Lo scozzese mette a serio rischio i prossimi mesi, sempre per il problema all’anca: “Se dovessi aspettare il mese di maggio per l’operazione, dovrei osservare un periodo di stop di almeno 6-8 settimane”. Anche Tokyo 2020 è in forte dubbio.

Andy Murray ancora alle prese con l’infortunio all’anca. Lo scozzese non trova pace con il problema che ormai da qualche stagione lo sta limitando. Sembrava chiuso l’incubo con il rientro nel 2019 e il quarantaseiesimo titolo Atp conquistato ad Anversa a distanza di due anni dall’ultimo trionfo. Ad inizio 2020 le prime noie fisiche in occasione dell’Atp Cup. Secondo quanto riportato dalla BBC, il trentaduenne di Glasgow dovrà decidere prossimamente se eliminare una calcificazione ossea sull’elemento in titanio risalente al precedente intervento: “Non si tratta di un’operazione complessa, ma bisogna rispettare delle tempistiche precise – ha rivelato Murray -. Se dovessi aspettare il mese di maggio per l’operazione, dovrei osservare un periodo di stop di almeno 6-8 settimane“. Nulla è ancora deciso, sarà fondamentale analizzare gli allenamenti di inizio marzo. Un marzo in cui vorrebbe presenziare nel Masters 1000 di Miami: “Se in queste settimane il mio corpo reagirà bene, tornerò subito a giocare – ha proseguito -. Inoltre vorrei giocare sulla terra rossa, sicuramente una superficie che non danneggerebbe le articolazioni. Non posso dare delle tempistiche, ultimamente sono diventato pessimista a riguardo. Vorrei comunque tornare a disputare uno Slam, la cosa che più mi è mancata in questo periodo”. Oltre ai classici tornei, il britannico è a rischio per le Olimpiadi di Tokyo 2020: la rassegna a cinque cerchi ha sempre regalato gioie non indifferenti a Murray che in bacheca vanta due ori olimpici in singolare e un argento nel doppio misto.