Andrea Volpini, tecnico di Jannik Sinner e del Piatti Tennis Center, racconta i metodi usati per tamponare l’assenza forzata dal campo e la prima esperienza slam della sua carriera
“I giocatori esperti saranno avvantaggiati al rientro”
Andrea Volpini è uno dei volti scoperti dal tennis azzurro nel 2019. Il maestro di Poggibonsi dal 2014 lavora al Piatti Tennis Center e nella scorsa stagione ha guidato la cavalcata di Jannik Sinner. Nel giro di un anno insieme all’altoatesino è passato dalle trasferte ITF di Monastir e Aktobe ai riflettori dell’Australia. Alla fine della scorsa stagione, il suo operato gli è valso anche il riconoscimento della FIT come miglior insegnante dell’anno. L’abbiamo contattato telefonicamente.
“Quando hanno fermato tutto ero ad Indian Wells con Jannik ed il Masters 1000 è stato annullato la domenica in cui si doveva giocare la finale del Challenger. Inizialmente volevamo andare via però l’ATP ci ha consigliato di aspettare, poiché c’era in programma ancora il Challenger di Phoenix – racconta Volpini – Poi quando hanno ufficializzato anche la sospensione di Miami abbiamo deciso di rientrare in Italia. Adesso io sono a Bordighera anche se casa mia è in Toscana”.
Andrea infatti continua a svolgere anche il ruolo di maestro nazionale nel centro di Bordighera e ci svela come viene gestito il lavoro dei ragazzi in questo periodo: “Per quanto riguarda l’atletica abbiamo tre preparatori che si alternano e fanno delle live per i ragazzi. Viene portato avanti anche il lavoro con la psicologa che affronta temi differenti e assegna compiti ai ragazzi – Andrea espone i metodi usati per tamponare l’assenza forzata dal campo – Noi maestri organizziamo videochiamate, ci confrontiamo e proviamo a capire cosa fare per poter dare qualcosa in più. Non abbiamo mai affrontato un periodo d’attesa così lungo e non sappiamo quando si riprenderà; per questo stiamo pensando di contattare allenatori di sport dove è normale vivere lunghi periodi di stacco dalle competizioni come possono essere sci, nuoto o atletica”. Il discorso poi prosegue pensando alle possibili conseguenze dello stop: “I giocatori più esperti secondo me saranno avvantaggiati perché conoscono meglio loro stessi, basta pensare a Federer in grado di vincere l’Australian Open al rientro nel 2017. I giovani potranno fare tanto lavoro sul piano fisico, ma alla ripresa avranno perso il ritmo partita – analizza il tecnico toscano – C’è il tempo di rimettersi a posto fisicamente, si può lavorare sul piano fisico con obiettivi di medio termine per farsi trovare pronti”.
Ferri e gli altri prospetti di Bordighera
Come detto il lavoro di Volpini non si sviluppa solo intorno al rapporto con Sinner, ma si propaga ad altre attività in quel di Bordighera: “Quando Riccardo viaggia con Jannik io rimango al centro e viceversa. Quest’anno io sono andato in Australia – Riccardo accompagnava Sharapova – e negli Stati Uniti, mentre Riccardo ha seguito il mese dell’Europa indoor – questa la suddivisione fatta prima dell’interruzione – A Bordighera ci sono tanti ragazzi giovani come Lorenzo Ferri, Federico Bondioli, Giacomo Nosei e la giovanissima Tyra Grant. Inoltre io e Brandi seguiamo Enrico Dalla Valle, anche se prossimamente sarà Cristian a viaggiare con lui. Sono tutti prospetti interessanti e nella struttura noi maestri riusciamo insieme a far funzionare tutto”. Parlando dei ragazzi chiediamo in particolare un parere su Ferri e Grant: “Lavorano entrambi molto bene, Lorenzo in particolare non perde un’occasione per allenarsi e lo fa in maniera eccellente con tutti i maestri. Ha la fortuna di stare accanto a Jannik e sta sfruttando questo a suo vantaggio, non deve avere fretta – l’opinione di Volpini sul classe 2004 – Tyra invece vede e capisce molto bene il gioco e legge i momenti della partita. Ha una personalità forte, colpisce bene e potrebbe svilupparsi bene fisicamente essendo il padre un ex giocatore di basket. Con entrambi il nostro piano è quello di tenere l’attenzione sul lavoro e fargli fare esperienze dove devono affrontare difficoltà sempre nuove. Quindi se vinci tornei Under 12, ti mando a giocare Under 14 e così via. Ricreando di fatto quello che abbiamo fatto con Sinner”.
La prima emozione slam
“Arrivare in uno slam credo sia l’obiettivo di chiunque faccia il mio lavoro, questo è il motivo per cui nel 2014 sono andato da Riccardo e l’esperienza di New York è stata emozionante”. Così Volpini commenta la presenza insieme a Jannik allo US Open, primo slam della sua carriera da tecnico giunto al culmine di un’intensa trasferta americana. “Quel torneo è stato frutto di tutto il lavoro fatto le settimane precedenti in America. Siamo partiti dal Challenger di Binghamton giocato in un golf club dove hanno messo sei campi da tennis in fila, un ambiente molto diverso da quello slam. In termini di risultati lì le cose non sono andate benissimo, poi Jannik senza eccellere ha vinto Lexington mentre ad Aptos ha ceduto a Fratangelo – rivive quel mese Andrea – Poi il giovedì prima delle qualificazioni dello US Open ci siamo riuniti con Riccardo. Nelle qualificazioni c’è stata la bella vittoria su Viola, poi la battaglia con Galovic e il successo su Vilella Martinez che è valso il main draw. Alla fine la partita con Wawrinka è il bell’epilogo di una trasferta dove l’obiettivo era crescere”. Nel 2020 la coppia Volpini-Sinner ha già ripetuto l’esperienza slam in Australia: “New York mi ha lasciato tanta voglia di ripetere l’esperienza il prima possibile. A gennaio sono andato in Australia, è stata una trasferta strana perché condizionata dai fuochi australiani. Ricordo l’impatto bruttissimo quando uscivamo dall’albergo e trovavi queste nubi. Inoltre per i giocatori è stato un problema anche in campo perché a molti bruciava la gola e respirare non era facile”.
La nuova classifica pone a Sinner sfide inedite per questa stagione ed il suo staff ne è consapevole come sottolinea Volpini: “Ad Indian Wells Jannik si è allenato tutti i giorni al 100% e non ha mai perso un esercizio. Dico questo perché nei prossimi 2-3 anni lui dovrà sempre dare il massimo se vorrà raccogliere i frutti. Quest’anno si è trovato ad affrontare dinamiche nuove e ci sono state partite che lo hanno incasinato. Penso ad avversari come Fucsovics, Carreno Busta o Kudla che lo hanno messo in difficoltà, ma queste sono le partite da vincere se vuoi giocare regolarmente con i Goffin o i Medvedev. Per questa e le prossimi stagioni però l’impegno e il sacrificio saranno un aspetto fondamentale”.
“Non mi precludo nulla per il futuro”
“Da quando ho iniziato ad allenare ho sempre cercato di lavorare e scoprire cose nuove per migliorarmi. Quello di miglior insegnante del 2019 è un riconoscimento fine a se stesso, ma l’ho preso volentieri anche perché ad inizio anno non me lo sarei aspettato”. Si esprime il classe 89 di Poggibonsi sul premio ricevuto dalla FIT, spostando poi l’attenzione su Vincenzo Santopadre – che la stessa sera è stato nominato miglior coach – e sul movimento azzurro: “Il premio dato a Santopadre è meritatissimo perché lui e Berrettini hanno alzato l’asticella con una grande stagione. Tra l’altro molti non si rendono conto ma il 2019 è stato un anno incredibile per il nostro tennis. Solo la vittoria di Fognini a Montecarlo poteva valere una stagione, poi ha raggiunto anche la top ten. Lo stesso ha fatto Berrettini aggiungendo la semifinale di New York e la partecipazione alle ATP Finals. Jannik ha vinto le NextGen Finals ed è entrato in top 100 per non parlare dell’assegnazione delle Finals a Torino”.
Volpini avvalora la sua tesi sul tennis tricolore con un ulteriore esempio: “Stiamo andando talmente bene che talenti come Musetti e Zeppieri passano in secondo piano. Specialmente Musetti: ha vinto l’Australian Open junior, a Dubai è entrato in main draw ed è già in top 300. Credo che loro due e anche Nardi siano ottimi prospetti – commenta Volpini prima di dare un parere su Chun-Hsin Tseng – Tseng oggi lo possiamo dire che era un po’ l’obiettivo di Jannik. Quando lo incrociavamo nei futures cercavamo di farlo allenare con lui per fargli capire che non fosse un giocatore irraggiungibile. Lui ha dominato a livello junior e ora non possiamo dire sia fermo perché è giovanissimo ed è in una buona posizione in classifica, anche se qualcosa in più me lo sarei aspettato – prosegue l’analisi – Si allena come un dannato, ricordo la settimana in Kazakistan perse la mattina al primo turno e al pomeriggio già si allenava. Colpisce molto la palla però paga la struttura fisica e il servizio”.
Per chiudere l’intervista chiediamo a Volpini se in futuro gli piacerebbe mettersi in proprio ed allenare a tempo pieno un solo giocatore: “Il coach vive molto di più un giocatore perché ci passa praticamente tutto il tempo insieme. Io sono concentrato sul presente e ho tanto tempo davanti per togliermi soddisfazioni, ora sto bene però nulla mi blocca e non mi precludo niente per il futuro”.