di Roberta Lamagni – foto Francesco Panunzio
Il giorno è arrivato! 11 gennaio, data annunciata da mesi da Head per il lancio mondiale della misteriosa racchetta di Djokovic, l’arma rubata dall’agente Nole e colpevole di aver procurato un varco nella rete di recinzione di fondo campo, ricordate il video?
Ebbene, dopo aver gelosamente custodito come una reliquia la busta bianca, alla prima data disponibile ci siamo fiondati sul campo numero 4 dell’Harbour Club, nostro riferimento per i test, e ci siamo gustati l’attrezzo.
A un primo colpo d’occhio i colori sono rimasti gli stessi: nero, bianco con inserti in bronzo. Ma l’attenzione era tutta rivolta al fattore “G”, finalmente svelatoci come Graphene, materiale ultraresistente e leggero, che a detta della Casa ha permesso di ridistribuire il peso del telaio dal cuore verso il manico e la testa.
La nuova YouTek Graphene Speed Pro ha così potuto lasciare per strada 20 grammi rispetto alla versione dello scorso anno, senza per questo perdere in potenza, anzi.
La caratteristica che meglio si apprezza sul campo è proprio la buona capacità di spinta generata da un telaio di 315 grammi, con un bilanciamento neutro (31,7 centimetri a montaggio avvenuto) e in virtù di questo con una maneggevolezza a livelli assoluti. I colpi di controbalzo dal fondo, le difese in allungo estremo con un salvataggio di polso, con questa Head riescono alla grande. Inevitabile pensare alle qualità del Djoker e a come questa racchetta ricalchi il suo stile.
Insieme a potenza e maneggevolezza, il comfort è l’altro aspetto da rilevare. Il dato di rigidità piuttosto basso (61) è l’indicatore che in campo si concretizza in impatti decisamente piacevoli.
Ciò che invece la Speed Pro mal digerisce sono gli impatti molto arrotati, che faticano a trovare continuità di rendimento. Meglio in questo caso "sporcare" poco la palla, perché così ci sarà più soddisfazione.
Infine il back, una variante di gioco che questa Speed rende sublime. Provare per credere.
Al servizio… alt, fermiamoci qui. Per il test completo vi rimandiamo alle pagine di febbraio della rivista. Lì non avremo freni.