Il serbo aveva cercato di ammorbidire le regole per i giocatori in quarantena, ma tutte le richieste sono state respinte
Niente da fare per i 72 giocatori in quarantena obbligatoria dopo le positività in alcuni voli charter per Melbourne. Novak Djokovic, nella giornata di ieri, aveva scritto una lettera al CEO di Tennis Australian Craig Tiley, inserendo alcune richieste per rendere meno difficili le due settimane che i passeggeri degli aerei “infetti” dovranno passare in camera d’albergo senza potersi allenare. Tra i punti messi da Djokovic c’erano la possibilità di avere una varietà di materiali per svolgere allenamenti in stanza, un’alimentazione accettabile, ma soprattutto l’eventuale riduzione del periodo di isolamento tramite l’esecuzione frequente di tamponi che, in caso di esito negativo, avrebbero potuto dare maggiore libertà ai giocatori e al loro staff.
Il governo australiano, però, ha respinto queste e tutte le altre richieste di ammorbidire le restrizioni arrivate nelle ultime ore. “Non ci sarà alcun trattamento speciale, ognuno di loro era consapevole dei possibili rischi – ha detto Victoria Daniel Andrews, premier dello stato della Victoria –. So che ci sono state alcune voci a proposito delle regole. I giocatori possono fare tutte le richieste che vogliono, ma le regole rimangono quelle che sono state stabilite. Isolamento più breve? Assolutamente no” – ha concluso Andrews, rispondendo chiaramente alla richiesta più importante fatta da Djokovic nella sua lettera a Tiley.