Dalla Serbia arrivano immagini che non siamo più abituati a vedere. Djokovic e Zverev in coro: “La vita va avanti”. Scenario opposto invece nel torneo di Mouratoglou in Francia.
Senza mascherine e distanza abolita
Se da Mouratoglou il format ha lasciato qualche perplessità, tra cronometro e carte speciali, il torneo di Novak Djokovic ha tralasciato un pizzico di stupore per quanto concerne gli spettatori. Spalti gremiti, distanziamento sociale abolito e pochissime le mascherine indossate (perlopiù sotto la bocca): la paura del virus effettivamente a Belgrado sembra scomparsa. L’antipasto di cosa ci avrebbe accompagnato lungo il weekend è stato servito dal doppio misto inaugurale con Nole e Jelena Jankovic a sconfiggere di misura Danilovic e Zimonjić. Già da venerdì gli spettatori sono occorsi in massa per il primo vero ritorno del tennis che conta, seppur si tratti di un evento tutt’altro che ufficiale. Le foto degli spalti, condivise sui social da milioni di appassionati, hanno lasciato trapelare perplessità soprattutto tra le persone provenienti dai paesi più colpiti dall’emergenza. Non si può dire che sia mancato il divertimento, promulgato dai vari campioni locali e da un tifo a tratti degno della ‘vecchia’ Coppa Davis.
In Serbia il virus c’è stato, seppur in maniera più leggera rispetto alla maggior parte degli stati europei. Un totale di poco più di 12 mila casi e 254 decessi ad oggi. Lo stesso Djokovic ha voluto chiarire la sua posizione e la scelta di ammettere i tifosi senza distanziamento e obbligo di mascherina: “È una questione di approcci locali in base ai quali i paesi ammettono o meno questi eventi con il pubblico, perché rispetto ad altri paesi magari hanno affrontato dei numeri migliori. Qui abbiamo avuto discreto successo nel combattere il coronavirus. Ovviamente molte persone sono morte ed è orribile da vedere, qui come ovunque. Ma la vita va avanti e noi atleti non vediamo l’ora di poter competere, e l’intera idea dell’Adria Tour è nata con l’intento di mettere insieme questi concetti“, ha risposto il numero uno al mondo in conferenza stampa.
Sulla stessa linea d’onda Alexander Zverev, cui problema maggiore resta sempre quello legato al disastroso servizio, rimasto invariato dopo il lockdown: “La cosa più bella è stata vedere che qui la vita va avanti. Eravamo al ristorante ieri, con la musica dal vivo. La gente non era spaventata come in altri paesi. Non vedevo così tante persone in una sola stanza da un po’; è strano, ma allo stesso tempo bello“.
There’s tennis on Eurosport, and I just assumed it was a repeat or some highlights … but it’s live … and there’s a crowd! ????
— Chris ???????? (@chris1701D) June 13, 2020
I guess Belgrade don’t do social distancing! #adriatourofficial #adriatour #Tennis pic.twitter.com/i485KHvjK7
Uts senza tifosi: ammessi solo i coach
Passiamo da un estremo all’altro con l’Ultimate Tennis Showdown. Fin da subito Patrick Mouratoglou ha sottolineato la presenza di regole mai viste prima. Nell’accademia di Sophia-Antipolis in Costa Azzurra si fa un salto nel futuro dal punto di vista tecnologico, durante la contesa, ma soprattutto nel bel mezzo dei cambi campo. L’interazione infatti fa da padrone ai match che vedremo anche nei successivi fine settimana: l’UTS pensa ai tifosi, conferendo loro un’esperienza innovativa in stile con quanto visto alle Next Gen Atp Finals. E’ sicuramente suggestivo ascoltare il dialogo tra coach e giocatore, con quest’ultimi obbligati a parlare in inglese. In caso contrario arriva un penalty point giudicato da molti ai limiti della severità. La cornice non è paragonabile al calore dell’Adria Tour; attorno al campo qualche timida e lontana presenza. Sono ammessi solamente coach e staff (con tanto di distanziamento) dei protagonisti che di certo non si sono annoiati nella nuova idea di tennis pensata da Mouratoglou.
Views from the @MouratoglouAcad… pic.twitter.com/jmF2vIcFde
— UTS | Ultimate Tennis Showdown (@UTShowdown) June 14, 2020