Mentre arriva l’ufficializzazione del quarto caso di positività fra tennisti e addetti ai lavori, l’ipotesi circola a Melbourne. E il commissario per la pandemia dello stato del Victoria, Emma Cassar, avverte i ribelli che non vogliono adeguarsi alle (strettissime) regole: «prenderemo ogni violazione molto seriamente»
Gli Australian Open potrebbero slittare di una ulteriore settimana. E’ una possibilità reale, l’ipotesi circola fra gli addetti ai lavoro ‘reclusi’ in Australia e del resto Craig Tiley, direttore di Tennis Australia in un tweet di qualche settimana fa aveva ammesso che la possibilità era stata presa in considerazione. Anche perché la situazione non è delle migliori, fra mugugni, polemiche, e l’annuncio più o meno ufficiale di nuovi casi.
Un quarto caso di positività – i primi due in arrivo da Abu Dhabi e Los Angeles, il terzo su quello da Doha – è stato annunciato, secondo Fox Sports si tratterebbe di un membro dello staff che si occupa delle trasmissioni tv, in arrivo da Los Angeles (gli altri sono Edward Elliot (allenatore di Lauren Davis), Sylvain Bruneau (allenatore di Bianca Andreescu) e un assistente sul volo LA-Melbourne) . E il commissario per la pandemia dello stato del Victoria, Emma Cassar, avverte i ribelli che non vogliono adeguarsi alle (strettissime) regole: «prenderemo ogni violazione molto seriamente», e le preoccupazioni delle autorità crescono. Anche perché non tutti gli atleti dimostrano di accettare con serenità le regole della quarantena, come ha dichiarato la commissaria per il Covid dello stato di Victoria, Emma Cassar: «considereremo ogni violazione con estrema serietà», ha detto la Cassar, aggiungendo di aver dovuto già ‘sgridar’ un tennista che uscito sul corridoio fuori dalla sua stanza voleva dialogare con un altro tennista (cosa vietatissima). «I comportamenti di sfida» non saranno accettati, precisa la Cassar. Se si vuole parlare con qualcuno basta usare il telefono, senza bisogno di mettere a repentaglio la salute altrui». Ai tennisti presenti sui voli incriminati da Los Angeles e Abu Dhabi – l’esito dei loro esami dovrebbe essere reso noto in giornata – era stato spiegato inoltre che tenendo la mascherina e usando i disinfettanti non sarebbero stati considerati potenzialmente a rischio contagio, ma a quanto pare molti hanno rifiutato di adottare le precauzioni e ora si trovano ad affrontare l’isolamento. Chiunque abbia avuto modo di visitare l’Australia sa benissimo che su questi temi le autorità locali non scherzano: anni fa si veniva addirittura spruzzati di disinfettante durante il volo, e i cani ‘molecolari’ nella zona arrivi sono spietati nel rivelare la presenza di alimenti non tollerati, con il rischio concreto di essere rispediti a casa con il primo volo disponibile.