Le parole del tennista ligure, che nell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport ha parlato del suo futuro e del più grande rimpianto della sua carriera
Fabio Fognini ha dovuto fermarsi dopo l’eliminazione all’esordio negli Australian Open a causa di un problema alla falange del piede sinistro, che lo ha costretto ad osservare alcune settimane di riposo. Il tennista ligure è tornato ad allenarsi questa settimana per preparare la stagione sul rosso sudamericano: “La risonanza ha evidenziato una frattura intra-articolare della falange. Fino alla scorsa settimana ero col tutore ed ho dovuto osservare sette giorni di completo riposo. Adesso l’idea è quella di rientrare per Buenos Aires, un appuntamento a cui tengo molto. In Argentina mi sono sempre sentito amato. Tuttavia non voglio rischiare, giocherò soltanto se i medici mi daranno il via libera” – le parole dell’azzurro nell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport.
Fognini ha anche commentato la vittoria di Novak Djokovic a Melbourne: “È difficile trovargli un aggettivo adatto. Lo scorso anno non ha giocato due Slam e quattro Masters 1000, eppure si è qualificato lo stesso alle ATP Finals. Dopo tutto quel che è accaduto lo scorso anno a Melbourne, Nole è tornato e ha lasciato il segno. Lui, Roger e Rafa hanno monopolizzato il circuito e scritto la storia di questo sport“.
“I Next Gen giocano tutti bene e mi sembra che alcuni di loro stiano già bussando alla porta. Ci sarà una maggiore alternanza e un’egemonia meno radicata dell’ultimo decennio. Quest’era però sarà difficilmente replicabile. Nel fior fiore dei miei anni c’erano anche giocatori del calibro di Nalbandian, Safin, Ferrer. Scollinare la seconda settimana di uno Slam era quasi un’impresa. Con tutto il rispetto, penso che equivalga a un quarto di finale odierno. Non sarà semplice riproporre un livello medio così alto nel breve periodo – ha continuato il trentacinquenne di Sanremo -. Luca Nardi l’ho visto giocare e mi piace tanto il suo stile. Ha una grande facilità di gioco, ma onestamente non ho sufficienti elementi per potermi sbilanciare in tal senso. Per nostra fortuna abbiamo tanti italiani promettenti“.
L’ex numero 9 del mondo ha anche parlato dell’agenzia di management fondata lo scorso anno: “Siamo operativi da un anno e mezzo. La Back To Next Management è nata con l’obiettivo di aiutare i ragazzi nel passaggio dai tornei juniores al professionismo. Al momento fanno parte del nostro team Flavio Cobolli, Matteo Gigante, Mattia Arnaldi e Andrea Pellegrino. Nel corso della mia carriera mi sono spesso messo il bastone tra le ruote e per questo motivo vorrei dar loro una mano affinché non commettano i miei stessi errori“.
“Non essere riuscito a sfruttare appieno il mio potenziale fisico – questo il principale rimpianto dell’azzurro -. Me ne sono reso conto un po’ troppo tardi, soprattutto adesso che gioco con ragazzi che hanno quasi la metà dei miei anni. Col senno di poi penso di non aver gestito al meglio i tanti infortuni con cui ho avuto a che fare. Qualcuno al mio posto avrebbe detto la “capoccia”, ma io ho una visione opposta a riguardo. Magari se non fossi stato così probabilmente non avrei raggiunto questi risultati. Ognuno di noi è diverso con i suoi pregi e i suoi difetti. Non puoi chiedere a Fognini di esser Seppi e viceversa. Come si dice? Con i se e con i ma la storia non si fa“.
Infine, sul futuro e sul possibile ritiro: “Prima di salutare desidererei vincere un altro torneo per arrivare in doppia cifra. Non mi interessa tanto la città né il tipo di torneo, se un 250 o un 500, ma dimostrare a me stesso di essere ancora un giocatore competitivo ad alto livello. E poi c’è la Coppa Davis, anche se parliamo di una competizione a squadre. Il mio contributo penso di averlo sempre dato“.