Alexander Zverev ha confermato di essere lui l’uomo di punta del nuovo che avanza centrando una vittoria che ne fa un soggetto diretto, di qui a breve, a dirigere l’orchestra.
Per carità tutti dobbiamo campare! Per cui lasciamo a fattucchiere malamente imbellettate e ad astrologi mattacchioni, il piacere di millantare familiarità con il futuro. Noi normali concediamoci il gusto di tritare certezze circa un passato, meglio ancora se recente, che non offre il fianco a dubbi. Così, senza lanciarsi in faticosi esercizi di memoria, basta volgere l’occhio alle Atp Finals appena archiviate per toccare con mano una realtà aleggiata per tutto l’anno sul circuito Pro.
Insomma senza tanti giri di parole, in quel di Torino, Alexander Zverev ha confermato di essere lui l’uomo di punta del nuovo che avanza centrando una vittoria che lo rende più ricco di qualche milione e ne fa un soggetto diretto, di qui a breve, a dirigere l’orchestra. Non sarà solo, naturalmente, perché pur cambiando i nomi, il dominio del tennis passerà tutto per un nuovo triumvirato. Quello di Djokovic, Medvedev e di questo tedesco cocciuto già distintosi per precocità e giunto fin qui dopo qualche alto e basso dovuto a problemi di crescita fisica e mentale. Un tipo molto applicato, il teutonico, se ancora a Parigi 2019 abbondava di doppi falli mentre oggi è uno dei migliori battitori del circuito e se il brutto dritto dei suoi vent’anni giocato a ‘raccogliere’ sia lontano da quello a spingere ultima versione. Un signor colpo capace di mietere vincenti a profusione.
Dunque tutto perfetto? Neanche per sogno, giacché se qualcuno gli dirà di spostare il corpo in avanti durante l’impatto, anche il rovescio troverà la sua massima esaltazione. Non cadrò nella tentazione di dipanare troppo il futuro. Azzardo soltanto nel dire che il bel marcantonio di Amburgo dispone ancora di margini di crescita in cui appozzare. Restringendo a gelatina il brodo di un anno ormai agli sgoccioli, affiora che Sascha Zverev ha vinto sei tornei, e che tornei, mostrando oltre ai progressi testé descritti, personalità da campione di razza,quello che parte lì dove gli altri arrivano in affanno. Qualità che gli sono valsi tanti punti ATP elevandolo ridosso dei primi due con ambizione da numero uno.
Non c’è bisogno di maghi per scrivere il seguito. L’Australian Open è dietro l’angolo e tutto fa pensare che già lì sarà lui l’uomo da battere. Cavalcando il sano dubbio, tutto fa pensare che una nuova epoca sia già iniziata e che Zverev dirà la sua da protagonista. Fermo restando che il tennis, come ben si sa, l’ha inventato il diavolo e non lesina smentite.
Perciò le uniche certezze dell’anno che verrà arriveranno dalla festa della Mamma e da quella del Papà, da San Valentino e dalla santa Pasqua toccando qualche altra ricorrenza in direzione Ferragosto. E non ci piove che avremo anche un Buon Natale e un Felice San Silvestro tutto botti e scintille. Il resto è comunque ammantato dalla nebbia, con l’unica certezza che anche il futuro prossimo non sarà scevro dai capricci di un covid sempre in agguato. Di sicuro sappiamo che il campo sarà ancora rettangolare, che avrà una rete al centro e che lo short game, insieme ad altre diavolerie psichedeliche, continueranno ad essere viste dai puristi come esperimenti degni del Dottor Mabuse. Insomma la bruma sul 2022 si dirada soltanto di fronte all’evidenza che il tennis, mai come in questo momento, sia in forte evoluzione e abbia superato ampiamente il giro di boa.