Gian Marco Moroni si racconta in esclusiva per ‘Il Tennis Italiano’: nel 2021 ha conquistato a Milano il suo primo titolo Challenger e raggiunto un nuovo best ranking, fissato ora alla posizione numero 195
Gian Marco Moroni, classe 1998 e originario di Roma, è senza dubbio una delle scoperte più piacevoli di queste ultime stagioni del tennis azzurro. Nel 2021 Moroni ha conquistato per la prima volta un titolo Challenger, a Milano, e si è assicurato l’ingresso nei primi 200 del mondo, riuscendo a fissare il suo best ranking alla posizione numero 195. Qualche cambiamento dal punto di vista tecnico e una particolare attenzione ai piccoli dettagli.
Una vita sospesa tra “Jimbo” e “Bufalo“: Moroni si racconta in un’intervista esclusiva a ‘Il Tennis Italiano’.
Domenica 12 dicembre si sono concluse a Cesena le finali di Serie A1, con la vittoria della tua squadra: Il New Tennis Poseidon di Torre del Greco. Raccontami che gruppo siete e l’emozione di vincere il campionato italiano per la prima volta
“Sono molto contento di quello che abbiamo ottenuto, siamo un gruppo di ragazzi cresciuti insieme. Abbiamo quasi tutti la stessa età. Raul (Brancaccio, ndr) che oggi è mio compagno, lo avevo affrontato quando giocavo con il Tennis Parioli a 16 anni. Con Andrea Pellegrino, Pedro Martinez e Giovanni Cozzolino ho già disputato tanti tornei a livello junior.
Non siamo la classica squadra costruita, siamo davvero un gruppo bellissimo. Sono 3 anni che sono lì e il mio obiettivo era vincere lo scudetto. Era una cosa a cui tenevo e ci siamo riusciti. Torre del Greco per me è importante, e dopo il Parioli è la mia seconda casa. Tutte le persone che ho conosciuto lì sono persone importanti per la mia carriera“.
Un bilancio sulla stagione: il best ranking, il primo titolo Challenger e tante altre soddisfazioni…
“La stagione è stata molto positiva, sia dal lato dei risultati che dal punto di vista del lavoro. Ho imparato tante cose che valgono molto di più del best ranking. Sono convinto che i risultati siano una conseguenza dell’impegno quotidiano“.
Hai cambiato mentalità oppure qualcosa dal punto di vista tecnico?
“L’anno scorso quando sono arrivato a Foligno sono stato lì una settimana e poi sono andato a Santa Margherita di Pula (per giocare l’ATP 250 in Sardegna, ndr) e avevo notato con il mio team che mi muovevo meglio in campo e i colpi erano migliorati. Ho lavorato molto sotto l’aspetto tecnico, il mio gioco è cambiato tanto: cerco molto di più il vincente, cerco di scendere a rete e il servizio non è più un colpo di rimessa in gioco ma sta diventando determinante per far male sia con la prima che con la seconda. Sono tutti piccoli dettagli che però alla fine fanno la differenza“.
Una considerazione su Aslan Karatsev, in lizza per vincere il premio di “most improved player” dell’ATP. Tu lo avevi incontrato l’anno scorso in semifinale a Bangkok, ti aspettavi questo salto in classifica fino alla 18esima posizione?
“Era uno di quei giocatori che non capivo come potesse essere 300 del mondo. In quel periodo eravamo entrambi a Bangkok, mentre si stavano disputando gli Australian Open. Mi aspettavo una crescita del genere, magari non così repentina, ma me lo aspettavo“.
Dove stai svolgendo la preparazione per la prossima stagione?
“Sto facendo la preparazione a Foligno con tutto il mio team: Federico Torresi, Fabio Gorietti, Giampaolo Coppo, Alessio Bianchi (per la preparazione atletica), Nicole Gelio (per la prevenzione fisioterapica), Stefano Massari (che cura l’aspetto mentale) e Michele Bagliani (per la nutrizione). Un bel team (ride, ndr), ma per gli obiettivi che mi pongo è necessario. Ho notato che sono migliorato molto dal punto di vista tennistico e sento di poter aggiungere qualche dettaglio in più. Una cosa che ho cambiato radicalmente è il fatto di voler lavorare più sulla qualità che sulla quantità“.
Dove inizierà il tuo 2022?
“Il mio 2022 inizierà in Australia, partirò il 28 dicembre per giocare le qualificazioni degli Australian Open“.
Obiettivi per l’anno prossimo
“Ho sempre ragionato sotto il profilo della classifica, ma onestamente quest’anno non voglio darmi un obiettivo del genere. Voglio cercare di allenarmi e di giocare le partite per più tempo possibile con un livello molto alto e un’attenzione molto alta. L’importante è lavorare sui dettagli“.
Berrettini o Sinner: chi vince prima uno Slam?
“Difficile da dire, anche perché li conosco bene e tengo molto a tutti e due. Auguro ad entrambi di vincerne uno il prima possibile, anche se diciamo che spero di vincerlo prima io (ride, ndr)“.
Un’ultima domanda: Holger Rune è considerato una delle stelle nascenti più luminose del tennis mondiale, tu lo avevi battuto abbastanza facilmente nelle semifinali del Challenger di Milano. Cosa ne pensi di questo giocatore?
“La cosa che mi piace di più di Holger è che è un ragazzo eccezionale, si impegna tanto e lavora bene. Durante i tornei, finita la sua partita torna in campo ad allenarsi, nel giorno libero si allena, sempre per raggiungere grandi obiettivi. È molto ambizioso e se continua così diventerà un campione, l’importante è che non perda questa voglia di lavorare e di migliorare che lo contraddistingue“.