L’ex numero 1 al mondo, in una recente intervista, ha analizzato vari aspetti: la nuova generazione, il suo trionfo più speciale in carriera e il ritorno nel suo angolo di Ivan Lendl, che lo allenerà per la terza volta.
Andy Murray vuole tornare ad essere un assoluto protagonista del circuito e per farlo, come già risaputo da qualche giorno, si affiderà per la terza volta in carriera all’ex numero 1 del mondo Ivan Lendl. Il loro connubio in passato ha funzionato alla grande. Fra le altre cose, Murray vinse il suo primo titolo Slam proprio con l’ex tennista ceco nel suo angolo e, perciò, l’attuale numero 84 del mondo spera, con lui al suo fianco, di poter ritrovare una collocazione nel ranking più adatta al suo valore. Ma su cosa può influire Lendl, date le condizioni fisiche ormai da tempo precarie del suo allievo? Stando ad una recente intervista tenuta dal tre volte campione Slam, l’ex otto volte campione Major può dargli moltissimo dal punto di vista mentale: “Ivan in campo veniva sempre dipinto come un giocatore senza emozioni. In realtà parlando con lui di come si sentiva prima delle finali Slam, mi ha ammesso quanto fosse nervosissimo“. – ha dichiarato Murray, che poi ha aggiunto: “Mi ha detto che spesso vomitava prima di scendere in campo ma poi sapeva come mostrarsi rilassato. Questa è mentalità vincente ed è questo di cui ho bisogno intorno a me“.
Nel corso dell’intervista al Moselle Open poi il campione di Wimbledon 2013 si è espresso anche sulle proprie preferenze circa la nuova generazione tennistica: “Amo vedere Tsitsipas perché ha un modo di giocare estremamente appariscente. Mi piace ovviamente Alcaraz perché è giovanissimo ma è già un top player e penso possa rappresentare il futuro del tennis. Infine – ha affermato ancora Murray – mi piace molto anche vedere giocare Musetti sulla terra battuta. Guardare una sua partita mi diverte“.
L’ex numero 1 del mondo si è poi anche esposto su quello che reputa il successo più speciale della sua meravigliosa carriera: “Tra i tanti trionfi, scelgo i Giochi Olimpici perché hanno rappresentato la mia prima grande affermazione. Un successo che ricordo con molto piacere. La vittoria a Wimbledon? Dopo la finale ero più che altro sollevato e per questo – ha chiosato Murray – non me la sono goduta quanto avrei voluto“.