Il dottor Maurizio Marvisi, da pneumologo che professionalmente segue anche calciatori professionisti, ci spiega quale sono i veri rischi che si corrono a Melbourne per l’aria tossica diffusa dagli incendi. I pericoli per uno sportivo in forma che non soffre di asma sono limitati, diversa la situazione per anziani e cardiopatici, che devono guardarsi da ictus e infarti

Ma qual è il vero rischio a cui si sottopongono i tennisti a Melbourne in questi giorni a causa dell’aria intossicata dagli incendi? Fare sport in maniera prolungata all’aperto può causare malanni acuti e problematiche croniche? «Per atleti giovani, in forma e senza problemi cardiovascolari o di asma – spiega Maurizio Marvisi, direttore della divisone di Pneumologia dell’Istituto Figlie di San Camillo di Cremona – il rischio è essenzialmente quello del broncospasmo (difficoltà di respirazione, ndr) che si può risolvere con un broncodilatatore, ovviamente comunicandolo alle autorità antidoping. Io seguo professionalmente alcuni calciatori della Cremonese che, anche considerata l’aria molto inquinata della Pianura Padana, utilizzano dispositivi simili. Diversa è la questione per persone anziane e/o che soffrono di cuore, perché il particolato più sottile, ad esempio il PM 2.5, può penetrare negli alveoli polmonari e poi entrare in circolo nel sangue, con conseguenze che in casi estremi arrivano fino all’infarto o all’ictus» E’ possibile stabilire un parametro, una sogli oltre la quale è meglio interrompere il gioco o procedere solo al chiuso? «Non è facile, non ci sono studi mirati a questo problema, più che altro si fa riferimento a ciò che è successo in seguito al crollo delle torri gemelle, o negli incendi in Amazzonia. Non vi è però pericolo di problemi cronici, quelli si verificano solo con esposizioni prolungate al particolato, ma parliamo di anni».