Sconfitto in finale dodici mesi fa, Federico Coria si è tolto la soddisfazione di vincere l’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS. Ora il rapporto con Andres Schneiter, ex allenatore di Puerta e Garin, è sempre più saldo

Lo voleva a tutti i costi, questo titolo. Nonostante abbia giocato a meno di 24 ore dall’esordio sull’erba di Wimbledon, Federico Coria ha giocato l’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (45.730€, terra battuta) al massimo della motivazione. La finale persa dodici mesi fa non gli era andata giù, così si è preso la rivincita più bella battendo in finale un combattivo Francesco Passaro col punteggio di 7-6 6-4.

A sostenere Federico Coria c’era coach Andres Schneiter, il cui lavoro è stato e continua ad essere straordinario. D’altra parte, in diciassette anni di attività Schneiter ha portato undici giocatori tra i top-100 con alcuni capolavori, come Mariano Puerta top-10 e Cristian Garin tra i primi venti. “Le finali portano sempre un po’ di tensione extra – dice Schneiter, soprannominato “Gringo” per i capelli biondi e gli occhi azzurri – Francesco non voleva palleggiare troppo e ha evitato scambi troppo lunghi. Per un po’, la palla gli è rimasta dentro. Federico era teso perché non è riuscito a fare subito la differenza come gli era riuscito nei match precedenti. Credo che a questo livello abbia una solidità maggiore rispetto agli altri, ed ero convinto che nel corso della partita Francesco commettesse qualche errore in più, invece ha lottato fino alla fine e abbiamo dovuto aspettare l’ultimo game per vedere un calo”. Secondo Schneiter, il momento chiave della partita sono stati i due set point annullati nel primo set. “Lo avremmo potuto perdere, invece portarlo a casa è stato cruciale – continua – nel secondo abbiamo cambiato leggermente il modo di giocare, in tanti scambi Federico ha preso in mano lo scambio con il dritto. E la partita è stata un po’ diversa”. Si è giocato in un clima fantastico: il Centrale dell’ASPRIA Harbour Club era esaurito, con oltre 300 appassionati che hanno affollato le tribune: e se Passaro era il più sostenuto, c’era un gruppetto di tifosi di Coria, molto rumorosi. Dopo il match point, l’argentino li ha premiati lanciando la racchetta nella loro direzione. A 30 anni, Coria non può certo sperare di eguagliare i successi del fratello, ma è diventato un giocatore credibile, uno che può dire la sua anche nel circuito maggiore. “L’anno scorso avevamo l’obiettivo di chiudere tra i top-100 ATP, quest’anno volevamo giocare solo grandi tornei – continua Schneiter – vorremmo vincere un torneo ATP ma l’idea è costruirsi una classifica tale da giocare sul cemento senza pensieri e senza l’ansia di fare punti. Giocando di più sul cemento si impara, e si migliora”.

Ciò che non manca a Coria è l’ambizione. “Lui voleva a tutti i costi giocare nel circuito ATP – racconta il “Gringo” – quando lavoravo con Garin e Londero lo seguivo da fuori, e quando ho chiuso la partnership con Garin lui mi ha voluto a tutti i costi. Non ero molto convinto, gliel’ho detto perché ci conosciamo bene e sapeva che magari avrei preferito un altro giocatore, ma alla fine abbiamo deciso di provare”. I risultati sono dalla loro parte, e Schneiter è soddisfatto “Raggiungere un best ranking al numero 52 è buono, lui non se lo aspettava. Adesso però proveremo a fare meglio. Lavoro anche con Hugo Dellien, appena rientrato tra i top-100. Mi piace allenare tennisti che ascoltano a seguono le mie indicazioni: in passato mi è capitato di lavorare con qualcuno che non aveva troppa voglia di ascoltare, e questo non mi piace. Al contrario, mi gratifica molto aiutare i miei giocatori a superare il limite. Certo, mi piacerebbe avere un top-10 o un top-20, ma magari in futuro succederà. Direi che l’esperienza non mi manca”.