Non è una novità tra i tennisti, ma ha fatto discutere la scelta di Kyle Edmund di spostarsi nelle Bahamas per azzerare la pressione fiscale. La pensa diversamente Johanna Konta, “contraria” a questo tipo di operazione. “Sarei obbligata a passare del tempo nel Paese prescelto, ma io voglio stare a casa mia. Pagherò felicemente le tasse”.

Non è semplice fare considerazioni di ordine morale sugli atleti che cambiano residenza per ragioni di natura fiscale. Le tasse non piacciono a nessuno: se esiste la possibilità (lecita) di pagarne meno, è umano e comprensibile coglierla al volo. È il caso di Kyle Edmund. Il britannico, classe 1995 e numero 50 ATP, ha ufficialmente cambiato residenza, lasciando lo Yorkshire per trasferirsi a Nassau, nel paradiso fiscale delle Bahamas. Se è vero che da quelle parti c'è la nuova accademia di Lleyton Hewitt, la ragione principale è una pressione fiscale pressoché assente. Semplicemente, non si pagano le tasse. A ben vedere, Edmund non è il primo tennista a prendere casa nel complesso di 700 isole non troppo distante da Miami. Prima di lui lo aveva fatto Vasek Pospisil: si vocifera che anche Eugenie Bouchard voglia fare lo stesso. Al contrario, i tennisti americani non lo fanno perché rischierebbero di perdere la cittadinanza. Le Bahamas sono molto accoglienti… ma con chi ha parecchi soldi da spendere. La procedura standard per acquisire la cittadinanza prevede un investimento di almeno 500.000 dollari in beni immobiliari nel Paese. L'operazione si può accelerare se l'investimento si triplica, arrivando a un milione e mezzo. La notizia arriva circa un mese dopo l'annuncio del rinnovo con Nike: siglando un accordo per i prossimi quattro anni, Edmund si è garantito un incasso di qualche milione che, grazie alla nuova residenza, resterà “pulito” senza essere inquinato dalle tasse. Come detto, diversi giocatori scelgono la propria residenza per ragioni fiscali.

JOHANNA NON LASCIA LONDRA
Basti pensare ai tanti tennisti francesi con residenza in Svizzera, senza dimenticare il paradiso di Monte Carlo, dove decine di tennisti hanno scelto di prendere casa. Giusto? Sbagliato? Ognuno può pensarla come vuole: finché si resta nel lecito, siamo nel campo delle opinioni. E sono piuttosto forti quelle di Johanna Konta, miglior giocatrice britannica e già compresa tra le top-10 WTA. Nata in Australia, si è trasferita a Eastbourne quando era una ragazzina e nutre un profondo senso di riconoscenza verso il suo Paese adottivo. Per questo, al pari di Andy Murray, ha scelto di non aggiungersi ai tanti “esiliati”. Nonostante abbia appena assunto un coach americano (Michael Joyce, che opera in Florida), non cambierà residenza neanche per ragioni tecniche. Johanna vive a Londra e ci resterà, così come Andy Murray mantiene la residenza nel Surrey. “Sono contraria a queste cose, con me non funzionerebbe – ha detto la Konta – questa è casa mia: se sposti la residenza da un'altra parte, devi trascorrere una parte del tempo in quel paese. Visto che non ho molto tempo per stare a casa, non voglio restrizioni di questo tipo. Non mi metterò mai in questa posizione, pagherò felicemente le tasse e trascorrerò il tempo a casa mia. D'altra parte vivo ancora qui, la mia sede di allenamento è principalmente in Gran Bretagna, anche se sono aperta a svolgere dei periodi nei paesi d'origine dei miei allenatori. Capisco che sono esseri umani, magari con una famiglia, e hanno bisogno di tempo da trascorrere a casa”. Traduzione: dopo aver passato parecchio tempo in Spagna con il suo vecchio team, adesso potrebbe effettuare qualche blocco di allenamento negli Stati Uniti. Dopo aver presenziato alla serata degli SPOTY Awards a Liverpool, in queste ore la Konta è in volo per la Thailandia: i prossimi 23-24 dicembre giocherà un'esbizione a Hua Hin, dopodiché si sposterà in Australia per preparare il primo torneo dell'anno, il Brisbane International.