In conferenza stampa, l’australiano ha parlato della sua evoluzione e della scelta di non essere seguito da un allenatore

Dopo la finale raggiunta a Wimbledon, la prima in carriera un torneo del Grande Slam, Nick Kyrgios continua a vincere e convincere. Impegnato questa settimana nel CITI Open, il torneo ATP 500 in scena sui campi in cemento di Washington nel quale trionfò nel 2019, l’australiano sembra essere il maggior indiziato per la vittoria del titolo.

Con il successo su Tommy Paul, l’attuale numero 63 del mondo ha conquistato l’accesso agli ottavi di finale e attende di finire il match con Reilly Opelka, sospeso per pioggia sul 7-6(1) 2-1 in suo favore, per approdare ai quarti di finale.

In conferenza stampa, l’australiano ha parlato della sua evoluzione e della maturità con la quale sta affrontando le recenti settimane nel circuito: “Essere in pace con me stesso mi aiuta, tutto ciò che mi circonda in questo momento è fantastico, ho la fortuna di avere una relazione sana e amorevole, lei mi sostiene e ci divertiamo sempre. Anche avere il mio fisioterapista a tempo pieno con me durante tutto l’anno è stato fantastico, non lo avevo negli anni precedenti. Il mio manager è uno dei miei migliori amici, quindi mi sento come se fossimo tutti sulla stessa linea d’onda, abbiamo gli stessi obiettivi. Se guardi ai giocatori di maggior successo al mondo, tutto intorno a loro è impostato, non si preoccupano di nulla all’esterno, il loro compito è semplicemente concentrarsi sul campo da tennis“.

Nick è poi tornato sulla scelta di non avere un allenatore al suo fianco: “Guardo molto tennis, conosco i punti deboli e i punti di forza dei miei avversari e faccio le mie ricerche. Penso che nessuno conosca il mio gioco bene quanto me, ma ci sono sempre piccoli dettagli in cui la mia squadra può aiutarmi. Non ho bisogno di qualcuno al mio fianco che mi dica come si gioca a tennis, ho solo bisogno di un parere positivo di tanto in tanto per darmi un feedback su quello che sto facendo. Ho avuto troppa negatività nella mia carriera. Sono sicuramente l’allenatore di me stesso, ma per me è tutto molto semplice: servo alla grande e poi gioco d’istinto, è così che funziona per me“.