Di Riccardo Bisti – 27 settembre 2014
Capita di essere ricordati per un solo episodio, magari nemmeno edificante. E' il duro destino di tanti giocatori di secondo piano. E' certamente il caso di Jeff Tarango. Basta citarlo e torna in mente il clamoroso episodio di Wimbledon 1995, quando si auto-squalificò durante un match di terzo turno ed esplose in conferenza stampa, dando del “corrotto” all'arbitro Bruno Rebeuh. Da allora sono passati 19 anni e il buon Jeff non ha perso la schiettezza. “No, da allora non ho mai più parlato con Bruno Rebeuh” racconta oggi, 46 anni e una moglie diversa rispetto a Benedicte, la francese che nel 1995 diede un sonoro ceffone a Rebeuh. “Se lo avesse fatto Jeff sarebbe stato squalificato a vita, allora ci ho pensato io. Si meritava una bella lezione”. “Mi ha solo difeso, alla francese, e la ringraziai dopo l'episodio” racconta oggi Tarango al portale transalpino "We Love Tennis". Per i più giovani, ricordiamo cosa accadde. Tarango si stava giocando l'accesso agli ottavi contro lo spilungone tedesco Alexander Mronz, noto per aver avuto una breve liason con Steffi Graf. Sul punteggio di 7-6 2-1 per Mronz, il giudice di sedia Bruno Rebeuh non assegnò un punto a Tarango dopo un overrule. L'americano non la prese benissimo, scatenando il brusio del pubblico. Sempre più nervoso, gridò “Shut Up!” a uno spettatore. Per questo motivo, Rebeuh gli diede un warning per “verbal abuse”. Furioso, Tarango chiede l'intervento del supervisor per sostituire Rebeuh. Ovviamente non ebbe alcuna soddisfazione ed esclamò. “Sei l'arbitro più corrotto del circuito!”. In tutta risposta, Rebeuh gli diede un penalty point. Tarango non ci vide più e abbandonò il campo. Ma il meglio doveva ancora venire. In conferenza stampa ne disse di tutti i colori, accusando Rebeuh di essere un corrotto, in particolare di favorire i giocatori di lingua francese, su tutti…Marc Rosset. Riferì che una sera, visibilmente ubriaco, per far colpo su due ragazze Rebeuh disse di aver il potere di cambiare l'esito di un match. Scoppiò uno scandalo globale, acuito dall'ingresso-show della moglie Benedicte. “Non credo che rifarei qualcosa del genere, lascerei che fosse qualcun altro ad arrabbiarsi al posto mio”.
L'ALTERCO CON THOMAS MUSTER
Ancora oggi, tuttavia, è convinto di aver ragione. “In quella partita ci furono una serie di decisioni sospette. Chi ha visto tutta la partita può arrivare a una sola conclusione: quell'incontro era stato combinato”. Accusa pesante: per fortuna, è passato tutto in prescrizione. All'epoca, il presidente USTA Franklin Johnson (nonché membro onorario ITF) intervenne in sua difesa come testimone oculare. “Disse che non aveva mai visto niente di simile. Mi piacerebbe ricordare una cosa: per me era la settima presenza a Wimbledon e non avevo mai preso neanche un warning. E non è mai capitato nemmeno dopo”. L'episodio gli costò una multa di 45.000 sterline e la squalifica dall'edizione successiva di Wimbledon. Qualche giorno dopo fece una mezza retromarcia, ma solo su Marc Rosset. “Lui è un'ottima persona, non c'entra niente”. Oggi dice: “Gli altri giocatori hanno rispettato quello che ho fatto. Io non ho insultato nessuno, ho solo lasciato il campo e ho chiesto giustizia”. Tarango, numero 42 ATP nel 1992 e vincitore di due tornei in singolare e quattordici in doppio, fece parlare di sé due anni dopo, a Roland Garros, quando Thomas Muster si rifiutò di stringergli la mano. “Muster non faceva altro che grugnire, allora a fine primo set l'ho imitato. A un certo punto, le sue urla facevano eco nella mia testa. Quando è troppo, è troppo. E' pazzesco, diventa una commedia ridicola”. A differenza di Rebeuh, con l'austriaco è tutto ok. “Ci siamo rivisti molte volte, dopo la partita è venuto a scusarsi negli spogliatoi e mi ha stretto la mano”.
"IO AVREI FREGATO AGASSI? MA QUANDO MAI"
Dopo il ritiro, Tarango è rimasto nell'ambiente. Telecronista per diverse emittenti, ha fatto parte del comitato di Coppa Davis nei 6 anni in cui ha lavorato con la USTA, effettuando anche qualche sporadica apparizione nei tornei minori. Il suo nome è tornato alla ribalta nel 2009, quando Andre Agassi lo ha citato nella sua autobiografia “Open”, accusandolo di avergli rubato più di un punto in una partita quando erano bambini. Tarango ha replicato seccamente. “Tutto falso. In quella partita c'era un arbitro. Agassi ha scritto quelle cose per fare soldi". Quando gli hanno chiesto se c'è un giocatore attuale che gli assomiglia, Jeff ha mostrato di non aver perso la parlantina. “Certo, i miei due figli. Ace, di sei anni, e Jesse, quattro”. Soltanto il buon Jeff poteva chiamare “Ace” un figlio. D'altra parte, soltanto lui poteva chiedere a uno spettatore del Foro Italico se poteva prestargli una scheda telefonica per chiamare negli Stati Uniti da un telefono pubblico del Parco del Foro Italico, dove oggi ci sono i campi 7 e 8. Altri tempi, altri personaggi. “Vero. Oggi i regolamenti costringono i giocatori a comportarsi in modo noioso. Io sarei molto meno severo con chi rompe le racchette, e permetterei al pubblico di tenersi le palline che finiscono fuori dal campo. Gli arbitri dovrebbero essere più 'fan friendly'”. Inimitabile.