Andy Murray torna in una finale 27 mesi dall’ultima volta: a contendergli il titolo del Sydney Tennis Classic, ci sarà Aslan Karatsev. Nel torneo femminile, sarà sfida per cuori forti tra Barbora Krejcikova e Paula Badosa

Sir Andy Murray, un tennista per cui gli aggettivi del nostro vocabolario non sono sufficienti per descriverlo. Tre anni fa, l’anca non gli dava tregua e, in lacrime, rifletteva sulla possibilità di dover dire addio al tennis. Oggi, una protesi e svariate riabilitazioni dopo, lo scozzese torna a ottenere l’accesso in una finale, come non accadeva da Anversa 2019, torneo che poi conquistò battendo, all’ultimo atto, Stan Wawrinka. Nulla ha potuto la furia di Reilly Opelka, domata nella semifinale di Sydney con un sofferto 6-7 6-4 6-4 e grazie ad una tattica in risposta eccellente, che solo i migliori ribattitori del mondo possono permettersi. Il britannico, infatti, ha risposto con i piedi piantati sulla riga, colpendo la palla mentre saliva, nonostante le velocità dei servizi statunitensi spesso toccassero i 220 km/h. Dopo un primo set complesso, l’ex numero 1 del mondo ha fatto valere la propria superiorità tecnica, costellata di backspin taglienti e di lob millimetrici. Dopo quasi 2 ore e 30 minuti, l’americano ha dovuto soccombere e la gioia di Murray è esplosa arrivando a toccare il cielo. 27 mesi dopo, l’ex numero uno al mondo è ancora in finale, 17 anni dopo la prima volta. Il bilancio in carriera, più che positivo, dice 46-22. Che succederà stavolta? Arriverà il titolo numero 47?

Chiedere ad Aslan Karatsev, sopravvissuto ad una maratona di 3 ore e 5 minuti: il russo, semifinalista in carica degli Australian Open, ha battuto Daniel Evans con il punteggio 6-3 6-7 6-3, al termine di un incontro molto lottato, spettacolare e ricco di colpi di scena. Il tennista britannico, in formissima e ancora imbattuto dopo 5 incontri stagionali, ha venduto cara la pelle e ha dato mostra di tutta la sua brillantezza tecnico-tattica per tenere testa alle straordinarie risposte di Karatsev. Come risultato di ciò, è venuta fuori una sfida tecnicamente sublime, forse la migliore di questo primo scorcio del 2022. Dopo un primo parziale ben condotto dal russo, il match si è acceso e ha iniziato a regalare emozioni palpitanti. Ne è la prova il tiebreak del secondo set, in cui Evans, dopo aver cancellato 3 matchpoint, ha trionfato per 15-13 e ha chiuso una frazione durata ben 88 minuti. Nel terzo set, poi, continui scambi di break e l’inerzia che cambiava come neanche il vento in una fredda giornata invernale. Alla fine, però, è stato il numero 20 del mondo a piazzare l’allungo decisivo, approdando alla sua quarta finale in carriera.

Nel torneo femminile, il match di cartello è stato quello tra Barbora Krejcikova e Anett Kontaveit. Anche in questo caso, le emozioni non sono affatto mancate, anzi. La campionessa in carica del Roland Garros ha trionfato sì, ma dopo aver annullato ben 7 match point ad una scatenata Kontaveit, la quale si è arresa solo per 0-6 6-4 7-6, con un tie-break finale terminato per 14 punti a 12. Se l’estone potrebbe far registrare un nuovo best ranking in caso di trionfo in finale di Krejcikova, la ceca, che aveva chiuso il 2021 un po’ in affanno, dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che le appartiene eccome il suo attuale status di top 5. Krejcikova, in finale, affronterà Paula Badosa: la spagnola, on fire proprio come durante l’intera passata stagione, ha dominato la seconda semifinale e ha rifilato un bel 6-2 6-2 a Daria Kasatkina: la russa, salvo qualche raro scatto d’orgoglio, è stata nettamente inferiore alla sua avversaria, la quale, se non si fosse distratta nel momento di chiudere, avrebbe potuto anche vincere con uno score più severo. I due precedenti tra Krejcikova e Badosa sono entrambi terminati per 6-1 7-5 in favore della spagnola. La storia si ripeterà? Difficile prevederlo.