Andy Murray vince il premio Arthur Ashe Humanitarian Award per la sua attività a sostegno della crisi derivata dal conflitto russo-ucraino. Lo scozzese diventa il quarto tennista a vincere due volte il premio.

Andre Agassi, Roger Federer, Aisam-Ul-Haq Qureshi e, da oggi, Andy Murray. Questa è la lista degli unici tennisti che sono riusciti a vincere l’Arthur Ashe Humanitarian Award per due volte. Quest’anno l’ATP ha premiato nuovamente Andy Murray, in virtù dell’impegno dello scozzese nella causa ucraina, a seguito dello scoppio del conflitto con la Russia. “A febbraio stavo giocando un torneo a Dubai e ricordo di aver letto notizie sulla possibilità che accadesse qualcosa tra Russia e Ucraina”. – Così inizia il saggio, pubblicato sul sito dell’ATP, in cui Murray spiega le motivazioni che lo hanno spinto a interessarsi agli sforzi umanitari che sono stati diretti verso il paese colpito. “Poco dopo ho deciso che, da Indian Wells in poi, avrei donato tutto il mio ricavato dai tornei alle iniziative umanitarie che UNICEF stava organizzando per l’Ucraina”. Con questa nobile azione, Murray ha raccolto più di 630.000 dollari. “Quando vedo le immagini dei bambini avvolti da situazioni di questo tipo, mi viene il mal di stomaco”. – Si legge ancora nel saggio. – “Io ho quattro figli che sono molto fortunati, perché stanno bene e hanno tutto. Essere un genitore, però, ti fa vedere queste cose in modo diverso. […] Io sono nella condizione privilegiata di poter fare la differenza, e spero che i soldi che ho inviato attraverso UNICEF possano aiutare in qualche modo i bambini”. Andy Murray è ambasciatore UNICEF dal 2014, anno in cui ha ricevuto per la prima volta questo riconoscimento, e da quel momento si impegna costantemente per aiutare chi è in difficoltà. Questo, ammette nel saggio, non è sempre stato il suo modo di vedere le cose: “Quando ero più piccolo, intorno ai miei vent’anni, non mi importavano molte altre cose al di fuori del tennis. Quando ho iniziato a invecchiare e a maturare un po’, ho realizzato che ci sono cose ben più importanti dello sport”.