Il «topolino» australiano ha dato tutto contro il sosia di Ricky Cunningham, ma è stato un «happy day» solo per l’azzurro, che ha sfruttato con intelligenza il divario di potenza con l’avversario
Viste le somiglianze, sulle prime i match tra Sinner e De Minaur potrebbero arrivare all’occhio come un confronto immaginario tra il Richie di Happy Days e il Mickey Mouse di Walt Disney: qualcosa a metà tra la sit-com e il cartone animato.
Poi realizzi che trattasi di tennisti e spulciando spulciando scopri che tra i due si è appena consumato il terzo faccia a faccia, risoltosi anche questo a favore del rosso atesino.
Tanto da sfrucugliare in me curiosità da ex coach per rilevare in un tennis apparentemente a specchio piccoli dettagli che hanno fatto la differenza. Il Topolino di Sidney è un mostro di mobilità e sa districarsi in modo egregio tra situazioni di attacco e altre di difesa. Un campione coi fiocchi, se non difettasse in potenza. Soprattutto in un diritto che impatta troppo dietro per offrire pesantezza nella gestione del gioco. Una debolezza nella quale oggi Sinner ha affondato la lama a piene mani, mietendo su quel colpo punti su punti. Il giovane di Down Under, inoltre, non sfoggia un servizio prorompente in linea coi tempi giacché privo di sufficiente caricamento delle gambe. Quanto ne viene fuori è un acchito di scarsa incisività sul quale, in data odierna, Jannik ha disposto dello scambio fin dalla fase iniziale. Detto questo aggiungo che nell’ottavo di finale appena andato in onda a Melbourne le versioni attuale di Richie e Topolino hanno offerto uno spettacolo degno del miglior tennis a tutto campo, spaziando con facilità tra soluzioni di rimbalzo e altre al volo.
E siccome nello show sportivo la simpatia dei personaggi ha sempre avuto il suo bel peso, stando alle immagini pare che il match sia stato apprezzato di anche dai teenager assiepati tra gli spalti della Rod Laver Arena. Proprio come avveniva davanti alle immagini televisive di Happy Days e ai fumetti di Mickey Mouse.