La Sharapova cede il primo set alla Jankovic, ma si riprende in tempo e vola in semifinale. La russa possiede una granitica forza mentale. Ne avrà bisogno contro Vika Azarenka.
Victoria Azarenka sarà l'avversaria in semifinale di Maria Sharapova
Di Riccardo Bisti – 5 giugno 2013
Perdere un set a zero non è mai facile. Ma è ancora più dura se ti chiami Maria Sharapova, la “Principessa Maria”, come l’ha definita Massimo Marianella. Il suo atteggiamento altezzoso rifiuta la sconfitta, figurarsi l’umiliazione. E’ successo nel primo set contro Jelena Jankovic. Eppure, dietro le fisime da reginetta, la russa nasconde un cuore da campionessa. Alla fine, nel pomeriggio del Campo Chatrier, è stata lei a stringere la mano da vincitrice. Masha ha colto la 12esima vittoria di fila al Roland Garros, scrollandosi di dosso una Jankovic positiva ma nervosa, battuta con il punteggio di 0-6 6-4 6-3. Che Masha avesse paura, si vedeva nel terzo set. Il “grunting” non era il solito. Le urla fanno parte del suo rituale, dello show. Sembrano programmate. Nel terzo, invece, erano spontanee, sincere, diverse. Strozzate. Segno che Maria era focalizzata al 100% sul punto, senza distrazioni. E questo ha fatto la differenza. Ciò che la distingue dalle altre bellissime dello sport è la grinta feroce. Magari non la notano tutti, perché il guardone pensa a sbirciare sotto l’abitino Nike e tanti giornalisti si focalizzano sulla cronaca rosa (adesso c’è la liason con Grigor Dimitrov), sugli spot pubblicitari o i servizi fotografici in bikini. In verità, Masha ha un rovescio spettacolare. La racchetta diventa un fucile e la pallina un proiettile irraggiungibile anche per una ginnasta mancata come la serba. E poi c’è il desiderio incrollabile di essere la più forte, che le permette di azzeccare i colpi più improbabili. Irrazionalità tecnica allo stato puro.
Nella giornata più calda del torneo, almeno fino ad oggi, la Jankovic l'ha rapidamente mandata in confusione. Mai vista così in difficoltà. Commetteva un mucchio di errori e ha avuto bisogno di 35 minuti per vincere il primo game. Nel primo set, la Jankovic si è aggiudicata 27 punti. 20 sono arrivati da errori gratuiti della Sharapova. “Nonostante il pessimo primo set, mi sentivo ancora in partita. E in effetti era vero” ha chiosato la russa dopo il successo. Senza paura, ha continuato a picchiare ancora più forte. Stavolta le palle restavano in campo, tanto da portarla rapidamente 5-1. Ma la Jankovic, a suo agio quando il tennis diventa corrida patinata, si è avvicinata fino al 4-5. La Sharapova non ha tremato e ha chiuso al decimo game. Equilibrio nel terzo, almeno fino al 3-3. Nel canonico settimo gioco è arrivato il break decisivo. Sul 4-3, la Jankovic ha avuto la palla break per tornare in partita, ma la russa l’ha cancellata da campionessa, con un forcing che ha portato allo sfondamento definitivo della serba. In quel punto c’è stato tutto il match. Jelena era sempre più nervosa, urlava di tutto verso il suo angolo, e si è arresa nel game successivo. Mentre Masha era focalizzata sul punto successivo, lei pensava a rimuginare. Non c’è modo migliore per perdere. Peccato, perché un match così intenso avrebbe meritato un arrivo al fotofinish. Il problema (della Jankovic) è che gli scambi diventavano sempre più lunghi, e li perdeva sistematicamente. L’ultimo errore è stato accolto dalla Sharapova con un grosso sorriso, come se non credesse di avercela fatta.
In semifinale avrà un’avversaria ostica come Victoria Azarenka. In contemporanea, sul Campo Lenglen, la bielorussa ha incontrato qualche difficoltà nel primo set contro Maria Kirilenko. Quando è uscita dalla stalla, la russa non è più riuscita a starle dietro. E’ così maturato un 7-6 6-2 che le regala la prima semifinale a Parigi. Contro Masha sarà una partita da gustare: le due non si amano. E’ una rivalità sottile, viscida, mai sfociata in attacchi diretti. Ma spesso gli sguardi dicono più di mille parole. Il precedenti dicono 7-5 per la Azarenka, ma sulla terra siamo 2-0 per la Sharapova. Al contrario, negli Slam, il 2-0 è per la bielorussa. Aspettiamoci il gruntometro a mille e continui ribaltamenti di fronte. Per la tecnica cristallina dobbiamo rivolgerci altrove, ma oggi è difficile trovare di meglio nel tennis femminile.
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