Emma Raducanu, qualificatasi per i quarti di finale del WTA 250 di Washington dopo la battaglia vinta a spese di Camila Osorio, ha dichiarato di sentirsi ancora più soddisfatta quando riesce a vincere una partita pur senza brillare
Emma Raducanu, dopo aver vinto clamorosamente gli US Open 2021 (prima qualificata nella storia, uomo o donna, a riuscire in un’impresa simile), ha fatto un po’ di fatica a riconfermarsi ad altissimi livelli nel circuito. Nel WTA 250 di Washington, tuttavia, la situazione è sembrata tornare a quadrare per la numero 10 del mondo, la quale, dopo aver ottenuto un agevole successo all’esordio contro Louisa Chirico, ha poi battuto la colombiana Camila Osorio al termine di una battaglia all’ultimo respiro che, nonostante il punteggio di 7-6 7-6, è durata ben 2 ore e 49 minuti. La britannica ha giocato in maniera un po’ altalenante, tuttavia è stata brava nel riservare i colpi migliori per le fasi salienti dell’incontro, riuscendo a impedire che la sudamericana ribaltasse la situazione in suo favore in entrambi i parziali. In conferenza stampa, allora, Raducanu ha spiegato ai giornalisti presenti la soddisfazione percepita dopo aver trionfato nonostante una prestazione non eccellente.
“Ci sono stati momenti, nel corso degli US Open 2021, in cui ero sicura che avrei messo a segno colpi dal coefficiente di difficoltà molto elevato – ha spiegato la nativa di Toronto in conferenza stampa –. A volte, nel corso della tua carriera, ci sono alcune fasi in cui senti che tutto è automatico, si può tentare qualsiasi colpo e si può riuscire a fare tutto. Quei periodi non capitano molto spesso, potrebbe succedere una o due settimane all’anno. Per quanto mi riguarda, sono stata fortunata ad imbattermi in tre settimane magnifiche proprio in quel momento così importante. Certo, anche in quel torneo non ho sempre giocato un tennis perfetto: ad esempio, ricordo di aver sbagliato tanto durante il secondo turno delle qualificazioni [contro Bolkvadze, ndr], così come nel match di ottavi di finale ero esageratamente nervosa nel primo set e non mi sentivo di star giocando alla grande. Durante quel genere di partite, a far la differenza è la tenuta mentale, soprattutto quando si gioca su palcoscenici di tale rilevanza quali gli US Open. Già durante quel torneo ero consapevole che non sarebbe stato sempre tutto così magnifico nel corso della mia intera carriera, ma vincere giocando male è, in un certo senso, più soddisfacente e più divertente, anche perché esci dal campo con la consapevolezza di poter ancora migliorare. Penso che mi ci sia voluto un po’ per abituarmi al mio nuovo ruolo nel circuito, ma in questo momento mi piace molto affrontare le sfide e cercare di lottare in ogni match, non importa l’avversaria e non importa il turno o il torneo. Non vedo più la lotta e le partite sporche come qualcosa di negativo, piuttosto mi concentro su quello che posso fare per provare a ribaltare la situazione nei momenti più complessi. Inoltre, la ricompensa di una vittoria ottenuta lottando e soffrendo è tantissima, molta di più di quella che ottieni quando vinci dominando”.