Dopo un’assenza di oltre un anno, lo stop più lungo della sua carriera, Roger Federer sarà in campo a Doha. Nel 2017 tornò in condizioni strepitose; è difficile credere possa fare altrettanto, ma può ancora farci divertire. E anche se gli scipperanno tanti record mai nessuno saprà farsi amare come lui
Slam a 40 anni? Dura. Ma Federer è Federer
Dal 30 gennaio dello scorso anno, quando Roger Federer ha giocato per l’ultima volta, a quando fra pochi giorni tornerà in campo a Doha, è cambiato il mondo. Ci siamo abituati a situazioni prima sconosciute, così come a un circuito con meno tennis, più restrizioni e calendari sempre in divenire. Una situazione che ha reso meno pesante l’assenza più lunga della carriera del campione di Basilea, che in passato non era mai rimasto lontano dai campi più dei sei mesi trascorsi ai box fra 2016 e 2017. Stavolta ha più che raddoppiato, fra operazione al ginocchio e pandemia, e i quattro anni in più sulla carta d’identità dovrebbero bastare per eliminare l’ipotesi di vederlo aggiungere altri Slam alla collezione. Ma Federer è Federer, di lezioni ce ne ha già date tante e allora è doveroso lasciar aperta una porticina, specie dopo la foto social con cui la scorsa settimana ha lanciato il countdown. Roger ha il sorriso di un ragazzino impaziente che non vede l’ora di riprendere a fare ciò che ama, mica di un presto quarantenne pronto a tornare alla vita di sempre.
Dove trovi l’entusiasmo è un mistero, dove trovi la voglia di lavorare ancora come (o più di) vent’anni fa se lo chiede persino Pierre Paganini, il suo preparatore atletico. Eppure lo fa, in un atto d’amore verso lo sport che l’ha reso Roger Federer, spinto da quel fuoco interiore che solo le leggende sanno tenere vivo tanto a lungo. I suoi devoti fan giurano che per essere contenti gli basti assistere all’ennesima resurrezione sportiva della loro divinità, senza badare troppo ai risultati. Ma Federer li ha abituati troppo bene, quindi nessuno si aspetta di dover tifare per un giocatore che perde con Millman, Coric o Donskoy. Sognano ancora almeno un ultimo Slam e visto come è andata quattro anni fa ne hanno tutto il diritto. Ma Roger, che si ripresenterà a Doha e Dubai vestito di verde speranza, in questo finale di carriera può permettersi di guardare oltre. A 20 anni i risultati sono tutto, a 40 meno. Già esserci è importante, specie per uno come lui, la cui presenza basta e avanza anche quando perde al primo turno.
Il giocatore più magnetico della storia
Anche se il suo primo titolo ATP ha da poco festeggiato vent’anni, di tornei da vincere ne sono rimasti pochissimi e due match-point per riprendersi Wimbledon forse non li avrà mai più, Federer ha deciso che nella sua carriera c’è ancora qualche pagina da riempire. Ed è un bene, perché mentre la sua figura non ha più bisogno del tennis, lui al tennis servirà sempre. Un aggettivo calzante l’ha usato di recente Tim Henman, definendolo il giocatore più magnetico della storia. Difficile trovare termine migliore, perché mai nessuno ha avuto la forza di attrazione di Roger, o quel carisma e quella classe capaci di affascinare a tal punto da renderlo qualcosa di mistico. David Foster Wallace l’aveva paragonato a un’esperienza religiosa, e per i suoi tifosi poco ci manca. Qualcuno esagera, e dovrebbe ricordarsi (o capire) che a tennis non gioca solamente lui, o che il fatto che Djokovic e Nadal l’abbiano battuto spesso e volentieri dovrebbe essere motivo d’ammirazione, mica di odio. Ma la grandezza dello svizzero, a volte, sa superare anche la logica.
La modifica al sistema del ranking ATP gli permetterà di rientrare da numero 5 del mondo nonostante sia fuori da più di dodici mesi, e in una situazione normale si troverebbe senza classifica. Non cambia nulla in termini di partecipazione ai tornei, visto che uno come Federer riceverebbe wild card a pioggia anche per i prossimi vent’anni, ma gli garantisce una testa di serie in entrambi gli eventi che lo attendono, quindi – potenzialmente – degli incontri un tantino più facili nei primi turni. Una possibilità importante per riprendere quel ritmo partita che solo i tornei sanno offrire. Dopo le due settimane fra Doha e Dubai, Federer si fermerà ancora: ha detto no a Miami perché volare negli Stati Uniti per un solo torneo non gli pareva una grande idea, ed è una scelta che suggerisce molto sulle sue idee per il finale di carriera. Giocherà sempre meno, valutando ogni scelta ancora più attentamente. Da capire se lo vedremo sulla terra: l’aveva evitata nel 2017 e nel 2018, ma nel 2019 ci è tornato e ha giocato molto bene.
Perderà tanti record, ma resterà il più amato
Federer rientrerà nel circuito nella settimana che lo vedrà perdere (a favore di Novak Djokovic) il record di 310 settimane da numero uno del mondo, e con grande probabilità smarrirà presto anche il record di 20 titoli Slam, così come altri primati. In futuro, nel libro dei record il suo nome non sarà così semplice da trovare, ma anche se non resterà il più vincente sarà sicuramente il più amato. Pertanto, da qui in avanti ai record può dare poco peso, e concentrarsi solo e soltanto per godersi ogni partita. Roger si è sempre programmato da maestro, e se i primi veri infortuni li ha conosciuti dopo i 35 anni è soprattutto per merito, mica per fortuna. Tuttavia, è palese che negli ultimi anni i problemi fisici siano diventati sempre più frequenti, quindi se vorrà godersi a pieno la sua ultima parte di carriera dovrà programmarsi con ancora più attenzione, preparare a dovere ogni torneo ed evitare ogni potenziale rischio.
Se fosse per l’amore per il tennis, per la voglia di competere, di divertirsi (e far divertire) e di mettersi in gioco, Federer andrebbe avanti all’infinito, ma gli anni passano anche per lui. Non può più pensare di vincere come un tempo o tenere certi ritmi, e nemmeno lui può giocare per sempre, anche se ci piace tanto immaginarlo. L’anno appena trascorso è servito al mondo del tennis ad assaggiare quella che un giorno, volenti o nolenti, chiameremo normalità: Federer in pensione a godersi la famiglia e i milioni messi insieme in oltre vent’anni di carriera, e i suoi successori che pezzo dopo pezzo gli scippano la storia. Uno scenario che fa paura, e al quale ci dovremo abituare in un futuro nemmeno così lontano. Ma per adesso Roger è ancora qui, ha ancora voglia di fare il tennista e di regalare perle figlie di una classe sopraffina. Fino a quando ci sarà, il mondo del tennis ha il dovere di provare a goderselo il più possibile.