Fabrizio Ornago, ritiratosi dal tennis professionistico a fine stagione, si è aperto in esclusiva a noi de ‘Il Tennis Italiano’. Al centro del nostro colloquio ci sono stati il passato, alcune tematiche di attualità, ma, soprattutto, il futuro, con l’imminente apertura del Riverside Sport Village, centro che vuole costituire un punto di riferimento per gli atleti di tutte le età
Tennis professionistico e laurea in fisioterapia: una personalità a tutto tondo
Fabrizio Ornago è una personalità di spicco del tennis italiano. Nato a Melzo nel 1992, ha portato avanti una carriera da atleta professionista fino al termine della stagione 2021 e può vantare la presenza tra i primi 400 del mondo, con un best ranking di numero 355. Nel corso della sua esperienza, chiusasi quest’anno, può vantare in bacheca 6 titoli ITF, l’ultimo dei quali conquistato lo scorso gennaio a Il Cairo. Il lombardo, tuttavia, è anche un profondo conoscitore dello sport e del corpo umano, avendo conseguito una laurea in fisioterapia che, terminata la carriera sui campi da gioco di tutto il mondo, ha voglia di far valere per portare a compimento alcuni sogni che ha nel cassetto. Noi de ‘Il Tennis Italiano’ abbiamo voluto rovistare nel cassetto dei sogni di Ornago, il quale si è raccontato in esclusiva per noi, tra passato, futuro e tematiche di attualità.
“Se ripenso alla mia carriera da giocatore – ha iniziato il milanese – vengo travolto da un fortissimo turbinio di emozioni, molte positive e alcune negative. Dopo aver concluso il mio percorso di studi, con la laurea per diventare fisioterapista, mi sono concentrato molto sul tennis in campo, iniziando a girare il mondo e a competere nei vari tornei ITF e Challenger. Di ricordi belli ne ho tanti, come quando ottenni la mia prima vittoria a livello Challenger e ricevetti la chiamata del mio allenatore, tante persone mi sono state vicine e a loro devo un grazie immenso. Se dovessi pensare a qualcosa di negativo, ho un rimpianto in particolare: nel 2018, ho raggiunto il mio best ranking e potevo puntare ad entrare nelle qualificazioni dei tornei Slam, mio sogno sin da quando ero piccolo, tuttavia, proprio in quel momento, c’è stato un cambio di regolamento, il quale mi ha fatto perdere delle posizioni in classifica, e poi la pandemia, che ha ulteriormente bloccato il mio processo di crescita verso i grandi palcoscenici. A quel punto, è incorso un grave infortunio e, così, mi sono convinto che era giunta l’ora di chiudere questo primo capitolo della mia vita, con l’obiettivo di aprirne uno nuovo”.
L’azzurro, dunque, ha deciso di porre fine alla sua carriera, nonostante l’età gli permettesse di proseguire per ancora un po’ di tempo: “Ho 29 anni e non tutti hanno preso benissimo la mia decisione di terminare la carriera. Molti hanno provato a convincermi a continuare, ma io sento che i tempi ormai sono maturi e, anche se non a cuore leggero, voglio dedicarmi ad altro e dare inizio ad una nuova esperienza. Sento che è arrivato il momento giusto e, per questo motivo, non voglio attendere. Ho grandi cose in mente”.
Crescere, allenarsi e prevenire gli infortuni: al Riverside Sport Village tutto è possibile
Questa risposta ha suscitato grande curiosità, tanto che abbiamo chiesto ad Ornago di andare più in profondità della questione, raccontandoci cosa il suo cuore e la sua mente hanno in serbo per il futuro. “La mia esperienza nel mondo dello sport – ha rivelato il nostro portacolori – proseguirà in maniera diversa. A Robbiate, paese in provincia di Lecco, sto aprendo il Riverside Sport Village. Il mio obiettivo è quello di creare un posto che può rappresentare un punto di riferimento per bambini e ragazzi, i quali possono venire qui per formarsi come persone e come atleti. Ma non è tutto qui: io sono un fisioterapista, dunque voglio lavorare anche su questo aspetto. Mi farebbe molto piacere offrire un servizio di qualità e sarei soddisfatto se, in futuro, anche i tennisti del circuito possano fare tappa a Robbiate per ricevere trattamenti o svolgere la loro preparazione atletica. La provincia di Lecco è molto facile da raggiungere, data la presenza, in Lombardia, di tre aeroporti, dunque penso che il mio progetto non sia poi così utopico”.
Per Ornago, uno degli obiettivi più importanti resta quello di coinvolgere bambini e ragazzi, i quali devono fare sport senza trascurare la scuola e, contemporaneamente, cercare di attuare prevenzione contro gli infortuni. “Vorrei tanto che i genitori siano contenti di lasciare i propri figli al Riverside Sport Village. Lo sport – ha spiegato il milanese – è fondamentale per la crescita fisica, atletica e caratteriale di ciascuno di noi, i bambini non possono farne a meno. Ad oggi si sta creando una grossa frattura tra scuola e sport: ciò non va affatto bene, dal momento che non si può trascurare nessuna delle due cose. I ragazzi hanno bisogno di fare sport, al contempo è sbagliato che lascino o trascurino lo studio per allenarsi. Inoltre, già da piccoli devono imparare a fare una buona preparazione atletica, svolgendo gli esercizi propedeutici ad evitare infortuni nel corso della loro vita e della loro carriera. Oggi gli infortuni sono tantissimi e questo è dovuto a due aspetti: quello gravissimo della disinformazione e l’aumento delle competizioni annuali in tutto il mondo. Bisogna invertire la rotta e io voglio dare una mano a tutti, sfruttando le mie competenze e ciò che ho appreso durante la mia vita”.
Infine, un commento su un argomento che è già al centro di tante discussioni nel mondo del tennis, come già sottolineato da Novak Djokovic, Vasek Pospisil e dalla PTPA: quello della distribuzione dei guadagni nel professionismo. “I soldi sono mal distribuiti e si accumula tantissima ricchezza nelle mani di poche persone. Chi è intorno al 600° posto del ranking gioca ad un livello molto alto e, a mio avviso, dovrebbe godere di ricavi più alti, rispetto a quelli di cui dispone attualmente. Bisogna trovare una soluzione e fare in modo di costruire un sistema più sostenibile”