Ci sono cancelli che non si possono varcare e porte che non si possono aprire. Durante il (bel) programma di Sky Sport “Inside Monte Carlo”, accompagnato da una telecamera, Filippo Volandri ci ha mostrato il dietro le quinte del Country Club. Tuttavia, arrivato all’ingresso della players lounge, si è dovuto fermare. E’ proprio tra le quattro mura della sala giocatori che si tengono discussioni importanti. I giocatori parlano, si scambiano idee e opinioni per migliorare il tour e – naturalmente – le loro condizioni di lavoro. Da lì nascono le linee comuni dei giocatori in seno al board ATP, dove hanno una rappresentanza decisamente importante. In queste settimane, in particolare, sono in corso manovre importanti per cercare di capire chi saranno i membri del Consiglio Giocatori (Player Council) per il biennio 2016-2018. Dopo aver ottenuto grandi successi politici sotto la presidenza Federer, specie con l’innalzamento del montepremi nei tornei del Grand Slam, i giocatori sono chiamati a nuove battaglie. Ad esempio, cercare di ottenere qualcosa di più dai tornei della stessa ATP. Qui la battaglia sarà ancora più aspra, poiché nello stesso consiglio siedono i rappresentanti dei tornei. Il Player Council si riunisce diverse volte all’anno, negli Slam ma non solo (l’ultima a Miami), e delibera le linee guida che poi si tramutano in consigli o proposte ufficiali al Consiglio d’Amministrazione (Board of Directors). Quest’ultimo, composto da sette persone, prende tutte le decisioni. Da una parte ci sono i tre rappresentanti dei giocatori (Giorgio Di Palermo, Justin Gimelston e David Edges), dall’altra i rappresentanti dei tornei (Gavin Forbes, Mark Webster e Charles Humphrey Smith). In caso di scontro tra le parti, il voto che dirime ogni questione è quello del presidente, il britannico Chris Kermode. I rappresentanti sono la punta dell’iceberg, che porta nel Board le idee del Player Council, composto da dodici giocatori.
L’incarico è biennale e i membri saranno eletti (o confermati) durante il prossimo Wimbledon. Il Player Council è composto da dodici giocatori, i quali vengono eletti dai top-100 del Ranking ATP. I dodici membri sono suddivisi in sotto-categorie.
Quattro giocatori compresi tra il numero 1 e il numero 50 (tre di loro devono essere top-25)
Due giocatori compresi tra il numero 51 e il numero 100
Due doppisti compresi tra il numero 1 e il numero 100 (uno deve essere top-50)
Un Presidente e un Vicepresidente.
L’organigramma è completato da altri due elementi: un rappresentante dei coach e uno dei giocatori ritirati. Gli ultimi due, tuttavia, non hanno diritto di voto. C’è poi un aspetto molto importante: quello della territorialità. Per garantire rappresentanza a ciascun continente, almeno due dei dieci membri devono essere nordamericani, uno sudamericano e uno del resto del mondo. Un continente non può avere più di sei rappresentanti. La limitazione, ovviamente, colpisce l’Europa, in questo momento il continente con più giocatori di livello. Ma di cosa si parla in queste riunioni? Un po’ di tutto. Tra gli argomenti principali toccati negli ultimi meeting ci sono aspetti sia tecnici che regolamentari. Ad esempio, i giocatori vorrebbero che la deadline per firmare a un torneo scada alle 18 e non alle 21 del venerdì, in modo da anticipare la compilazione del tabellone delle qualificazioni. La novità dovrebbe entrare in vigore da luglio, mentre dovrebbero aver perso sul discorso Nottingham-Eastbourne: i tennisti avrebbero preferito andare avanti a Nottingham, ma dall’anno prossimo il torneo si sposterà nuovamente a Eastbourne (dove giocano anche le donne). Il Consiglio ha a cuore le vicende dei giocatori di seconda fascia: i tennisti vorrebbero aumentare ulteriormente il montepremi minimo dei tornei challenger (portandolo da 40.000 a 50.000 dollari, peraltro con l’istituzione di maxi-tornei da 150.000 dollari). Va letta in questo senso anche l’idea di portare in consiglio qualche giocatore che partecipa ai challenger. Durante la prossima riunione (prevista nel weekend precedente a Wimbledon) si parlerà anche di eventuali proposte per regolamentare il coaching durante le partite.
Il meccanismo del voto è semplice: hanno diritto di pronunciarsi tutti i top-100 del ranking ATP pubblicato lo scorso 21 marzo. Giocatori come Juan Monaco e Thomas Fabbiano, entrati tra i top-100 qualche settimana dopo, restano senza diritto di voto. Ogni avente diritto può votare chi vuole, anche se stesso, ma in quel caso deve indicare un secondo nome. La composizione del Consiglio è votata dai soli top-100, mentre la carica di Presidente e di Vice viene votata da ben 750 giocatori: i top-500 in singolare e i top-250 in doppio, a patto che siano in regola con l’iscrizione annuale all’ATP (1.250 dollari per i migliori giocatori), che dà accesso alla Player Zone del sito ATP (da cui si possono effettuare operazioni di vario genere, tra cui le iscrizioni ai tornei). In queste settimane, l’ATP sta ricordando a tutti gli associati di inviare le proprie preferenze. I giocatori ricevono comunicazione tramite la newsletter che arriva ogni settimana (la stessa che, tra le donne, aveva avvisato la Sharapova dell’imminente divieto del Meldonium, ma lei sostiene che fosse molto difficile arrivare a leggere l’informazione) e hanno tempo fino al 13 maggio per mandare le preferenze. Oltre all’invio online, la votazione dovrà essere certificata da un membro ATP. Una volta ottenuti i risultati, gli eletti dovranno decidere se accettano o meno l’incarico. Chi è stato selezionato per più categorie, ovviamente, dovrà sceglierne solo una. A quel punto ci sarà un’altra votazione, la cui scadenza è fissata per il 25 giugno. Durante la successiva riunione, durante il torneo di Wimbledon, saranno comunicati i risultati e conosceremo la composizione del nuovo Consiglio. In questo momento, la composizione è la seguente.
Kevin Anderson
Gilles Simon (Vicepresidente)
John Isner
Stan Wawrinka
Jurgen Melzer
Sergiy Stakhovsky
Raven Klaasen
Bruno Soares
Eric Butorac (Presidente)
Andre Sa
Yves Allegro (giocatori ritirati)
Claudio Pistolesi (coach)