A oltre 100 giorni dal suo ultimo match, Carlos Alcaraz è tornato in campo, vincendo all’esordio. Può puntare alla doppietta Buenos Aires-Rio de Janeiro e potrebbe non avere (di nuovo) Djokovic tra i piedi negli Usa, ma nei prossimi tre mesi dovrà difendere oltre la metà del suo bottino. Sarà un bel test per capire se nel 2023 ci sarà finalmente un vero testa a testa
L’attesa è stata molto più lunga del previsto, complice l’infortunio muscolare alla gamba che l’aveva obbligato ad annullare all’ultimo i biglietti aerei per l’Australia, ma la stagione 2023 è iniziata anche per Carlos Alcaraz. Il diciannovenne di Murcia è partito dagli storici campi del Lawn Tennis di Buenos Aires, dove si augurano di poterlo inserire nell’albo d’oro di un torneo che in quasi cent’anni di storia ha accolto da Manolo Santana a Rafa Nadal, passando per Vilas, Lendl e tanti altri campioni. Nel 2022 hanno pianto l’addio di Juan Martin Del Potro e dodici mesi dopo si godono il ritorno del fenomeno spagnolo, che a 103 giorni dalla sua ultima partita è tornato a giocare e vincere, superando in tre set il serbo Laslo Djere. Le otto palle-break mancate nel secondo set hanno ricordato che era pur sempre il suo primo incontro stagionale dopo una lunga assenza dai campi, ma gli altri due set dominati hanno ribadito che Alcaraz è pur sempre il più giovane numero uno del mondo nella storia del circuito ATP, e ha tutte le intenzioni di riprendersi il prima possibile lo scettro scippatogli da Djokovic. È giusto che sia finito nelle sue mani, perché è (ancora) il più forte di tutti, meno giusto che se lo sia ripreso approfittando dell’assenza del rivale a Melbourne, anche se va detto che Alcaraz l’aveva superato nel 2022 allo stesso modo, aiutato dalle tante assenze forzate del campione di Belgrado. Senza i suoi problemi legati all’arcinota questione vaccino, probabilmente il numero uno non sarebbe mai stato alla portata degli altri. Ma questo ad Alcaraz non importa.
“Non poter giocare in Australia e vedere dalla tv Djokovic togliermi il primo posto del ranking non è stato piacevole – ha detto dall’Argentina l’allievo di Juan Carlos Ferrero –, ma sapevo che sarebbe stato molto complicato mantenerlo. Ora l’obiettivo è di recuperarlo il prima possibile”. In un certo senso si può dire che, malgrado i due si siano già scambiati la vetta della classifica, un vero testa a testa fra Djokovic e Alcaraz debba ancora iniziare, visto che negli ultimi due Slam mancava prima l’uno e poi l’altro, e si sono trovati di fronte solamente una volta, nel 2022 a Madrid con successo dello spagnolo. Un po’ poco per parlare di rivalità fra il vecchio leone che non molla e il giovane che vuole spingere per portargli via il posto, anche perché c’è il rischio di dover aspettare fino alla stagione sulla terra battuta per vederli in gara nello stesso torneo. Il motivo è il solito: con le attuali regole d’ingresso negli Stati Uniti, Djokovic dovrebbe essere costretto a rinunciare di nuovo ai primi due Masters 1000 della stagione, a Indian Wells e Miami. Pare che il governo USA si stia muovendo nella direzione di un alleggerimento delle norme anti-Covid, così come sembra (l’ha detto in un’intervista Djordje, fratello di Nole) che il numero uno abbia chiesto un permesso speciale per entrare nel paese pur non essendo vaccinato, ma se le cose non cambieranno c’è il rischio di non rivederlo prima di Montecarlo, come già nel 2022.
Tre mesi determinanti per le ambizioni da n.1 di Alcaraz
Mentre Djokovic pensa già agli Stati Uniti, Alcaraz si può concentrare sulla trasferta sudamericana: venerdì sfiderà Dusan Lajovic per un posto in semifinale in Argentina, mentre la prossima settimana sarà a Rio de Janeiro per provare a difendere il successo che dodici mesi fa ha fatto da trampolino alla stagione che l’ha consacrato fra i giganti. Non sarebbe una sorpresa vederlo completare la doppietta Argentina-Brasile: è vero che è appena tornato nel circuito, ma una volta superato l’inconveniente che l’ha obbligato a saltare l’Australian Open (cadde nel tentativo di recuperare una smorzata, rimediando una lesione al muscolo semimembranoso della mia gamba destra) ha ripreso ad allenarsi già intorno al 20 gennaio, quindi circa un mese fa. Un tempo più che sufficiente per ultimare il lavoro lasciato in sospeso e volare in Sudamerica in ottime condizioni. In più, lo spagnolo è l’unico top-20 e uno dei soli tre top-20 ad aver scelto di affrontare la tournèe sudamericana, insieme a Cameron Norrie e Lorenzo Musetti. Vuol dire che la concorrenza non è delle più spietate, quindi inaugurare la stagione vincendo due titoli non è un obiettivo fuori portata.
Tuttavia, anche se Alcaraz dovesse portare a casa entrambi i tornei e far bene a Indian Wells e Miami, non è detto che possa riuscire in un nuovo sorpasso ai danni di Djokovic. Anzi, calcolatrice alla mano il serbo sembra destinato a guadagnare comunque terreno nei prossimi tre mesi, per il gioco dei punti in scadenza dal 2022. Il campione di Belgrado dovrà difenderne la miseria di 610 da qui agli Internazionali d’Italia (esclusi), mentre Alcaraz vedrà uscire dalla sua classifica la bellezza di 3.370 punti, frutto di due successi nei 1000, altrettanti nei 500 e la semifinale in California dello scorso anno, tutto nel giro di tre mesi. Sono oltre la metà del suo bottino complessivo da numero 2, oggi pari a 6.730 punti. Ne deriva che quello iniziato in Argentina è un primo grande test che Alcaraz si trova di fronte per confermare le proprie potenzialità. Quanto vale l’hanno capito anche i muri, ma la classifica dice che i prossimi tre mesi saranno determinanti per capire se potrà vestire i panni del numero uno anche con in gara il Djokovic visto in Australia, oppure dovrà pure lui aspettare che Novak decida di farsi da parte.