Fra sette giorni scattano le WTA Finals, finite addirittura in Messico. Una soluzione d’emergenza dopo la cancellazione dello Swing asiatico, ma di scarso interesse. Sarebbe stato lo stesso a Shenzhen, perché i soldi non sono tutto. Con otto top-10 europee non sarebbe il momento di puntare sul vecchio continente?
I problemi di Guadalajara, fra fuso orario e non solo
In una recente intervista col quotidiano francese l’Equipe, il presidente ATP Andrea Gaudenzi ha ribadito il suo grande proposito di unire – o avvicinare il più possibile – ATP e WTA, con l’obiettivo di rendere il tennis un prodotto sempre più valido che possa competere con i nuovi giganti dell’intrattenimento digitale alla Netflix. Tuttavia, fra tennis maschile e femminile rimangono grosse differenze, la più evidente è nella gestione delle Finals che chiudono la stagione, e con gli Slam organizzati dall’ITF rappresentano l’evento più importante fra quelli sotto l’egida dei due sindacati. Mentre il Masters maschile si appresta a vivere con grande entusiasmo la prima edizione torinese dopo 12 anni di ripetuti successi all’O2 Arena di Londra, l’avvicinamento all’evento femminile è stato ben diverso e la location ha le sue colpe, visto che quest’anno l’ultimo titolo stagionale verrà assegnato addirittura a Guadalajara, in Messico. La buona notizia è che, rispetto al 2020 quando le Finals vennero cancellate insieme all’intera tournèe asiatica, stavolta il torneo ci sarà, pur con tutte le difficoltà del caso visto che lo stadio costruito ad hoc per l’evento deve ancora essere ultimato. Ma resta più di un dubbio sul valore di un torneo finito geograficamente lontano dalle dinamiche del tennis di fine stagione, con le sette ore di fuso orario rispetto all’Europa (dalla quale provengono tutte le otto partecipanti) che ne rendono complessa la copertura mediatica e improbabile il successo televisivo.
Vien da pensare che la WTA sia stata praticamente costretta ad accettare l’opzione messicana per evitare di rinunciare di nuovo al Master, visto che lo swing asiatico è stato cancellato anche quest’anno e andare a Shenzhen solo per le Finals non aveva un gran senso. Ma da quello che dovrebbe essere il quinto torneo più importante dell’anno è doveroso pretendere di più, e una sede europea avrebbe certamente avuto più senso, per mille motivi. Magari non sarebbe bastata a convincere la numero uno del mondo Ashleigh Barty, che ha preferito rinunciare al torneo per evitare la lunga quarantena in hotel al rientro in Australia (anche se per uno Slam l’avrebbe fatto, il che la dice lunga sull’appeal della manifestazione), ma avrebbe funzionato molto di più per il pubblico. Invece, a Guadalajara e peraltro collocato da mercoledì a mercoledì, l’evento non godrà dell’attenzione che merita, malgrado il livello tecnico sarà comunque elevato e qualche storia degna di nota ci sarebbe. Una su tutte la rincorsa vincente di Anett Kontaveit, che a fine agosto era trentesima nella Race ma ha azzeccato un finale di stagione impressionante, vincendo quattro degli ultimi sette tornei giocati e beffando Ons Jabeur all’ultimo secondo utile, e per meno di 80 punti. Avesse perso la finale a Cluj-Napoca, alle Finals ci sarebbe andata la tunisina, invece la 25enne estone ha battuto Simona Halep e si è guadagnata top-10 e Finals in un colpo solo. Anche se la prospettiva di giocarle a Guadalajara, quando in Estonia sarà notte fonda, non dev’essere delle più accattivanti.
È il momento di puntare sull’Europa
Alla radice di tutti i problemi c’è la scelta della WTA di firmare un contratto faraonico con la città di Shenzhen, che in cambio dell’organizzazione del torneo nel decennio 2019-2028 (ora esteso fino al 2030) ha garantito soldi a palate, contribuendo a rendere il prize money più ricco anche di quello dell’evento maschile. Una scelta legittima per il portafoglio, ma che da tutti gli altri punti di vista si è rivelata discutibile. Nel 2020 ha portato alla cancellazione del torneo, mentre l’ATP le sue Finals londinesi le ha giocate senza alcun problema, mentre quest’anno ha reso obbligatorio correre ai ripari con una soluzione così così. Naturalmente dalla WTA non potevano prevedere una pandemia mondiale e tutte le sue conseguenze, ma rimane dubbia la decisione di spostare buona parte del Tour in Cina, paese che ha sì avuto una giocatrice molto rappresentativa come Li Na, ma dove il tennis non ha ancora vissuto (ammesso che mai lo vivrà) lo sviluppo che molti ipotizzavano. Il gigante asiatico continua a garantire tanti soldi e rimane una potenziale bomba economica per questioni demografiche, ma sino a qui non è stato in grado di rivelarsi all’altezza delle promesse, e l’assenza di nuove giocatrici di vertice ha inciso eccome. Oggi fra le prime 100 del mondo ci sono appena tre cinesi, e la più avanti, Shuai Zhang, è numero 58. Un po’ poco per garantire un interesse costante nella disciplina, e giustificare i tanti (o troppi) tornei da quelle parti.
I soldi non sono tutto, e l’ha dimostrato l’ATP preferendo la candidatura di Torino a quelle di Abu Dhabi, Singapore, Tokyo e altre, per tenere l’evento in Europa dove ci sono maggiori possibilità che funzioni al meglio. Le WTA Finals, invece, sono quasi sempre state lontano dal vecchio continente. Nate nel 1971, per i primi trent’anni si sono giocate sempre negli Stati Uniti, e in Europa sono passate appena tre volte: nel 2001 a Monaco di Baviera e nel biennio 2006-2007 a Madrid. Dal 2008, invece, l’evento ha iniziato a spostarsi verso l’Asia per inseguire il dio denaro, passando da Doha, Istanbul, Singapore e quindi Shenzhen. In un momento storico nel quale la stragrande maggioranza delle tenniste di punta sono europee e ci sono delle giovani (vedi Emma Raducanu, ma non solo) che hanno nuovamente elevato l’interesse di pubblico e sponsor nei confronti del tennis WTA, potrebbe essere una mossa intelligente quella di sondare il mercato europeo che tanto bene funziona con i maschi, anche nell’ottica di quell’avvicinamento fra uomini e donne tanto caro a Gaudenzi e ai suoi. Va detto che teoricamente l’evento sarebbe blindato a Shenzhen fino al 2030, ma volendo una soluzione la si trova sempre. Basta che sia conveniente da ambo le parti.