colpo. Nelle prime 100 del ranking ci sta benissimo. Bisogna valutare la sua evoluzione mentale ora”.