CINCINNATI – Lo svizzero parte malissimo e arriva ad un soffio dalla sconfitta contro Tommy Haas, ma si riprende in tempo. La chiave del match è stata il servizio. La sarà anche in futuro. 
Contro Tommy Haas, Roger Federer ha effettuato 35 discese a rete

Di Riccardo Bisti – 16 agosto 2013

 
Non ne aveva bisogno, ma Roger Federer sta acquistando nuovi ammiratori. L’intera comunità del tennis, anche chi malsopportava il suo dominio, inizia ad amarlo. A sperare che vinca, che il suo declino sia il più lento possibile. Perchè lo svizzero sta vivendo con dignità e orgoglio un decadimento sempre più evidente. Prendiamo la scelta di cambiare racchetta nel bel mezzo della stagione: su un piano strettamente tecnico può essere una buona idea, ma non c’è giocatore che cambi telaio così rapidamente in modo indolore. Farlo nel bel mezzo della stagione è stato un errore, dettato dalla voglia di non perdere il tram con i migliori. Se è vero che l’autostima non calerà neanche quando uscirà dai top-10 (e il rischio c’è…), Roger non si diverte nel vedersi scavalcato da sempre più giocatori. Con onestà, si è rimesso in gioco e prova a risolvere i suoi problemi. Qualcosa si può limare, qualcos’altro no. Si è visto bene negli ottavi di Cincinnati, dove ha vinto per un pelo (1-6 7-5 6-3 lo score) contro l’amico Tommy Haas, 35 anni portati divinamente. Per 50 minuti si è visto un Federer agghiacciante, simile a quello di Gstaad, forse il punto più basso della sua carriera. E stavolta non c’erano scuse (racchetta nuova o schiena dolorante). Sbagliava tanto, soprattutto con il dritto, e si faceva prendere a pallate da un Haas sempre molto concentrato. Dopo tutto quel che gli è successo, il tedesco vede ogni singolo match come un dono. State certi che non butterà via niente. Ma ciò che impressionava era la pessima prestazione di Federer, pressochè nullo fino al 6-1 2-0. Ma l’orgoglio non è mai venuto meno. Il primo colpo a venirgli n soccorso è stato il servizio. La percentuale di prime palle è salita, sono arrivati anche alcuni ace (alla fine saranno 10) a consentirgli di non perdere la scia.
 
Ed ecco, puntuale, il passaggio a vuoto. E' successo nell’ottavo game. Ad appena due turni di battuta dal successo, Haas ha giocato un pessimo game di servizio e ha ridato ossigeno a Federer, la cui attenzione nel giocare ogni singolo colpo era quasi commovente. Resosi conto che nel boxare da fondocampo non aveva molte chance, ha spesso cercato la via della rete (può essere un’arma importante negli ultimi anni di carriera, un po’ come lo fu per Pete Sampras). Alla fine sommerà 35 discese a rete, con un discreto bottino di 21 punti. Buono, se consideriamo che in alcune occasioni ha attaccato senza elmetto, esponendosi ai passanti di Haas, che a 35 anni continua a seguire pedissequamente i suggerimenti di Nick Bollettieri. Ha ancora l’atteggiamento dello studente di college. Sul 4-5 e 15-40, il tedesco ha conservato l’illusione di poter chiudere in due set affidandosi alla prima palla. Ma nel dodicesimo game non aveva scampo e una volèe smorzata di Federer lo costringeva a giocare il terzo, facendolo infuriare fino a scagliare una palla fuori dall’impianto. Federer lo ha guardato e ha sorriso, sapeva che era cambiato tutto. Almeno in questo match. In verità, nei primi sei giochi del terzo set, c’è stato grande equilibrio. Sul 2-2, Haas ha avuto due palle break che lo avrebbero potuto mandare nuovamente in testa. Ma Federer le ha annullate bene ed è stato lui, nell’ottavo game, a trovare lo spunto decisivo. I 180 punti dei quarti non sono granchè, soprattutto se relazionati ai 1000 in uscita, ma per lui è importante mettere nelle gambe qualche match prima dello Us Open. Ci sta riuscendo, anche se partirà sfavorito nella (probabile) sfida contro Rafael Nadal.
 
Per cercare di essere competitivo, Federer dovrà chiedere un grande aiuto al servizio e cercare di andare subito in vantaggio. Se c’è da combattere, lo svizzero fa fatica. Se invece mette la testa avanti, o comunque sente che l’inerzia è a suo favore, diventa imbattibile. In questo ha sempre ricordato un po’ Michael Schumacher. Magari non sempre, ma può ancora vivere situazioni del genere. Per farcela, deve servire alla grande. Non è un caso che nel terzo set abbia raccolto il 92% dei punti con la prima palla. Quando è lui a dettare il ritmo, Roger è ancora Federer. In attesa della sessione serale Nadal-Dimitrov, hanno passeggiato gli altri favoriti: Djokovic ha dominato contro David Goffin (battuto 6-2 6-0 in 50 minuti), e ha fatto qualcosa del genere anche Andy Murray contro Julien Benneteau, tritato con un doppio 6-2. I latinos? Continua il momentaccio di David Ferrer, tritato dal redivivo Dmitry Tursunov che nei quarti pescherà Juan Martin Del Potro, uscito vincente dalla sfida con Feliciano Lopez (che gli evocava pessimi ricordi in Coppa Davis). Il derby dei bombardieri è andato a John Isner, che grazie alla vittoria su Milos Raonic (7-6 6-4 lo score) si mette in ottima posizione per vincere la Us Open Series e il relativo montepremi.