Per la prima volta, l’ITF pensa di imitare il ciclismo nei test antidoping. Si pensa a introdurre il passaporto biologico per gli atleti. La differenza di investimenti è ancora importante.
Il ciclismo investe 4,7 milioni per l’antidoping. Ma contribuiscono anche gli atleti
 
Di Riccardo Bisti – 15 novembre 2012

 
Le parole dei giocatori più famosi (Roger Federer su tutti) hanno sortito l’effetto sperato. Per la prima volta, il tennis sembra intenzionato a prendere di petto il problema doping. A metterci la faccia (ancora una volta) è il responsabile del programma antidoping Stuart Miller. “Stiamo seriamente pensando di creare un programma che porti alla creazione del passaporto biologico anche nel tennis”. Si tratta di un sistema utilizzato nel ciclismo e nell’atletica, in cui il sangue degli atleti viene monitorato nel tempo per individuare possibili indicatori di doping. L’UCI e la IAAF lo hanno utilizzato per squalifiche e trovare spunti per ulteriori test. “Sarebbe bello se il tennis adottasse un sistema del genere nel 2013 – ha detto Miller – ma è meglio non parlare fino a quando sarà partito. Vogliamo assicurarci che, qualora dovesse partire, fosse efficace al 100%”. Riprendendo un concetto espresso in un’intervista rilasciata a The Tennis Space, Miller ha detto che l’ITF pensa di aumentare i test del sangue anche fuori dai tornei. Il caso di Lance Armstrong, cui sono stati tolti tutti i titoli con effetto retroattivo, ha varcato il mondo del ciclismo ed è diventato un caso mondiale. “E’ un fatto sconvolgente – ha detto Andy Murray – sarebbe odioso se accadesse qualcosa del genere nel mondo del tennis”. Sulla scia dello scozzese, è intervenuto Roger Federer: “Non facciamo tanti test sul sangue. Sarebbe bene averne di più”. Nella già citata intervista, Miller sollevò il problema dei costi (si può arrivare anche a 1000 dollari a campione), e spiegò che i test sulle urine sono in grado di rilevare più sostanze vietate rispetto a quelli sul sangue, più invasivi. Ma non è un buon motivo per operare anche in questa direzione.
 
Nel 2011 – è risaputo – ITF e WADA hanno condotto appena 21 test del sangue fuori dalle competizioni. L’analisi del sangue consente di rilevare l’utilizzo di ormone della crescita (ricordate il caso di Wayne Odesnik?), eventuali trasfusioni di sangue e l’utilizzo di doping di nuova generazione come CERA e HBOCs. “Stiamo lavorando duramente per provare a incrementare i test fuori dalle competizioni, in particolare quelli sul sangue – dice Miller – spero che entro la fine dell’anno ci siano dei miglioramenti concreti. Ma anche noi, come ogni programma antidoping, siamo vincolati alle risorse a disposizione”. Miller ha menzionato alcuni dati statistici: Roger Federer è stato controllato otto volte l’anno nel triennio 2004-2006, undici all’anno nel 2007-2009 e nove volte tra il 2010 e il 2012. Dei 21 test del sangue fuori dalle competizioni, soltanto tre riguardano le donne. Le statistiche disponibili sul sito ITF (un tempo erano più dettagliate, poi le hanno tolte, adesso le hanno rimesse ma senza dovizia di particolari) evidenziano che Serena Williams non è mai stata controllata fuori dalle competizioni nel periodo 2010-2011, nonostante i tanti successi (va però detto che è stata ferma 12 mesi per l’infortunio al piede e la successiva embolia polmonare). Nel 2011, durante i tornei, è stata controllata nel range tra 1 e 3 test. Miller ha ammesso che tempo fa ci fu un tentativo di test fuori dalle competizioni, ma qualcosa andò storto. Fu l’episodio, reso pubblico dalla stessa giocatrice, in cui scambiò gli addetti antidoping per ladri, e si rinchiuse nella “panic-room” di casa sua. “Veramente sono testata parecchio – ha detto Serena durante i WTA Championships – secondo me è un sistema molto restrittivo, conosco molte giocatrici che la pensano così”.
 
Il sito dalla USADA (l’agenzia antidoping americana, quella che ha diffuso lo scioccante dossier-Armstrong), in realtà, evidenzia che Serena non è stata controllata dal 2008 fino al secondo semestre del 2012. I test fuori dalle competizioni sono ancora pochi: dei 642 tennisti controllati nel 2011, ben 510 sono stati pizzicati soltanto durante i tornei e non nel periodo di offseason o quando sono in casa. Nell’intervista con The Tennis Space, Miller ammise che il numero di test fuori dalle competizioni è inferiore al numero di tentativi. Se i tennisti vengono cercati al di fuori dell’orario di reperibilità, hanno la facoltà di rifiutarsi. Il ciclismo è decisamente avanti, almeno sul piano numerico. Nel 2011, l’UCI ha effettuato 6.500 test in più, per una media di nove controlli ad atleta contro i 3,4 del tennis. Ryder Hesyedal, vincitore del Giro d’Italia, quest’anno è stato testato 35 volte (22 di urine, 13 del sangue). Nel 2011, il budget a disposizione dell’ITF per l’antidoping era di 1,3 milioni di dollari (anche se non comprendeva gli stipendi e gli altri costi operativi). Nel 2011, l’investimento del ciclismo si è attestato sui 4,7 milioni. Alla spesa hanno contribuito anche squadre, giocatori e organizzatori. Gli attori del tennis avranno voglia di fare altrettanto?