Il racconto della finale dei Championships, che ha regalato ad Alcaraz il secondo titolo Slam della sua carriera
Non c’è migliore occasione di una grande finale slam per capire quanto le verità del tennis attengano più alle pieghe imperscrutabili del gioco che non agli accattivanti grafici di fine partita.
Cosicché lo scontro appena congedato dal glorioso centralone dell’All England Lawn tennis and Croquet Club di Londra, racconta che i match si vincono a bocce ferme oltre che picchiando una sfera giallo limone verso angoli remoti del campo avverso. In più dice che l’intelligenza tattica risiede in quei tennisti che si muovono uno scambio per l’altro assumendo movenze in divenire nell’attimo in cui la palla abbandona le loro corde per iniziare il viaggio verso il territorio ostile. Non bastasse, il confronto tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic ha sancito che l’erba a otto millimetri del Regno Unito, restituisce rimbalzi simili tanto alla terra europea che al cemento americano e che le diversità di superficie sono semmai da rintracciare nello spostamento più che nella velocità di palla.
Dettagli apparentemente a latere, di fatto messi in atto a metà del terzo set in quello che è stato il vero giro di boa dell’intero match. Trentadue punti spalmati lungo ventisette minuti di puro spettacolo, che hanno spinto Alcaraz ad aggiudicarsi il parziale con un armamentario che è il meglio del meglio in tema di tennis.
Verità, quelle più recondite, già chiare ai più bravi, che tuttavia non sono bastate a un soggetto forte di ventitre slam per imporre il suo ottavo sigillo nel tempio di palla e racchetta. Ne ha fatto buon uso invece Carlitos Alcaraz che alle occulte verità di questo sport, ha aggiunto chicche inedite di natura tecnico-didattica figlie di una mobilità senza eguali e di serenità mentale gestita punto su punto. Verità che fanno di lui il neo campione del più importante torneo del mondo e il nuovo spauracchio da evitare sul circuito. Se è vero tuttavia che in democrazia è lecito dare a tutti la possibilità di abbattere uno come Alcaraz è altrettanto vero che l’obiettivo potrebbe presentare tali e tante difficoltà da avere scarse possibilità di riuscita.