Bernard Tomic perde da Kudla e Nakashima nelle prime uscite del 2020. L’australiano è a un bivio e prendendo l’uscita sbagliata la sua carriera potrebbe finire
Un inizio 2020 amaro per Tomic
La crisi di Bernard Tomic sembra non avere fine. L’australiano nel primo turno del Challenger di Dallas – seconda uscita stagionale – si arrende al 306 del mondo Brandon Nakashima. Il match si conclude con il parziale di 6-2 6-3 in soli 44 minuti, non una novità per l’ex enfant prodige che ci ha abituato a sconfitte lampo inspiegabili. In particolar modo si ricordano il 6-0 6-1 subito da Nieminen a Miami 2014 e il 6-2 6-1 6-4 contro Tsonga in soli 58 minuti lo scorso anno a Wimbledon. Quest’ultimo episodio finì addirittura per costare il montepremi al giocatore aussie, accusato di non essersi impegnato a sufficienza.
Un loop di alti e bassi, ma la corsa questa volta potrebbe finire. Dispiace vedere un ragazzo buttarsi via in questo modo, specialmente perché i problemi tennistici sembrano essere solamente la punta dell’iceberg. Gli anni nel circuito hanno logorato il talento che incantò il mondo all’età di sedici anni quando vinse contro Potito Starace il primo match in un torneo Slam. Dopo quella vittoria Tomic prende gradualmente contatto con il circuito ed un paio d’anni dopo, nel 2011 lancia la sua cavalcata nel tennis che conta. L’anno inizia con il terzo turno a Melbourne – sconfitto da Nadal dopo le vittorie su Chardy e Feliciano Lopez – ma il vero exploit arriva sull’erba di Wimbledon, partendo dalle qualificazioni infatti raggiunge i quarti di finale battendo anche Robin Soderling. L’avventura termina in quattro set contro Novak Djokovic, ma con il risultato ottenuto l’australiano diventa dopo Boris Becker, Björn Borg e John McEnroe il quarto giocatore più giovane ad aver raggiunto i quarti nello slam londinese. La stagione 2011 giunge al termine con risultati altalenanti ma sufficienti per entrare in top 50.
Negli anni successivi iniziano gli scossoni dall’alto al basso e viceversa. Alla top 30 e al primo titolo ATP – Brisbane 2013 – si frappongono problemi che denotano qualcosa di rotto alla base. Nello stesso anno a Montecarlo infatti il padre e coach John Tomic passa agli onori della cronaca per una testata tirata a Thomas Drouet, sparring del figlio in quell’occasione. Non era la prima volta che John interferiva in maniera negativa con la carriera del figlio e di certo non è stata l’ultima. Tolto questo episodio comunque le cose in campo vanno discretamente, Bernard non raggiunge la top ten che molti nel 2009 davano scontata, ma riesce a vincere altri due titoli – entrambi a Bogotà – e nel 2016 raggiunge la diciassettesima posizione della classifica, ad oggi ancora il suo best ranking.
Il rapporto con il tennis si incrina: “Gioco per non lavorare”
Sarà solamente a Wimbledon 2017 che Tomic si ritroverà per la prima volta a perdere totalmente il controllo della situazione. La vera discesa inizia da i campi, o meglio, da una sala conferenze dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club; dove sei anni prima tutti avevano pronosticato le migliori cose per la sua carriera. La brutta sconfitta contro Mischa Zverev potrebbe tranquillamente passare inosservata, ma le dichiarazioni del post match gli costano £20.000 di multa e soprattutto la fine del contratto con Head. “Il tennis mi annoia. Non mi interessa alzare un trofeo, arrivare ai quarti di finale degli Us Open non mi cambia nulla. Giocherò altri dieci anni così non dovrò lavorare quando smetto”. Le sorprendenti parole di Bernard dopo la sconfitta sul’erba londinese.
Qualche mese dopo Tomic fallisce la qualificazione al main draw dello slam di casa cedendo a Lorenzo Sonego. Seguirono due mesi di stop e una brevissima partecipazione al reality show australiano “I’m a Celebrity… Get Me Out of Here”, un programma molto simile all’Isola dei Famosi con ambientazione nel Kruger National Park in Sudafrica. Prima della partenza Bernard dichiarò: “Penso che sia una cosa importante da fare per me stesso, per far vedere al pubblico chi sono veramente. Credo che la maggior parte dei miei problemi derivi dal fatto che faccio questa stessa cosa da quando avevo otto anni, non ho studiato per diventare dottore, l’unica cosa che so fare è giocare a tennis”. Dopo pochissimi giorni il tennista decise di lasciare la trasmissione creando polemiche, tant’è che in sua difesa intervenne lo psicologo Carr-Gregg prendendosela con il presentatore dello show: “Il trattamento riservato a Tomic nello show è stato vergognoso. E’ un ragazzo confuso che andrebbe aiutato e non ridicolizzato”. Nell’arco della stagione il classe 92 uscirà dai primi 200 del ranking salvo chiudere l’anno nuovamente in top 100 dopo il quarto trionfo della carriera, a Chengdu vittoria in finale contro Fabio Fognini.
La lite con Hewitt e il 2020 come ultimo spartiacque
L’exploit cinese non si rivelerà sufficiente per ripartire e al ritorno in patria emergono nuovi problemi. La sconfitta contro Cilic al primo turno dell’Australian Open è comprensible, ciò che fa parlare è la discussione con il coach di Coppa Davis Lleyton Hewitt. I rapporti tra i due erano incrinati già dal principio, quando nel 2009 il padre di Bernard rifiutò di fare allenare il figlio con il vincitore slam non ritenendolo abbastanza forte. Per un ex numero 1 del mondo esser rifiutato da un giocatore junior è uno smacco troppo pesante che dà il via ai dissapori. L’apice della polemica viene raggiunto nel gennaio della passata stagione quando Hewitt rispose così alle dichiarazione dell’ex promessa australiana: “Lui è un clown che fa commenti stupidi, questo è tutto. Dispiace anche che dopo tutto quello che ho fatto per provare ad aiutarlo lui faccia ancora gli stessi errori”. A queste parole Lleyton aggiunse di aver subito minacce insieme alla sua famiglia.
La replica di Tomic arrivò tramite un programma televisivo, ospitato insieme al padre ha rivangato negli anni raccontando in particolare un episodio risalente al 2010 quando Hewitt non digerì le parole dell’allora diciassettenne che fece riferimento in una conferenza ai cattivi rapporti tra la federazione e l’ex numero uno del mondo: “Alla vigilia di un match di Davis mi chiuse nello spogliatoio e mi disse di dire ciò che sapevo sulla questione se no non avrei giocato all’indomani. Avevo diciassette anni e mi sono sentito intimidito”. Nello stesso programma Bernard dichiarò di aver mandato qualche messaggio a Hewitt dicendogli di tenere le distanze da lui, ma smentì di aver scritto alla famiglia.
Archiviata la questione Hewitt, i risultati in campo sono precipitati ed è arrivato l’ennesimo addio alla top 100. Il 2019 è giunto al termine con sei sconfitte consecutive – se non contiamo il walkover con Fucsovics – ed un problema alla mano. “Ad Atlanta mi sono strappato i legamenti giocando a basket. Non avrei dovuto giocare a Shanghai e Stoccolma e onestamente da Cincinnati in poi non sono mai stato al 100%. Adesso però la mano sta meglio” Le parole di Tomic alla vigilia della nuova stagione. Il 2020 per sperare nella ripresa di uno dei tanti talenti persi per strada, con la paura che Bernard non riesca ad invertire rotta e non trovi più la strada di casa.