L’ex campione azzurro ha analizzato il cammino degli italiani a Melbourne in un’intervista all’AGI

Lorenzo Musetti ha diversi alibi: dal campo veloce che non gli è congeniale al fatto che il suo coach si è sentito male prima che entrasse in campo. Diversamente ci sono meno scuse per l’eliminazione di Matteo Berrettini“. Non utilizza troppi giri di parole Paolo Bertolucci per analizzare il cammino degli italiani agli Australian Open.

A 27 anni è nel pieno della sua maturità tennistica e giocava su una superficie adatta – afferma l’ex campione azzurro in un’intervista all’AGI-. Andy Murray è il lontano parente di quello dei Fab Four. Invece è entrato in campo un po’ spento, senza la giusta convinzione, facendosi invischiare in lunghi palleggi e facendo scelte spesso frettolose. Il rammarico aumenta se si pensa che, dopo i primi due set, ha giocato bene e ha recuperato avendo anche un matchpoint”.

Infine una battuta su Lorenzo Sonego e Jannik Sinner. “Lorenzo giocava contro un giocatore più forte di lui (Hurkacz, ndr), ma come sempre ha dato tutto. Jannik invece lo scorso anno è uscito male da questo torneo, mentre quest’anno si spera vada meglio anche se non è stato fortunato perché si trova nella parte sbagliata del tabellone. A differenza dei Masters 1000 – spiega Bertolucci – nei tornei dello Slam si aprono spesso praterie per l’eliminazione di campioni. È successo anche a Melbourne con l’uscita di Nadal, Ruud, Fritz e Zverev. Per Berrettini sarebbe stato un cammino agevole. Diversamente per Sinner il tabellone non è affatto favorevole: se vince domani sera dovrebbe trovare Stefanos Tsitispas”.