“Cancilla” spezzò l’egemonia di Panatta e Barazzutti con due titoli consecutivi nel 1983-84. “A Perugia ero favorito dopo aver sorpreso l’anno precedente, non potevo perdere in casa”

Due volte consecutive campione italiano in singolo, uno in doppio. L’albo d’oro tricolore degli Assoluti degli anni Ottanta riporta in ben tre occasioni il nome di Francesco Cancellotti. Classe 1963, a un passo dalla top-20 del ranking (si è fermato al numero 21 delle classifiche nel 1985) e con la grande capacità di sfruttare la spinta del pubblico a suo favore: non a caso cinque delle sette finali disputate sul circuito maggiore – due delle quali vinte – “Cancilla” le ha giocate in Italia. “Nei Campionati il tifo non poteva essere un fattore, a meno che non fossi un giocatore di casa. Per me era però sempre difficile affrontare un connazionale. I derby non mi piacevano, non riuscivo a lasciarmi trasportare dall’agonismo perché molte volte si era amici fuori dal campo – racconta a “Il Tennis Italiano” – I tennisti, comunque, ci tenevano agli Assoluti, era un appuntamento presente nella programmazione di ognuno di noi e volevamo far bene. Sono contento che siano tornati, è un buon momento per il movimento al maschile”.

Il primo trionfo tricolore arrivò nel 1983 a Palermo e spezzò l’egemonia targata da Adriano Panatta prima (sei titoli di fila) e Corrado Barazzutti poi (altri sette). “Fu un po’ una sorpresa ma ero tra i giovani che iniziavano a spingere. Dopo aver visto da vicino Adriano e Corrado nelle edizioni precedenti, è stato bello poter prendere il loro testimone”. In finale Cancellotti superò in tre set Paolo Canè, col quale vinse in doppio sei più anni tardi. “Abbiamo avuto sempre un bel rapporto e condiviso anni assieme a Formia, in questo periodo ci siamo visti quasi ogni sera in videoconferenza cui spesso si aggiungevano Massimiliano Narducci e Omar Camporese”.

L’anno successivo, nel 1984, Cancellotti si presentò ai nastri di partenza con il ruolo di grande favorito e nella sua città, a Perugia. In quella stagione, Francesco inanellò sedici set di fila tra l’Atp di Firenze (vinto in finale su Brown) e gli Internazionali d’Italia di Roma, dove si spinse sino ai quarti di finale con tanto di scalpo di Wilander. “Fu la mia annata migliore, arrivai agli Assoluti a fine settembre dopo il titolo di Palermo e la finale di Bordeaux. Ero stanco e avvertivo la pressione, se non avessi vinto sarebbe stata per me una brutta delusione – racconta Cancilla, ripercorrendo l’atto conclusivo con Fioroni portata a casa in quattro parziali – Per il pubblico fu un epilogo da favola con due giocatori perugini a contendersi il titolo ma io ricordo di aver tirato un grosso sospiro di sollievo negli spogliatoi al termine del match”.

Dopo aver appeso la racchetta al chiodo, Francesco ha preso le redini dell’azienda lasciata dal papà e vincitrice dell’appalto per la fornitura di prefabbricati per la nuova metro di Milano ed è vicepresidente del Ponte Valleceppi, squadra di calcio militante in Eccellenza. “Il nostro fiore all’occhiello è il settore giovanile con circa 250 bambini, grazie alla nostra azienda facciamo anche del sociale – spiega Cancellotti, da sempre grande appassionato di calcio e tifoso del Perugia – Speriamo di tornare presto in Serie A, la B è da sempre un campionato difficile e a maggior ragione quest’anno in una situazione d’emergenza del genere. Mi piaceva giocare a pallone ma mio padre mi spinse verso il tennis. A posteriori ha avuto ragione lui”.