Dopo quasi undici anni Lugano torna ad accogliere un Challenger. L’intervista al direttore del torneo Riccardo Margaroli
Il Challenger di Lugano ritorna in versione indoor
Dopo aver organizzato in estate lo Swiss Master Cadro, Luca e Riccardo Margaroli non avevano fatto mistero del desiderio di poter allestire un evento ancora più grande in Ticino. A distanza di pochi mesi, con l’annuncio dell’ATP Challenger Città di Lugano, questo sogno è realtà. L’ultima edizione di quello che per diverse stagioni è stato il miglior Challenger del circuito, risale al 2010: in quell’occasione Stanislas Wawrinka trionfò ai danni di Potito Starace. La famiglia Margaroli ha avuto il coraggio di riportare in vita la rassegna, che saluta la terra del Tennis Club Lido Lugano e si sposta al PalaConza: “Dopo quasi undici anni siamo riusciti a riportare un torneo Challenger a Lugano. Abbiamo sposato in pieno le esigenze dell’ATP, desiderosa di mettere in calendario un’altra rassegna indoor nel periodo di marzo”, spiega il direttore del torneo Riccardo Margaroli. “L’ATP è stata molto contenta e ci è grata dello sforzo fatto, anche per questo ci darà una grande mano organizzativa ed economica. Questo evento inoltre si accoda ai quattro Challenger di Biella creando quasi un mini circuito del nord Italia e della Svizzera Italiana, dato che le due città sono separate da poco più di 150km”.
Sin dalla fase embrionale, la rinata manifestazione luganese ha trovato il favore della federazione elvetica e degli sponsor: “Swiss Tennis ci appoggia ed è molto contenta della nostra iniziativa. Inizialmente il loro volere era quello di fare un torneo in Svizzera interna, ma visti i costi elevati hanno deciso volentieri di appoggiare il nostro torneo. Inoltre abbiamo consolidato il rapporto con BancaStato, main sponsor che già in occasione dell’esibizione di Cadro ci aveva dato una grande mano”. L’opportunità di organizzare l’ATP Challenger 80 in programma a marzo, è infatti un riconoscimento della preparazione mostrata in estate a Cadro, come conferma Riccardo: “Quel torneo ci è servito moltissimo, perché la gente si è resa conto della nostra preparazione e ha compreso le finalità di un evento volto ad aiutare i tennisti elvetici. Anche per questo motivo, quando abbiamo lanciato l’idea del Challenger in tanti ci hanno seguito, compresa la Città di Lugano che ci darà un grande aiuto dal punto di vista logistico – il contributo richiesto riguarda l’allestimento dei campi e delle infrastrutture obbligatorie per il corretto svolgimento del torneo -. Organizzeremo due campi al PalaConza e ci stiamo già dando da fare per la realizzazione. La superficie sarà quella classica del veloce indoor con il sotto in legno ed il sopra in resina: ad occuparsene sarà la ditta francese Slam Courts che già si occupa della realizzazioni dei campi dell’ATP di Marsiglia e di altri tornei transalpini. Per l’illuminazione invece ci iamo rivolti a Pegaso System che è ben inserita nel mondo del tennis e ha lavorato anche con il Piatti Tennis Center. Al momento ci mancano pochi dettagli e ci sono altri sponsor interessati a darci una mano”.
“Sarebbe bello se potessimo accogliere gli appassionati”
Lugano accoglie il torneo con grande entusiasmo: l’auspicio degli organizzatori è quello di poter ospitare, almeno in minima parte un po’ di pubblico durante le giornate di gara: “Vedremo cosa succederà, sarebbe bello se le cose migliorassero e ci fosse data l’opportunità di accogliere degli spettatori. Qui in Ticino c’è grande voglia di tennis, in tantissimi mi hanno già scritto e se si dovessero aprire i cancelli sono sicuro che la gente verrebbe volentieri”. Tutto dipenderà da come sarà mutata a marzo la situazione pandemica, ma al netto di questo Margaroli non nega la soddisfazione per la posizione in calendario: “Abbiamo ottenuto una buona data, perché dovrebbe essere l’ultima settimana di tornei indoor in Europa. In quei giorni non dovrebbe fare troppo freddo e spero sarà così perché in primavera Lugano è una location ancora più bella. Per quanto riguarda i partecipanti, sono fiducioso e penso potremo avere un’ottima entry list. Tanti probabilmente verranno da Biella dato che saranno qui e potranno giocare un altro Challenger senza dover prendere l’aereo”.
Come in occasione dello Swiss Cadro Master, è stato il doppista elvetico Luca Margaroli a far scattare la scintilla che ha dato vita all’idea. Attualmente impegnato nella propria attività professionistica, Luca sta avendo un ruolo importante nella comunicazione con l’ATP: “Mio figlio adesso sta giocando in Turchia, ma da lontano riesce a darmi una mano. In particolar modo nei rapporti con l’ATP ed i supervisors, perché giocando ogni settimana tornei Challenger riesce facilmente a tenere i contatti con loro”. Oltre ad allestire le strutture, Lugano dovrà farsi trovare pronta ad accogliere gli atleti, e questo sarà uno degli aspetti da curare meglio: “Il contesto ed il periodo rendono la sfida organizzativa ancora più grande. In particolar modo per quanto riguarda il coronavirus occorre avere un protocollo stretto, dovremo organizzare due tamponi per atleti ed addetti ai lavori. Inoltre bisognerà strutturare spazi ed ambienti divisi, quindi a livello logistico è richiesto grande impegno, ma al PalaConza dovremmo avere spazio a sufficienza e speriamo di ospitare un grande evento”.