Francisco Cerundolo è uno dei tennisti del momento ed è stato recentemente protagonista di un’intervista presso La Nacion, emittente con cui ha potuto riflettere sulla sua straordinaria stagione, sul suo primo titolo e sull’esperienza vissuta a Wimbledon contro Rafael Nadal

Francisco Cerundolo, 23enne di Buenos Aires, sta disputando un 2022 fantastico: entrato a febbraio in Top 100 per la prima volta in carriera, ha raggiunto le semifinali al Masters 1000 di Miami, ha conquistato il suo primo titolo nell’ATP 250 di Bastad e si è tolto diverse altre soddisfazioni, come quella di vincere un set sul Centre Court di Wimbledon contro il due volte campione Rafael Nadal. Al 2 agosto di questa bellissima stagione, si trova già alla posizione numero 25 del ranking, tuttavia, essendo 20esimo nella Race, la sua classifica sembra destinata a crescere ancora durante il prosieguo dell’anno. Eppure Cerundolo, per anni, non si è completamente fidato del suo talento e ha iniziato ad puntare seriamente sul tennis professionistico solo a partire dal 2019.

“Quando ho iniziato a giocare ai Challenger, nel 2019, dopo aver lasciato velocemente i Futures, ho iniziato subito a notare il cambiamento – ha raccontato l’argentino in un’intervista a La Nacion: c’erano differenze di intensità, nel gioco, nell’allenamento. Ho pensato che dovevo iniziare ad allenarmi un po’ più seriamente e questo mi ha portato a mettere insieme il mio team, a diventare più professionale in tutti i campi, perché fino a quel momento mi dedicavo al tennis più per passione che per lavoro. Viaggiavo da solo, mi allenavo solo con mio padre [Alejandro Toto Cerúndolo]. Poi, quando ho raggiunto la finale a Buenos Aires l’anno scorso, ho capito che avevo raggiunto un livello importante, che stavo giocando contro i migliori del mondo, che dovevo iniziare a focalizzare tutte le mie energie sul tennis e prendermi cura dei dettagli. Ho intrapreso un percorso psicologico, migliorato l’alimentazione, dedicato maggiore attenzione alla preparazione atletica. Questo intenso lavoro è andato avanti per tutto l’anno scorso, ma oggi sto raccogliendo i frutti di quanto seminato. Nel circuito maggiore, tutti giocano in modo impressionante e a fare la differenza sono i dettagli. Quindi, devi essere pronto a cogliere l’occasione quando arriva”.

Eppure, come raccontato dal sudamericano, non è stato facile guadagnarsi la meritata credibilità nei confronti dei nuovi colleghi nel tour. “All’inizio della mia esperienza nel tour, mi sentivo come se avessi appena iniziato a giocare a tennis. Ero solo, non avevo nessuno con cui parlare e in quel momento la situazione si è rivelata difficile. Passi dall’essere in un Challenger, dove hai amici e ceni con tante persone, ad essere lì quello che sta spuntando all’improvviso, contro cui tutti pensano di poter vincere e ci vuole del tempo prima di guadagnare il rispetto degli altri, dentro e fuori dal campo. Oggi me ne sento già parte. Dopo Wimbledon credo di aver cambiato mentalità, mi sono reso conto che stavo giocando ad un livello elevato. Stavo disputando una grande stagione e tutti hanno iniziato a guardarmi in un altro modo. Sento di essere diventato una minaccia per gli altri in campo”.

Ma cosa è successo a Wimbledon? Per pochissimo fuori dalla lista delle teste di serie, Cerundolo ha avuto la sfortuna (o fortuna, dipende dai punti di vista) di essere sortegiato al primo turno contro Rafael Nadal. In quell’incontro, disputatosi sul Centre Court, il numero 25 del mondo ha giocato un tennis eccellente ed è riuscito a strappare un set al più quotato avversario, cedendo solo per 6-4 6-3 3-6 6-4. “È stato tutto molto folle. Sentivo che ero destinato a giocare quella partita contro Nadal. Sono arrivato a Wimbledon e lì ci sono due spogliatoi: uno per i primi 35 del torneo, le teste di serie e i primi due o tre che ne sono rimasti fuori, e uno per il resto del campo partecipanti. Io mi sono diretto verso quest’ultimo e, entrando, mi hanno detto che c’era un posto riservato per me nell’altro spogliatoio, quello dei più forti. Già questo mi ha colpito: stare con i migliori è stato bellissimo. Un addetto mi ha fatto fare un giro sul Campo Centrale, mi ha raccontato tutta la storia di quel campo e a un certo punto ho avvertito la sensazione che avrei giocato lì, proprio su quell’erba. Non essendoci punti in palio, devo ammettere che speravo di poter affrontare Djokovic o Nadal, cosa che poi è accaduta. Mezz’ora prima della partita ho iniziato a sentirmi nervoso. E durante il corridoio che collega lo spogliatoio al campo, sentivo che Rafa mi camminava proprio dietro, che mi sospirava nell’orecchio. Sentivo che stava arrivando un leone. Eravamo a pochi metri dall’entrata, mi sono tranquillizzato e mi sono convinto che sarebbe stato divertente. E così è stato. Quando ho lasciato il campo ero inizialmente deluso, perché per poco non ero riuscito a costringere Nadal al quinto set, ma quando ho iniziato a sentire l’ovazione della gente e gli applausi dello stesso Rafa, mi sono sentito felice e orgoglioso. Quella partita ha cambiato le cose nella mia testa: mi sono sentito in grado di giocare con chiunque alla pari“.

Poi, il primo titolo della carriera a Bastad. “Dopo Wimbledon siamo andati a Monaco di Baviera, dove io gioco la Bundesliga e ho avuto la fortuna, al contrario di quanto accade solitamente, di affrontare due grandi tennisti, Oscar Otte e Botic Van de Zandschulp: ho, dunque, potuto sfruttare l’occasione per prepararmi al meglio in vista del torneo di Bastad. Sono arrivato con enorme fiducia nei miei mezzi, e le sensazioni positive sono aumentate ulteriormente quando ho sconfitto, agli ottavi, Casper Ruud. La miglior partita è stata nelle semifinali contro Pablo Carreño Busta, che un giorno prima aveva vinto 6-1 6-0 contro Schwartzman. E in finale, come a Buenos Aires, ho giocato di nuovo contro un argentino, Baez in questo caso: vincere è stata una gioia indescrivibile”.

Stando a quanto prefissatosi a inizio 2022, Cerundolo potrebbe dirsi già soddisfato dalla 25esima posizione raggiunta in classifica, eppure la filosofia è quella di non accontentarsi e continuare a cavalcare l’onda di questo periodo positivo. “Il mio obiettivo quest’anno, tornato a casa dopo gli Australian Open, era quello di entrare nella Top 100 e giocare il main draw negli altri tre Slam rimasti, ma ci sono riuscito in un mese, impiegando molto meno tempo rispetto a quello che avevo previsto. Ho fatto le semifinali a Rio e a Miami, e allora ho sfondato anche il muro della Top 50. Quindi, abbiamo iniziato a porci un altro obiettivo: dopo il Roland Garros ci siamo prefissati la Top 30 entro fine stagione, ma eccomi qui ad agosto ad essere il numero 25 del mondo. Sono stati otto mesi folli, ma non ho voglia di fermarmi qui: perché non tentare di concludere l’anno nella Top 20? La Top 10 è un sogno, ma devo essere realista e non può essere un obiettivo per quest’anno, non sono ancora pronto”.