Negli Stati Uniti lo sport universitario è seguito come quello professionistico, anche di più. E nel tennis come funziona?

di Pierpaolo Renella

 

Domani a Cary, nel cuore del Nord Carolina, andrà in scena l’Atlantic Coast Conference 2010 Tennis Championships, la prima tappa della “post-season” 2009-2010 di tennis universitario americano. Per chi fosse a digiuno sull’argomento, la stagione universitaria funziona più o meno così: le università si dividono in tre divisioni, che a loro volta si articolano in “conference”. Gli istituti più grandi e quelli con più mezzi sono tutti nella prima divisione, che annovera 326 college. Nella regular season, da gennaio ad aprile, le università si sfidano in una serie di competizioni simili a quelle del nostro campionato a squadre. Ad esempio, Florida State (meglio nota col nome di “Seminoles”, gli indiani della Florida), che è il team cui è legato il mio amico, ha chiuso la regular season con un record di 12 vittorie e 9 sconfitte, di cui 6 vittorie e 4 sconfitte contro le squadre appartenenti alla stessa conference, che è appunto la ACC (l’Atlantic Coast Conference). I Seminoles occupano la quinta posizione nella conference e, nei Championships che iniziano domani, al primo turno troveranno i Terrapins dell’Università del Maryland, classificati al 12esimo posto della conference. La vincente trova nel turno successivo i Blue Devils di Duke (detentori del titolo 2009 NCAA a squadre), che ha il bye al primo turno poiché occupa la quarta posizione nella conference. Come in un normalissimo torneo a squadre. I vincitori delle finali di Conference si contenderanno a Maggio l’NCAA Tennis Championships 2010. Per qualcuno quanto scritto finora sarà arabo, ma vi assicuro che il tennis universitario è divertente e, a livelli di prima Divisione, neanche troppo scarso. Vi risparmio la lista dei professionisti laureati o che hanno giocato uno-due anni di NCAA prima di approdare al circuito pro. Il tennis universitario può essere un’opzione per tanti. Di recente, diversi genitori di agonisti mi han chiesto lumi su questa realtà. Le domande sono piuttosto pratiche e riguardano principalmente le possibilità di ottenere borse di studio totali, per frequentare college americani e, al tempo stesso, provare a migliorare il proprio tennis. Ogni ragazzo fa storia a se, ma se posso dare un sommesso suggerimento, non sottovalutate le potenzialità del circuito universitario. Il livello si è alzato, l’NCAA può rappresentare un’alternativa interessante che permette di coniugare: tennis, educazione, crescita della persona in un tutto sommato “safe environment” e tutta una serie di altri aspetti positivi.

 

dal blog Overrule di Pierpaolo Renella


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