L’australiana vince al termine di due set combattuti e centra la sua seconda finale Slam

Ashleigh Barty riporta l’Australia in finale a Wimbledon dopo 41 anni: nel 1980 fu Evonne Goolagong a raggiungere l’atto conclusivo del torneo, oggi ci riesce proprio lei grazie al 6-3 7-6 rifilato ad un’encomiabile Angelique Kerber. La giocatrice nata ad Ipswich, campionessa del Roland Garros 2019, ritrova una finale Slam a distanza di 25 mesi. La sua avversaria verrà fuori dal match tra Karolina Pliskova e Aryna Sabalenka.

La partenza è tutta marcata Ashleigh Barty: nonostante due palle break non sfruttate dalla tedesca nel game d’apertura, è l’australiana a trovarsi subito sul 3-0. Kerber, tuttavia, dopo aver annullato una sentenziosa palla del doppio break, entra in partita e comincia non solo a tenere la battuta con facilità, ma anche a mettere spesso l’avversaria in difficoltà. La numero 1 del mondo, infatti, deve, per ben due volte, salvare una situazione di 0-30. In particolare, trovatasi a servire per il set, è costretta a cancellare una pericolosa chance per il controbreak, ma riesce a tornare a galla nel game: 6-3 e primo set in archivio.

Nel secondo parziale, prosegue il buon momento della campionessa 2018, la quale mette a segno una serie di 12 punti a 4 e si prende il break di vantaggio, confermandolo fino al 5-2, pur trovandosi due volte ai vantaggi. A quel punto, però, arriva la prepotente reazione della tennista di Ipswich, che, dopo essere stata a 2 punti dal perdere il set, ottiene 11 punti consecutivi e si trascina fino al 5-5. Kerber, allora, sembra in difficoltà psicologica, ma la tedesca è bravissima a difendere un game che poteva segnarne la resa. La seconda frazione, di conseguenza, viene decisa da un tiebreak dominato da Barty, che chiude 6-3 7-6 dopo 1 ora e 27 minuti di gioco.