Alla scoperta del 21enne ligure, allievo di Alessandro Petrone, che in due mesi ha centrato dieci vittorie su tredici match. Dalla occasione romana (mancata) con Cilic al primo titolo Challenger di Francavilla: storia di un salto di qualità
Tratto dalla rivista “Il Tennis Italiano”, luglio 2022 – di Alessandro Nizegorodcew
“A livello fisico e di resistenza mi sento il più forte di tutti e quando arrivo al terzo set so di avere qualcosa in più dei miei avversari”. Al terzo set Matteo Arnaldi è una sentenza. Dal Challenger di Roseto degli Abruzzi sino al quarto di finale a Vincenza (da fine marzo a fine maggio), il ventunenne ligure ha messo in fila un record, nel parziale decisivo, di dieci vittorie e tre sconfitte. “Posso vincere o perdere, ma ho la consapevolezza che, se riesco ad andare in lotta, ho buone possibilità di vincere il match. Nell’ultimo anno è finalmente arrivato un primo salto di qualità, i motivi sono tanti, ma il principale credo sia riconducibile alla serenità che ho raggiunto fuori dal campo”. ‘Arnalds’ è finito sotto la luce dei riflettori agli Internazionali d’Italia dove, dopo aver brillantemente superato le pre-qualificazioni, si è ritrovato ad affrontare Marin Cilic sul campo centrale. “Ho perso 6-1 6-4 senza aver espresso il mio miglior tennis – spiega Matteo – e a fine match ero molto arrabbiato. Quella sfida, davanti a tanta gente, nel mio primo incontro Atp e con così tanta pressione, è stata però importantissima per quanto sarebbe poi accaduto nelle settimane successive”.
Dopo il Foro Italico sei andato a Francavilla al Mare e hai vinto il tuo primo titolo Challenger…
“Aver giocato quel match con Cilic è stato importante per gestire la tensione della mia prima finale. Probabilmente qualche mese prima avrei avuto maggiori difficoltà in una situazione del genere, davanti a oltre 200 persone, invece sono entrato in campo molto tranquillo, come fosse un match qualsiasi. E nonostante qualche brivido l’ho portata a casa”.
Facciamo un passo indietro. Un anno fa hai deciso di tornare a casa, a Sanremo, e di affidarti ai coach Alessandro Petrone e Matteo Civarolo. Cosa ti ha spinto a farlo?
“Venivo da un momento non semplice. Mi allenavo a Tirrenia e sentivo di dover cambiare qualcosa per ritrovarmi. Al centro tecnico Fit sono sempre stato bene e il problema non era certamente tecnico; ma tornare a casa, in quel momento, è stata la scelta migliore. A Sanremo, tra famiglia e affetti, ho ritrovato la serenità perduta e di conseguenza anche il mio tennis. Alessandro e Matteo sono stati molto importanti, così come il preparatore fisico Diego Silva, ma i buoni risultati giunti alla fine dello scorso anno penso siano figli del buon lavoro tecnico-tattico svolto a Tirrenia”.
Ma nel 2022 la svolta: nuovo team e salto di qualità…
“Quest’anno, dopo un inizio complicato sul veloce indoor (5 sconfitte consecutive, ndr), ho iniziato a ingranare a Roseto degli Abruzzi per poi trovare continuità di rendimento e di risultati sulla terra battuta. Il percorso con Alessandro mi ha portato a grandi miglioramenti sotto tanti punti di vista: mi sento più completo, servo meglio, sono complessivamente più forte. Petrone è stato inoltre nei primi 400 Atp (best ranking n. 397 nel 2018, ndr), ha svolto attività internazionale, e questo è un valore aggiunto che altri maestri che mi hanno seguito non potevano vantare”.
Tanti italiani, anche più giovani di te, si sono fatti largo nel circuito Atp. Vedere i vari Musetti, Cobolli, Nardi, ottenere risultati prima di te è stato più difficile o stimolante?
“Io sono sempre molto tranquillo. Sono consapevole che ognuno debba seguire la propria strada; vedere tanti giovani italiani far bene è stato sicuramente uno stimolo, ero felice per loro. Pensavo: ‘se ce la fanno loro posso farcela anche io’. All’inizio però non è stato semplice perché quei risultati, io, non riuscivo a raggiungerli”.
Anche il tuo grande amico e coetaneo Francesco Passaro è “esploso”: quanto ti fa piacere?
“Abbiamo raggiunto un primo salto di qualità a distanza di pochi mesi. Io a fine 2021 e lui all’inizio di questa stagione. Ho un grande rapporto con tutti i ragazzi italiani del circuito, ma con ‘Passi’ c’è una vera e grandissima amicizia; ci supportiamo a vicenda giornalmente e dopo ogni match ci confrontiamo sugli avversari appena affrontati, su come far meglio la volta successiva e tanto altro”.
Al terzo set sei praticamente una sentenza. Quanta voglia c’è di sperimentare un “quinto set”?
“Molta. Ora che sono vicino ai top 200 ho una classifica che mi permetterà di giocare con continuità le qualificazioni degli Slam. E non vedo l’ora di testare il mio fisico con un quinto set da battaglia”.
Il coach Petrone: “Matteo è un perfezionista”
“Matteo è un ragazzo che vive per il tennis, ha grande forza di volontà e desiderio di migliorarsi costantemente per scalare il ranking”. Alessandro Petrone, ex n. 397 Atp e oggi coach di Arnaldi, è molto chiaro su quali siano pregi e difetti del giovane ligure. “Il suo pregio è, probabilmente, anche il suo difetto: è un perfezionista, il che è fantastico per la costante voglia di migliorarsi, ma può essere anche fuorviante nell’analisi di un match perso e conseguentemente nell’umore del giocatore. Dopo la sconfitta al Foro con Cilic, per esempio, era arrabbiatissimo. Troppo. Il nostro rapporto è nato a maggio 2021 e prosegue molto bene tra inevitabili alti e bassi. Il rapporto coach-giocatore è, nei fatti, molto simile a una relazione di coppia con tutte le conseguenze del caso. Abbiamo cominciato con una classifica intorno al numero 900 e dopo 12 mesi siamo a ridosso dei primi 200”. Ma cosa deve migliorare tennisticamente Arnaldi per crescere ancora? “Per prima cosa deve concentrarsi su obiettivi a lungo termine e non pensare al singolo risultato. In ogni aspetto del suo tennis vi saranno piccoli dettagli che potranno fare la differenza. Matteo è sempre attento, concentrato, volitivo; tutti elementi che permettono di migliorare velocemente. Deve sicuramente lavorare tanto sul servizio, che comunque è già cresciuto molto, e sull’ordine tattico in campo. E poi confrontarsi a un livello sempre più alto. Recentemente è venuto a Sanremo Roberto Bautista Agut. In pochi giorni di allenamento Matteo ha imparato davvero tanto di come un grande tennista si comporta sia dentro che fuori dal campo. La strada è lunga ma la stiamo percorrendo nel migliore dei modi”.