Casper Ruud, semifinalista al Masters 1000 di Montreal e numero 4 della Race to Turin, ha ribadito in conferenza stampa come sia diventato un tennista capace di ottenere risultati prestigiosi ovunque, su tutte le superfici

Se c’è un mito che può essere definitivamente sfatato è quello secondo cui Casper Ruud sarebbe un terraiolo, soprattutto alla luce di quanto accaduto nelle ultime due stagioni. Dopo le semifinali raggiunte sul cemento indoor alle Nitto ATP Finals di Torino, il norvegese ha dato seguito a quell’exploit in questo 2022, ottenendo, oltre ai soliti grandi risultati nei grandi eventi sulla terra (finale al Roland Garros, semifinale a Roma e tre titoli 250), la finale nel Masters 1000 di Miami e raggiungendo il penultimo atto del Masters 1000 di Montreal, sconfitto solo da uno scatenato Hubert Hurkacz per 5-7 6-3 6-2. Da lunedì, Ruud sarà numero 5 del mondo e, in conferenza stampa, ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa, lanciando una frecciatina a tutti coloro che lo hanno definitivo immeritevole di successo sui campi duri.

I giornalisti fanno presto a categorizzare i giocatori e chiamare gente come me ‘terraiolo’ – ha riflettutto il numero 4 della Race to Turin –, spesso troppo in fretta. Alla fine, è sempre tennis: le linee sono le stesse, le misure del campo sono le stesse e si tratta solo di apportare alcuni accorgimenti al proprio gioco. Si veda Nadal, che ha vinto 2 Wimbledon, 2 Australian Open e 4 US Open. Certo, la terra è la superficie su cui preferisco giocare, ma mi piacciono anche i campi in cemento e ho dimostrato di poter fare bene su tutte le superfici”.