Il Kid di Las Vegas ha elogiato Djokovic, Nadal e Federer invitando al contempo i più giovani ad accelerare il passo

Da tempo ci si interroga quando arriverà il momento del cosiddetto ricambio generazionale. A parte qualche rara eccezione, negli ultimi quindici anni a dominare la scena sono stati i soliti noti. “Abbiamo visto Djokovic, Nadal e Federer vincere un totale di 58 Slam in 14 anni. Un dominio pazzesco. Hanno battagliato per molti anni, dividendosi quasi tutti i titoli. Riuscite a immaginare cosa sarebbe accaduto se non avessero giocato nella stessa epoca? Cosa sarebbe successo?” ha dichiarato Andre Agassi in un podcast indiano pubblicato su un canale Youtube chiamato “BeerBiceps”.

Nonostante i più giovani si stiano facendo strada attraverso i tornei ATP 500 e i Masters 1000, negli Slam la musica sembra essere sempre la stessa. Il ricambio generazionale è in atto seppur lontano dal suo completamento. “Stanno arrivando anche loro – ha spiegato il Kid di Las Vegas -. Il titolo di Stefanos Tsitsipas a Montecarlo ne è la prova, così come il trend sempre più positivo di tennisti come Medvedev, Zverev o Thiem. Penso che abbiano già capito che non possono più rimandare. Devono accelerare il processo, fare un salto di qualità che permetta loro di raggiungere la vetta in modo definitivo”.

Chi meglio di Agassi può spiegare tutte le fasi di questo processo? Pochi eletti. Lo statunitense, vincitore di otto prove dello Slam, è salito ai vertici precocemente contrastando poi l’ascesa dei più giovani anche quando la carta d’identità era ormai più ingiallita. “Devi credere che sia possibile e per questo non c’è niente di meglio che vedere qualcuno capace di battere i migliori. Ricordo che sono diventato professionista a 16 anni e a 18 ero già tra i primi 3 del ranking. Non ho vinto un Major fino ai 22 anni, ma ho permesso ad altri giovani giocatori come Courier, Sampras o Chang di migliorare e conquistare titoli prestigiosi prima di me. Quando qualcuno dimostra che è possibile raggiungere un obiettivo ambizioso, spinge gli altri a crescere e a rafforzare la loro fiducia. Penso che arrivati a questo punto il ricambio generazionale sia più fattibile”.