Intervistato per ‘Il Tennis Italiano’, Andrea Vavassori ha espresso un giudizio più che positivo sulla stagione che si è appena conclusa, riflettendo su quali possono essere le aspettative in vista del 2023

Un 2022 decisamente positivo: “Wimbledon è sempre stato il mio sogno”

Andrea Vavassori è una stella che brilla di una luce davvero speciale nell’immenso firmamento del tennis italiano. Il 27enne piemontese è un singolarista di buonissimo livello che, nell’arco della stagione 2022, ha raggiunto ben due finali Challenger e ha ottenuto una prestigiosa qualificazione al tabellone principale di Wimbledon, prima volta per lui in un torneo del Grande Slam, facendo segnare una serie di buoni risultati che l’hanno condotto fino ad un best ranking di numero 176. Ma non solo: stiamo parlando, infatti, di un eccellente doppista, vincitore di cinque titoli Challenger in stagione, mesi nei quali ha giocato anche la finale dell’ATP 250 di Marrakech. Ad oggi, nella classifica di specialità, occupa un posto a ridosso della Top 50, vicinissimo a diventare grande protagonista nei più importanti tornei del mondo di doppio. Intervistato in esclusiva da noi de ‘Il Tennis Italiano’, Vavassori ha espresso un giudizio più che positivo sul 2022 che si è appena concluso e si è detto ottimista al pensiero di cosa il 2023 può avere in serbo per lui.

“Il 2022 è stato un anno estremamente positivo per me – ha affermato l’azzurro –. È stata la prima volta che sono riuscito a disputare le qualificazioni in tutte e quattro le prove del Grande Slam in singolare, specialità nella quale sono cresciuto molto rispetto al passato. Ho giocato stabilmente nel circuito Challenger e ho ottenuto risultati molto buoni, migliorando notevolmente la mia classifica rispetto a dodici mesi fa. In doppio, poi, ho continuato ad esprimermi ad un livello molto alto, salendo nel ranking e arrivando vicino a poter giocare nel tabellone anche dei Masters 1000. È stato importante fare questi progressi, perché nel 2023 voglio potermi porre obiettivi ancora più grandi di quelli raggiunti in questa stagione e credo di aver le carte in regola per fare buone cose”.

Tra i bellissimi ricordi della stagione, non ci si può non soffermare particolarmente su Wimbledon, torneo che gli ha aperto le porte del Gotha del tennis mondiale. “Superare le qualificazioni a Wimbledon è stato fantastico. Per prima cosa, è un grande obiettivo di tutti noi quello di giocare nel tabellone principale degli Slam, quindi riuscire a debuttare su uno dei più grandi palcoscenici del tennis mondiale è stata senza dubbio un’esperienza memorabile. Poi, devo ammettere che ho sempre sognato fin da piccolo di poter calcare l’erba di Wimbledon, dunque sicuramente è un ricordo che mi porterò sempre nel cuore. Adesso mi toccherà lavorare sodo per far sì che non si tratti di un evento isolato. Sinceramente, sebbene in molti mi avevano detto che il mio stile di gioco potesse adattarsi molto bene all’erba, non mi aspettavo in quel momento di qualificarmi per il tabellone principale. Venivo da un periodo molto complesso: era morto mio nonno nelle settimane di preparazione allo Slam londinese, mi era anche balenata in testa l’idea di rinunciare al torneo e di tornare a casa in quel particolare momento. Alla fine, ho optato per restare lì e ho dato tutto per poter regalare a me stesso e alla mia famiglia una grande gioia: mio padre è volato a Londra in ritardo, ma io non mi sono arreso e ho combattuto fino all’ultimo punto, vincendo tre grandi match e qualificandomi per il tabellone principale. Potevo essere più fortunato, poi, nel sorteggio, visto che ho immediatamente beccato Tiafoe, ma non ho affatto sfigurato e, in ogni caso, ho fatto un’esperienza che mi tornerà utile in futuro”.

Tra i segreti della crescita di Vavassori, c’è senza dubbio l’esperienza fatta nei Challenger, tornei nei quali la competizione è altissima e in cui ci sono tanti tennisti che valgono molto più di quel che dice la loro classifica. “Anche se i meno appassionati possono non accorgersene, il livello del circuito Challenger è diventato altissimo, c’è una fortissima concorrenza e ci sono tanti ragazzi in grado di vincere titoli settimana dopo settimana. Confermarsi è davvero difficile: giochi una semifinale la settimana prima, in quella dopo devi già scontrarti al primo turno contro un avversario in fiducia e con ottimi mezzi tecnici. Inoltre, ci sono alcuni top 100 che giocano tutte le settimane e si iscrivono a tanti tornei Challenger, quindi capita di dover giocare match che potrebbero verificarsi anche un ATP 250 per esempio. Per quel che mi riguarda, sono contento di aver dimostrato di meritare questi palcoscenici: ho battuto buonissimi tennisti come Tomas Martin Etcheverry e Carlos Taberner, entrambi quando si sono trovati in top 100, e ho giocato tante grandi partite contro altri giocatori eccellenti. La più grande dimostrazione di quanto si giochi bene nei Challenger la danno tennisti come Maxime Cressy, i quali si rivelano pronti a giocare grandi match anche nel circuito maggiore e, di lì a poco, guadagnando una classifica che cambia del tutto le loro prospettive”.

Tra singolare e doppio, vietato porsi limiti: “Con Sonego possiamo puntare alle Finals”

Doppista eccellente, Vavassori ha giocato benissimo con il grande amico Lorenzo Sonego: insieme, nel 2021, si sono laureati campioni dell’ATP 250 di Cagliari, dimostrando a più riprese di poter giocare a viso aperto anche contro i migliori interpreti della specialità. “Per quanto concerne il doppio – ha affermato il numero 53 del ranking –, mi sento estremamente competitivo. Quando io e Lorenzo [Sonego] abbiamo giocato insieme, abbiamo dimostrato di poter competere alla pari contro le coppie più forti del mondo, e penso che, dovessimo fare tutta la stagione insieme, potremmo anche pensare di porci come obiettivo la qualificazione alle Finals di Torino. Giocheremo insieme dunque? Non sappiamo ancora, dipende soprattutto dalla sua situazione di classifica. Al momento l’idea c’è, ma è chiaro che, se dovesse tornare a ridosso dei primi 20 o 25 giocatori del ranking, si concentrerà giustamente più sul singolare”.

Chiusa una stagione più che positiva, è già tempo di mettersi al lavoro per il nuovo anno che è alle porte. “Durante queste settimane di pausa dei tornei, mi allenerò duramente per apportare gli accorgimenti di cui ho bisogno per crescere di livello, classifica e risultati. Innanzitutto, devo fare un’ottima preparazione per rafforzarmi ulteriormente fisicamente: sono un tennista esplosivo, dunque ho bisogno di curare molto l’aspetto relativo ai cambi di direzione e alla rapodità di gambe. Ma soprattutto, lavorerò alla grande sull’aspetto mentale e psicologico del nostro sport. Io lo faccio da tanto tempo con Gianfranco Santiglia, perché la mente può condizionare tanto i risultati e il rendimento in campo. Ad esempio, tra tutti i tennisti che giocano bene, quelli che vincono di più sono proprio quelli che sono convinti di poter battere chiunque, e io sto arrivando a questo punto grazie al lavoro che stiamo facendo”.

La stagione del piemontese inizierà con la United Cup, poi proseguirà con gli Australian Open in singolare e in doppio. “Per quel che conerne l’inizio del 2023, io, mio papà Davide, che è il mio primo coach, e Davide Della Tommasina, il mio secondo allenatore, proseguiremo con la preparazione nelle prossime settimane. Poi, voleremo in Australia e parteciperemo alla United Cup con Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Marco Bortolotti e con le ragazze: è una competizione a cui teniamo molto, perché è un grande onore per noi poter rappresentare l’Italia e speriamo davvero di poter ottenere un buon risultato. Dopodiché ci saranno le qualificazioni degli Australian Open in singolare e, in doppio, giocherò nel tabellone principale con il brasiliano Marcelo Demoliner. Finita l’esperienza a Melbourne, la mia classifica mi dirà se sarà più opportuno andare in Sudamerica come ho fatto l’anno scorso, oppure se potrò tentare di giocare nei tornei che si disputano negli Stati Uniti”.