Il numero 1 del mondo si sofferma sulla possibilità di uscire durante i tornei, favorendo il benessere mentale degli atleti

Novak Djokovic, impegnato questa settimana nell’ATP 250 di Belgrado 2, ha parlato con la stampa, riflettendo soprattutto sull’importanza del benessere psicofisico dei giocatori nel tour e sulla difficoltà della vita quando si è in bolla. Il tutto, però, è ovviamente partito da una breve analisi del match stravinto oggi contro Federico Coria.

Vorrei giocare sempre bene come oggi – dichiara il numero 1 del mondo – anche se so che non è possibile. Sfidavo Coria per la prima volta, ho cercato di imporre subito uno stile di gioco molto aggressivo e questa tattica ha pagato, soprattuto nel secondo set, in cui ho giocato ad un livello fenomenale. Sono molto contento di aver raggiunto le semifinali e questo mi regala ulteriore fiducia in vista del Roland Garros”

Nole è stato poi colto alla sprovvista quando un giornalista gli ha chiesto di fare un commento a proposito della decisione di Naomi Osaka di non rilasciare conferenze stampa durante il Roland Garros. “Non sapevo nulla – ammette il serbo – riguardo la decisione di Naomi Osaka. Non so cosa pensare sinceramente: a volte, in effetti, le conferenze stampa possono risultare davvero spiacevoli, soprattutto se hai appena perso una partita. Tuttavia, questo è parte della nostra vita in quanto tennisti professionisti ed è una cosa che fa parte del tour, dunque dobbiamo farlo anche se non siamo dell’umore giusto. Detto questo, la salute mentale è impostantissima e spesso sottovalutata nel tour: lo è stata soprattutto negli ultimi 15 mesi durante la pandemia. Fortunatamente, a partire da questa settimana, l’ATP ha permesso ai giocatori di uscire dalla bolla dei vari tornei e io sono davvero contento di questo: mi ero dimeticato di quanto fosse bella la normalità. È troppo complesso viaggiare ed essere costretto a stare tutto il tempo nel campo da tennis oppure nella stanza d’albergo: per qualche settimana ti va bene, ma dopo diventa insopportabile e ti butta giù dal punto di vista psicofisico. Io sono stato sempre contro le bolle sinceramente, avrei seguito le regole valide nel Paese nel quale ci troviamo. Se in un Paese dobbiamo stare chiusi in hotel, lo facciamo, altrimenti non vedo il motivo per cui dovremmo rimanere nella bolla, se nei vari Paesi si può uscire regolarmente. In ogni caso, comprendo che per l’ATP non sia stato semplice prendere queste decisioni, dunque le ho sempre rispettate”.

Per concludere, un commento sulla decisione dell’ATP di rinviare ad ottobre il Masters 1000 di Indian Wells: Non è una grande notizia – afferma Nole – lo spostamento di Indian Wells ad ottobre. Molti giocatori amano giocare sia lì che a Shangai, perché sono due tornei bellissimi e organizzati in maniera fantastica, tuttavia si trovano agli opposti del globo. Sarà molto difficile, per chi arriva in finale a Shangai, presentarsi in California dopo due giorni a giocare un torneo con un fuso orario totalmente diverso e condizioni completamente differenti, dunque credo che molti saranno costretti a scegliere se giocare un torneo oppure l’altro. Io, ad esempio, non ho ancora fatto alcuna programmazione per l’autunno, ma penso proprio che prenderò parte ad uno solo dei due eventi. Probabilmente preferirò giocare i tornei indoor prima di Torino e della Davis Cup”.