L’articolo di Alessandro Nizegorodcew, tratto dal numero di dicembre della rivista ‘Il Tennis Italiano’, che racconta la storia di Mattia Bellucci fra sogni e obiettivi futuri
L’ascesa di Mattia Bellucci è stata impetuosa. In pochi mesi ha scalato oltre 500 posizioni in classifica e si è fatto conoscere al grande pubblico a suon di vittorie e prestazioni convincenti. In questo articolo scritto da Alessandro Nizegorodcew, tratto dal numero di dicembre della rivista ‘Il Tennis Italiano’, il giovane italiano ha raccontato la propria storia rivelando sogni e obiettivi futuri. “In questi anni, ogni tanto, ho pensato che il mio sogno stesse sfumando. Arrivare nei Challenger o al numero 150 ATP mi sembrava quasi un’utopia. Stavo lavorando bene, ne ero consapevole, ma non mi sarei mai aspettato risultati di questo genere”. È stata un’annata di prime volte, di gioie e un po’ di paura, chiusa con due clamorosi successi challenger consecutivi (Saint-Tropez e Vilnius) che hanno permesso a ‘Bellux’, mancino dallo splendido rovescio bimane, di raggiungere il n.155 del mondo e di sfiorare la qualificazione alle ‘Intesa San Paolo NextGen Atp Finals’. “Tutto ciò nonostante un infortunio al ginocchio e un problema cronico di crampi muscolari che non riuscivo a risolvere. E invece alla fine è stata una stagione da sogno”.
Papà e il tennis. Mattia Bellucci nasce a Busto Arsizio il 21 giugno 2001 e inizia a giocare a tennis prestissimo con il papà/maestro Fabrizio. “In realtà sono di Castellanza – spiega il giovane talento lombardo – anche se tutti scrivono che sono di Busto, dove invece sono solamente nato. Ho cominciato a giocare a 3 anni con mio padre grazie a un campo in cemento all’aperto presente nel nostro condominio; a 5 anni ero già appassionato, anzi direi follemente innamorato del tennis, tant’è vero che piangevo ogni volta che ero costretto a uscire dal campo. Negli anni successivi ci siamo spostati in un circoletto che aveva due campi in erba sintetica e a 6 anni ero già impegnato in qualche piccolo torneo della zona. Il Lemon Bowl, che ho disputato due volte da under 10 e under 12, è stato il primo evento di un certo spessore al quale ho partecipato. Ricordo ancora una semifinale persa con Marco Furlanetto; era la mia bestia nera, contro cui non sono mai riuscito a vincere in oltre dieci sfide”. Mattia da piccolo lascia intravedere un grande talento e, da under 13, vince i campionati italiani di categoria in finale su Matteo Arnaldi. “Quando l’ho sconfitto nella finale del challenger di Saint-Tropez non ho potuto non sapere a tale coincidenza. I miei successi più importanti, da bambino e poi da professionista, sono giunti contro Matteo”. Negli anni successivi Bellucci gioco a livello Tennis Europe e ITF under 18, ma i risultati non sono incoraggianti come nelle annate precedenti. “Tra i 15 e i 17 anni non giocavo benissimo. Andavo al liceo linguistico, mi allenavo solamente nel pomeriggio a differenza di molti miei coetanei e tralasciavo quasi del tutto la preparazione atletica. I sogni di diventare un giocatore ATP non mi avevano abbandonato, ma i dubbi erano sicuramente aumentati”. Il 2020 è l’anno del Covid-19, della maturità svolta in DAD compreso l’esame finale e del ritorno in campo nei futures. Nel mese di luglio del 2021 Mattia è costretto ad affrontare una fase molto complicata, quando il rapporto con il papà-allenatore peggiora e si incrina. “È stata una parentesi molto impegnativa – racconta Bellucci -, in campo non stavamo più bene insieme. Ho preso la decisione di spostarmi per provare a dare una svolta alla mia carriera. Dopo un periodo di allenamento con Alessandro Da Col mi sono spostato alla MXP Academy da Fabio Chiappini, grazie anche al consiglio del tecnico federale Giancarlo Palumbo. Oggi, comunque, il rapporto con papà è migliorato tantissimo e ne sono davvero felice”.
L’estate delle meraviglie. Mattia inizia a lavorare seriamente con coach Chiappini e il suo staff, migliora la parte tecnica e quella fisica. I risultati nei $15.000 e $25.000 portano una discreta dose di fiducia e all’inizio del 2022, con una classifica che recita n.681 ATP, prende il via un’annata eccezionale. Nei primi mesi arrivano 5 titoli a livello Futures (il primo vinto in finale su Francesco Passaro, coetaneo autore di una stagione altrettanto positiva) e a luglio è il momento del salto nei challenger. “Il primo main draw l’ho giocato nel torneo MEF Tennis Events di Todi grazie a una wildcard, mettendo in difficoltà per tre set un buon giocatore come Daniel Masur. Da quel momento ho ingranato la marcia giusta con ottimi piazzamenti tra Verona (“dove ho battuto Gaio, primo tennista di un certo livello sconfitto”) Cordenons, Trieste (“lì ho affrontato e sconfitto Seppi, che emozione incredibile!”) e Stettino. Purtroppo però non ho trovato grande continuità per due diverse ragioni: la prima legata a un infortunio al ginocchio (condropatia rotulea), la seconda a un problema di crampi che mi ha bloccato in 4-5 tornei. Dopo una serie infinita di analisi, e dopo qualche momento di sconforto, ho risolto grazie all’aiuto di un nutrizionista”. Si torna a giocare sul cemento e Mattia improvvisamente prende il volo con le vittorie a Saint-Tropez e Vilnius. Era dai tempi di Stefano Pescosolido, nel 1991, che un giocatore italiano così giovane non metteva a referto due challenger in due settimane consecutive. “La settimana di Saint-Tropez non la scorderò mai: ho giocato benissimo, in crescendo, battendo ottimi giocatori come Grenier, Rodionov, Caruso e, in finale, Arnaldi. Nelle ore prima della finale abbiamo tentato entrambi la carta della scaramanzia. “Vincerai tu sicuramente”, “No, il titolo è già tuo”. Ho giocato un match di livello altissimo dall’inizio alla fine, sempre con grande concentrazione. Credo che Arnaldi sia fortissimo, lo ritengo a oggi più forte di me ed ero sicuro di perdere. Probabilmente questo pensiero mi ha aiutato a non mollare di un centimetro anche quando ero avanti set e break”.
Passioni e scaramanzie. Come ogni tennista che si rispetti, anche Mattia Bellucci ha delle fissazioni piuttosto marcate. “Sono molto molto scaramantico – spiega ‘Bellux’ – e oltre a mangiare sempre nello stesso ristorante in casa di successo, posiziono la borsa sulla panchina su cui era seduto il vincitore del match precedente. Non posso farne a meno. Se gioco primo match? A quel punto scelgo col cuore… e che me la mandi buona. La mia passione più grande invece è legata, sin da quando sono bambino, alle scarpe. Oggi si è allargata alla moda in generale e ai vestiti. Altri sport? Sicuramente basket NBA e motori”.
Fonti di ispirazione. Mattia sin da bambino ha un unico grande idolo: Rafael Nadal. “Non so nemmeno quante volte io abbia guardate e riguardato i suoi colpi, soprattutto il suo dritto. Per quanto concerne tennisti a cui ispirarsi tecnicamente, io e Fabio stiamo studiando sicuramente Nishioka, Verdasco e, anche se non è mancino, Alcaraz, in particolar modo per l’esecuzione del dritto. È sicuramente il fondamentale che devo migliorare maggiormente. E pensare che da bambino sembrava il colpo naturale, ma con il passare degli anni il rovescio, più piatto, è diventata la mia arma insieme al servizio. Penso di poter giocare al meglio sul veloce e, in prospettiva, anche sull’erba”.
Obiettivi e sogni. Il primo Slam da professionista, partendo dalle qualificazioni, lo giocherà tra poche settimane a Melbourne. “Gli Australian Open sono il mio torneo preferito. Ricordo tanti match di Nadal negli anni a cui sono molto legato, ma non solo. Non so spiegare il motivo ma è un torneo che ho nel cuore. Sono già emozionato, penso tanto al momento dell’esordio e so già che potrei pagare dazio a un po’ di tensione”. Obiettivi realistici, ma anche sogni nel cassetto per il 2023. “L’obiettivo è quello di entrare in Top-100, credo di avere le qualità per farlo già l’anno prossimo. Se dovessi scegliere un avversario con cui condividere il campo? Oltre a Nadal dico Kyrgios, uno che mi tiene incollato allo schermo. Il sogno è partecipare a un main draw di un Masters 1000, magari Roma, ma andrebbero benissimo anche Indian Wells o Miami. Sono pronto, carico, non vedo l’ora di disputare tornei sempre più prestigiosi e affrontare grandi campioni, sperando di avere accanto a me il più possibile la mia ragazza Alice, con cui amo condividere viaggi e nuove esperienze”.
Il 2022 è stato l’anno dell’esplosione, il 2023 potrebbe rappresentare la svolta per Mattia Bellucci. Confermarsi è sempre complicato, mentalmente e fisicamente, ma il ventunenne di Castellanza ha un tennis brillante e fuori dal comune. Il futuro è nelle sue mani, ricche di talento.