Andrey Rublev, intervistato durante l’ATP 500 di Astana, ha dichiarato di essere al lavoro per migliorare dal punto di vista mentale, vero e proprio tallone d’Achille del suo tennis

L’immagine fu abbastanza chiara e ci è voluto un po’ di tempo affinché fosse interiorizzata e commentata dagli appassionati di tennis. Durante le semifinali del Masters 1000 di Indian Wells, Andrey Rublev concede un break con un errore di diritto e regala il primo set a Taylor Fritz. L’opportunità di raggiungere una nuova finale Masters 1000 sembra svanire, provocando una reazione eccessivamente rabbiosa nel russo, il quale colpisce ripetutamente e con forza la sua racchetta, fino a far uscire del sangue dalla sua mano. Il gioco si ferma e Rublev si calma, ma il 24enne di Mosca ha mostrato, ancora una volta, tutte le sue difficolyà mentali, in particolare la sua incapacità di mantenere la calma di fronte alle difficoltà.

Il suo problema non è di certo relativo alla potenza o alla velocità di palla, né alla forza di volontà o all’etica del lavoro: si allena come nessun altro, è un combattente incredibile e non ci pensa due volte anche ad scendere di categoria di tornei per guadagnare punti e sensazioni. Il grosso problema di Rublev è nella sua testa e di questo il russo ne è pienamente consapevole. L’ha confessato proprio in un’intervista tenuta durante l’ATP 500 di Astana, torneo nel quale ha una grande opportunità per confermare aritmeticamente la sua partecipazione alle Nitto ATP Finals di Torino, essendo già qualificato ai quarti di finale.

“Ognuno ha le proprie debolezze – ha ammesso Rublev –. La mia debolezza è mentale, e piano piano cerco di apportare miglioramenti in questo aspetto del mio carattere”, affermando al contempo di essere orgoglioso dei suoi miglioramenti degli ultimi tempi. Il miglior esempio dei suoi progressi è stato messo in mostra nel duello contro Denis Shapovalov negli ultimi US Open, match pieno di emozioni e capovolgimenti di fronte, in cui alla fine ha prevalso il tennis del moscovita. “Prima sarei esploso e, di conseguenza, avrei perso la partita. Tuttavia, anche nei momenti in cui sembrava impossibile mantenere la calma, ci sono riuscito. Mi è sembrata una svolta e, infatti, sono stato in grado di vincere quella partita. Dopo quell’incontro mi sono sentito un po’ orgoglioso di me stesso, a dire il vero. Ho dimostrato in campo che sto diventando una persona migliore in situazioni di questo genere, ma so il percorso è ancora lungo e devo continuare a lavorare per risolvere questo problema” .