Le parole del francese, prossimo avversario di Jannik Sinner ad Indian Wells, nell’intervista rilasciata a L’Équipe
Dopo aver sconfitto Lorenzo Musetti all’esordio del BNP Paribas Open, Adrian Mannarino troverà sulla sua strada ad Indian Wells un altro tennista azzurro. Il francese sarà infatti il prossimo avversario di Jannik Sinner al terzo turno del Masters 1000 californiano. Pochi giorni fa, l’attuale numero 68 del mondo aveva parlato a L’Èquipe del suo feeling con gli Stati Uniti, dove riesce ad esprimersi sempre al meglio: “Ho una base di allenamento a Miami. Ho un appartamento lì e mi sento davvero a casa. Tra un torneo e l’altro, posso tornare a casa. È comunque più piacevole che essere in Europa dove passo da un torneo all’altro senza riuscire a riposare. Qui che mi sento meglio. E queste sono condizioni che conosco, in tornei dove ho già giocato bene in passato. Posso stare qui senza andare in Europa, questo non mi dà fastidio mentre in genere i giocatori francesi, dopo qualche settimana, iniziano ad avere problemi. Non lavoro in questo modo. Giocare un torneo francese è meno piacevole. Perché giocare contro gli amici non è quello che preferisco. Ma con il tempo ho imparato ad apprezzare il fatto di giocare in Francia e avere il sostegno del pubblico. All’inizio della mia carriera lo trovavo difficile, mi metteva sotto pressione, volevo sempre fare bene. Sono riuscito a cambiare mentalità e divertirmi. Non al Roland-Garros (sorride, ndr). A Bercy ho dei bei ricordi. Prima tendevo a giudicare me stesso, non pensavo necessariamente a giocare bene, pensavo di avere una carriera nella media. Adesso ho un po’ più di fiducia in me stesso quando entro in campo“.
Un commento anche sulla crescita del movimento americano: “Tutti quelli che si allenano sulla costa orientale, li conosco bene. Tiafoe, Opelka, Paul, McDonald, mi alleno regolarmente con loro a Miami. Hanno una generazione in arrivo che sta iniziando ad essere molto forte e molto densa. Qualche anno fa era interessante venire a giocare negli Stati Uniti perché non c’erano molti giocatori, a parte Isner. Ora, ci sono anche Brooksby, Korda o Giron. Paul, gioca molto bene, si muove molto bene, ha un ottimo tennis. Servizio, risposta, fa tutto abbastanza bene, forse gli manca un’arma potente. Non avrei detto che Fritz sarebbe stato il più forte di tutti, ma ha qualcosa in lui, una fiducia. Quando è necessario mettere la palla in un angolo, ci riesce. Per me non è il più dotato, ma è molto solido. Korda, ha molto talento, non forza, la palla va da sola. Tatticamente gioca bene, sa fare tutto. Sono abbastanza impressionato. Due anni fa i giocatori americani nutrivano grandi speranze per lui, dicevano tutti che avrebbe finito la stagione molto bene e non ha avuto un’annata così buona. In particolare mi sono allenato molto con Tiafoe, ci conosciamo molto bene. Anche in partita riesce a mantenere un po’ di distacco, rende la partita divertente per lo spettatore. Sono bravi ragazzi“.