Il numero 2 di Russia, attualmente in finale nel prestigioso torneo degli Emirati, ha rilasciato delle bellissime dichiarazioni sull’amico e connazionale Daniil Medvedev.

Prosegue lo straordinario momento di Andrey Rublev. Dopo una sconfitta deludente agli Australian Open contro Marin Cilic al terzo turno, il numero 2 di Russia ha inanellato una serie di grandi risultati: la semifinale a Rotterdam due settimane fa, la vittoria la settimana scorsa a Marsiglia ed attualmente è in finale nell’ultimo atto dell’ATP 500 di Dubai, grazie al successo in rimonta, 3-6 7-5 7-6(5) su Hubert Hurkacz. Per il secondo torneo di fila il numero 7 del mondo è quindi nell’ultimo atto, un traguardo che non si aspettava di raggiungere: “Ad essere onesto con te sono totalmente stanco” – ha affermato di primo acchitto il russo in conferenza stampa -. “Prima di arrivare qui a Dubai avevo detto al mio team che non sapevo come Tsitsipas fosse riuscito per due anni di fila a vincere a Marsiglia e poi ad approdare in finale la settimana dopo in questo torneo. Non immaginavo di poter riuscire in quest’impresa e non so ancora come ho fatto. Sicuramente – ha aggiunto il moscovita, che in finale se la vedrà col sorprendente Jiri Vesely – la fiducia accumulata in quel di Marsiglia mi ha dato una grande mano, poi anche la fortuna di aver giocato bene nei momenti importanti degli incontri ha fatto la differenza“.

Il tennis russo, proprio grazie anche allo stesso Rublev, sta vivendo un’epoca d’oro, coronata in questi giorni dalla conquista della prima posizione mondiale da parte di Daniil Medvedev. Un traguardo incredibile per il moscovita, che risulta essere il primo numero 1 al mondo diverso da un Fab Four dal 2004. Questo evento non poteva passare inosservato durante la conferenza di Rublev: “È un momento storico – ha dichiarato il numero 2 di Russia -. “Daniil sta facendo un lavoro incredibile e ha realizzato qualcosa di impensabile. Inoltre ha ispirato molte persone, anche me, perché quello che fa in campo, il modo in cui vince è pazzesco. C’è molto da imparare da lui“. Nel corso della conferenza poi Andrey ha ricordato anche un match contro il collega ed amico Medvedev, risalente a quando i due avevano sei anni: “Fu la prima volta che lo sfidai. Non era nemmeno un torneo ufficiale, era un evento locale. Ricordo che la partità durò oltre tre ore perché giocavamo solo colpi molto lenti e addirittura ci fu uno scambio durato circa dieci minuti. Sin da bambino si vedeva quanto fosse un combattente e anche se i suoi colpi erano strani, come ora (ride, ndr), dava sempre la sensazione di essere nel match. Non mollava nulla e questo non è cambiato. Credo – ha concluso – sia l’aspetto principale per cui è arrivato ad un livello così alto ed ora addirittura in vetta al ranking“.