Daniil Medvedev, intervistato a sport-express.com, racconta le principali emozioni vissute quest’anno, dai trionfi agli US Open e in Davis Cup fino alla delusione olimpica

Daniil Medvedev è un grandissimo personaggio del tennis contemporaneo: dotato di uno stile di gioco un po’ sui generis e di un carattere che, in campo, sembra quasi bipolare, il moscovita ha da sempre, con il pubblico di gran parte degli stadi del mondo, un rapporto di ‘odi et amo’. Il russo ha vissuto un 2021 stupendo, conquistando il suo primo titolo Slam e chiudendo l’anno da numero 2 del mondo: era dal lontano 2005 che uno dei primi due posti del ranking non veniva occupato da un tennista il cui nome fosse diverso da Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Andy Murray. Il campione degli US Open, negli ultimi giorni, è stato intervistato da sport-express.com, rivista a cui ha potuto raccontare emozioni, gioie e rimpianti dell’annata più intensa, fin qui, della sua carriera.

“Il 2021 è stata una stagione incredibile – ha raccontato Medvedev – e ricca di eventi per me. Sicuramente la gioia più grande è stata la vittoria degli US Open, coronata dal successo in finale contro Djokovic: sono arrivato carico a quell’appuntamento, sentivo che era giunto, per me, il momento giusto e sono riuscito ad esprimere un gran tennis. Delusione più grande? Senza dubbio le Olimpiadi di Tokyo: quando persi nei quarti contro Carreno Busta, oltre alla personale tristezza per non aver conseguito una medaglia, ho subito tante critiche in Russia. Molti hanno pensato che non mi fossi concentrato abbastanza, avendo raggiunto il team una settimana dopo, ma purtroppo avevo da terminare alcune pratiche per il viaggio negli States e, inoltre, ero reduce da due/tre mesi molto complessi, dati i miei problemi su terra ed erba. Giuro che a Tokyo ho cercato di fare del mio meglio”.

Il numero 2 del mondo ha voluto, inoltre, spiegare più a fondo la natura del suo rapporto con il pubblico, che spesso è caratterizzato da litigi e provocazioni: “Io sono una persona autentica e mi piace mostrare senza filtri quello che sto provando in campo. È vero, i fischi riescono a darmi una spinta, ma ovviamente preferirei essere applaudito dalla folla. A volte, quando torno negli spogliatoi, mi rammarico per un gesto o una parola che avrei potuto evitare, ma, d’altro canto, chi mi vede giocare sa che io sono fatto così e che non costruisco il mio personaggio. Penso che molti se ne siano accorti e abbiano iniziato ad apprezzarmi per ciò che sono”.

Un commento anche sulla Coppa Davis, il cui format ha scatenato infinite polemiche: “So che molti preferivano la vecchia Coppa Davis: io non posso fare un vero confronto, dal momento che ho vissuto a malapena la versione precedente, però posso affermare che questa nuova versione a me piace. Quest’anno rappresentare la Russia è stata un’emozione straordinaria e le due settimane di gare mi sono piaciute molto: mi porterò sempre questi bei ricordi nel cuore. Anche l’ATP Cup incontra il mio favore e lo stimolo è anche aumentato dai punti ATP che ci sono in palio: trovo corretta la scelta di assegnare dei punti per le classifiche, visto che, durante quella settimana, ci sono altri tornei in corso”.