Ex numero 15 del mondo e campionessa del “1000” di Madrid nel 2010, la francese ha deciso di scrivere un nuovo inizio della sua carriera

Nel 2010 alzava al cielo di Madrid il primo titolo “1000” della sua carriera, il quarto in totale, battendo in finale nientepopodimeno che Venus Williams. Poi gli infortuni, la depressione e le varie vicissitudini giudiziarie con il padre, denunciato per violenza. Oggi, Aravane Rezai ha deciso di ripartire dal circuito ITF.

Già numero 15 del mondo, la trentasettenne tennista francese si è raccontata in un’intervista esclusiva, dove ha ripercorso i momenti cruciali della sua carriera e sottolineato gli aspetti più complicati del ritorno in campo.

Per me il tennis è secondario, non mi renderà felice. In questo momento cerco di essere il più umile possibile perché ne ho passate tante nella mia vita, ma sono comunque arrivata al numero 15 del mondo. Non ho obiettivi specifici, ma voglio rientrare tra i primi 200. Voglio acquisire quanta più esperienza possibile e poi trasmettere ciò che ho imparato, sia nel fallimento che nella vittoria, alla generazione futura. E per trasmettere le cose bisogna averle vissute“.

Le difficoltà di una ripartenza dal basso: “È molto complicato perché parto da zero, non mento. Bisogna saper scegliere i tornei giusti e allenarsi davvero in modo efficace per tornare con risultati e spendere il meno possibile. Non posso permettermi, oggi, di viaggiare con un pullman o di andare troppo lontano. Finanziariamente è difficile. Per fortuna ho i miei genitori e mio fratello. Arrivo a fine mese. Ho la fortuna di avere Lacoste e Babolat che mi seguono in questa avventura. Adesso tocca a me mettermi alla prova“.

Non è la prima volta che Rezai tenta il rientro: “Una grossa ernia del disco nel 2021 su un movimento, nel bel mezzo di una partita mi ha cambiato la vita. Non potevo più camminare. Ho preso cortisone per mesi. Il dolore dell’ernia è lancinante, la respirazione è difficile. Ci è voluto molto, molto tempo per il trattamento, con un dolore costante e lancinante. Mi è stato quasi fatto capire che non avrei più camminato. Mi è stato detto che avrei perso l’uso della gamba destra. È stata una prova molto importante per me. Fortunatamente, altri specialisti mi hanno aiutato a trovare soluzioni. La mia ernia non aveva effettivamente reciso i nervi delle gambe. Ma molto tempo dopo ho riacquistato la sensibilità“.

Una felicità ritrovata: “Ho sempre detto che non sarebbero stati un tendine rotto o un’ernia del disco a fermarmi. Non sono più la stessa Aravane, come donna e come giocatrice. A volte, quando mi rivedo, non mi riconosco. Oggi vedo la vita in modo completamente diverso. Senza odio, senza paura, senza tristezza, con tanta gioia e gentilezza. La mia felicità quotidiana sta nel modo in cui mi vedo evolvere e nel tempo che passo con le persone che amo. Quando sei giovane, il tennis è una questione di vita o di morte. Oggi faccio di tutto per arrivarci, ma non a tutti i costi“.