La giovane campionessa canadese sembra pronta per ritornare in campo dopo l’infortunio al ginocchio patito alle Finals di Singapore. Il più grande trofeo del 2020 di Andreescu sarà riuscire a gareggiare con continuità
Ritorno imminente, ma coach Bruneau predica calma
Il ritorno di Bianca Andreescu è questione di ore, mal che vada giorni. Le notizie che filtrano dal Canada lasciano ben sperare in vista dell’imminente esordio stagionale della campionessa nordamericana. L’infortunio al ginocchio patito alle Finals di Singapore sembra solo un brutto ricordo, ma coach Sylvain Bruneau predica calma: “Stiamo svolgendo la riabilitazione con Bianca da novembre, ci sono piccoli passi avanti. Il piano è quello di tornare definitivamente quando sarà fisicamente al 100%, non prima. Speravamo negli Australian Open, purtroppo non era il caso”. Parole, quelle pronunciate dal ‘Wta Coach of the Year 2019’, che lasciano spazio ad un discreto ottimismo se abbinate alla convocazione in Fed Cup per la sfida tra Svizzera e Canada in programma nel weekend del 7-8 febbraio. A Bienne i nomi selezionati dal capitano Heidi El Tabakh riguardano anche Eugenie Bouchard, Leylah Annie Fernandez e Gabriela Dabrowski. Sulla carta il playoff dovrebbe presentare il big match tra Andreescu e Belinda Bencic, su cui però va posto un gigante punto interrogativo: “Non siamo ancora in grado di prendere una decisione”, conferma El Tabakh che presumibilmente prenderà una scelta condivisa con la classe 2000 solamente poche ore prima. La programmazione, seppur non ufficiale, prevede due tornei Wta da metà febbraio: Andreescu risulta iscritta al Wta Premier di Dubai e a quello di Doha. Due appuntamenti che diranno la verità sull’effettiva condizione del talento di origini rumene.
La fragilità fisica l’ostacolo più grande
La stagione di Bianca entrerà nel vivo solamente a marzo, dove la cambiale da difendere inizierà a farsi importante in ottica ranking, a partire dal successo ad Indian Wells che la consacrò per la prima volta tra le grandi del tennis nel 2019. Un ranking che la vede in sesta posizione (best ranking issato lo scorso ottobre alla quarta poltrona mondiale), con la minaccia Sofia Kenin a metterle il fiato sul collo. Il processo di crescita e di riabilitazione di Andreescu di certo non riguarda la classifica. Sono solo sei i tornei disputati dalla ventenne di Mississauga dopo Indian Wells, tra cui solamente tre portati a termine con due titoli (a Toronto e agli Us Open). Nella stagione passata le sconfitte senza ritiro si contano sulle dita di una mano: Halep alle Finals, Osaka a Pechino, Kenin ad Acapulco e Sevastova agli Australian Open ritornando indietro nel tempo in ordine decrescente. Il più grande successo del 2020 sarà superare la fragilità fisica che finora non le ha permesso di ottenere una costanza di rendimento. La giovane carriera della nordamericana, oltre al recente problema al ginocchio, è stata caratterizzata da un fisico scricchiolante, che sembra ora come ora l’unico ostacolo per una scalata tecnicamente indiscutibile verso il trono mondiale.